ESSERE O NON ESSERE, QUESTO È IL DILEMMA DELL' UOMO CONTEMPORANEO 

a  cura di Franca Mancini

In questo momento di trasformazione sociale dove la presenza di un "male" ricorda la vulnerabilità umana, credo che il dubbio amletico sia quanto mai attuale e vitale per riflettere sul senso dell’esistenza. Un monologo intramontabile, tratto dall’ Amleto di Shakespeare, che suggerisce e recita così: «Essere o non essere… questo è lo scrupolo che dà alla sventura una vita così lunga. Altrimenti chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo, gli spasimi dell'amore disprezzato, il ritardo della legge, l’arroganza dei burocrati, e il disprezzo che i giusti e i mansueti ricevono dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi pace sacrificandosi o annullandosi, solo per tollerare il male? Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore far ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che a correre verso altri che ci sono ignoti? Così la coscienza ci rende tutti codardi, e così il colore naturale della risolutezza è reso malsano dalla pallida cera del pensiero, e imprese di grande altezza e spessore per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione». In questo dilemma troviamo il più nobile interrogativo esistenziale, basato sulla scelta del vivere o del ribellarsi. Metaforicamente parlando, dubitiamo se conviene soffrire e sopportare gli affanni della vita o rischiare di "morire", combattendo fino all’ultima goccia di sangue per porre fine al dolore dell'anima. E pur vero che, ora come ora, chi sopporterebbe le frustate e gli imprevisti del tempo, i calci in faccia, le oppressioni del quotidiano, l'influenza di questi tempi bui e l’incertezza del futuro? Sono fardelli che rendono la vita spesso troppo gravosa ma che, nonostante tutto, rappresentano una spinta per ribellarsi alle sue leggi e alle consuetudini negative, per contrastare l’ordine del sistema sociale e cercare un nuovo assetto. Sono pesi e condizioni di difficoltà, di incertezza e disorientamento che in tutti noi, anche se in modo differente, determinano una crisi psicologica e quindi una destabilizzazione dell’equilibrio precedentemente acquisito. Una fase esistenziale di crisi e di emergenza che comunque porta a fare i conti con il "cambiamento", inducendoci a trovare gradualmente un nuovo modo di relazionarsi sia con il proprio mondo interno e sia con l'ambiente esterno. Qual è la vera nobiltà, dato l’attuale prezzo da pagare? In altre parole, quale strada possiamo scegliere per far fronte agli attuali problemi sociali e personali? Premesso che la misura della propria dignità si riconosce dalla capacità e dal coraggio di risolvere le difficoltà, sia proprie che altrui, ogni volta sembra che ci ritroviamo punto e da capo. Più che mai travolti in un baratro esistenziale, quale la pandemia, si ripropone il dilemma di come proteggersi da una tempesta mediatica e rumorosa di informazioni sui possibili rischi da evitare per non "soccombere", per non diventare ancora più fragili. Solo se tutto questo partisse dalla negazione di noi stessi, lasciandoci travolgere acriticamente o senza una sana autoaffermazione, potrebbe rivelare un’altra cosa: "soccombiamo" perché cediamo. Scelte forti, invece, "nobili" ed estreme, da un punto di vista introspettivo, potranno fare la differenza perché tutti - secondo le nostre potenzialità e abilità - abbiamo l’opportunità e la necessità di operare nella realtà con libertà, se colta. Se si cerca di comprendere, di riflettere e di elaborare quanto sta accadendo, una crisi sociale e psicologica può rappresentare un'importante fase trasformativa. Può aiutare a scoprire dentro di sé nuove risorse e nuove capacità esistenziali. Può stimolare nuovi confronti politici, sociali e personali. Può farci rialzare la testa, senza più subire. Come essere umani, figli di questo tempo, dobbiamo chiederci quale sia la vera nobiltà, la forza e il vero traguardo nella vita. Ogni domanda sul dilemma della esistenza, se sia meglio mostrare imperturbabilità o avere il coraggio di lottare per la verità, di sopportare o avere la capacità di contrastare le ingiustizie, di trovare un compromesso o la vittoria, ci obbliga a lottare non solo per sopravvivere ma per difendere noi stessi e le persone che amiamo, per scegliere l’azione all’ immobilità, per sentirci tutti combattenti e vincenti, in un tempo senza fine.