L'APPROCCIO AI LIBRI PER L'INFANZIA: UN'ESPERIENZA  MOLTO PERSONALE

LIBRO: DA SEMPRE E PER SEMPRE di Carla Fiorentini 

Mi piacerebbe essere esperta di psicologia o pedagogia per motivare quanto è importante la letteratura per l’infanzia, ma sono competenze che mi mancano. Se, quindi, mi leggerete, troverete solo racconti e aneddoti, non saggezza e raccomandazioni. Se in famiglia qualcuno legge, il libro fa parte della vita del bambino ben prima di andare a scuola. Francesco non è più un ragazzino, tant’è vero che quando aveva un anno, prima dell’arrivo del vaccino, aveva contratto la poliomielite. Danni molto lievi, per fortuna, ma come tutti i bambini che hanno malattie o traumi da piccoli era spaventato e la paura si traduceva in una sorta di passività e abbandono. I genitori e la sorella più grande gli leggevano racconti, storie e tanti fumetti. La loro disponibilità, però, non sempre coincideva col desiderio di lui. Così un giorno esplose la dichiarazione ufficiale: “Diventerò grande e imparerò a leggere tutto da solo, e non avrò bisogno di voi!” Ecco: il desiderio di lettura è stata la prima manifestazione di una forte assertività, lasciandosi alle spalle l’abbandono alla malattia. Fabio, invece, aveva sempre adulti disposti e leggere per lui, anch’io. Amava le storie e le favole, la mia specialità, e leggevo nonostante alcune difficoltà fisiche e psicologiche. Fisiche perché leggere non era sufficiente: contemporaneamente dovevo accarezzargli la mano, tanto che non chiedeva di leggere una favola, ma tendeva la manina dichiarando: “Parla qui!”. Psicologiche perché sua madre era la mia matrigna, e io la sua sorellastra, e confido che Andersen e i Fratelli Grimm mi abbiano perdonato per i voli pindarici e le inventate parentele che ho costruito per non usare mai i famigerati termini. Temevo crescesse un po’ viziato, disattento agli altri, fino al giorno in cui piombò letteralmente in camera mia piangendo come un disperato e gridando: "NOOOOO". Fra lacrime e singhiozzi è stato chiarito il motivo. Qualcuno gli stava leggendo un libro di Altan, protagonista La Pimpa: ed era disperatamente senza scarpe. Così, poco prima dei tre anni, ha scoperto l’empatia, grazie a un libro. E i libri sono protagonisti dei miei primi ricordi, iniziando da un libretto che riportava solo l’immagine e il nome delle varie specie di squali. È poi andato perso nei traslochi, ma non si è persa la magia di scoprire il mondo popolato da creature meravigliose e inimmaginabili. Sono poi arrivati Pinocchio e Il giornalino di Gianburrasca, pazientemente letti dalla mia dada ogni volta che ero malata (e succedeva abbastanza spesso). Ho imparato a leggere a scuola, faticosamente, e mi fu regalato il mio primo amore: un libro di cucina con le ricette scritte a caratteri cubitali, appositamente per bambini. E sempre lei, la mia mitica dada, a sei anni mi ha permesso di entrare in cucina e sperimentare quelle ricette, aiutandomi a leggerle e renderle reali. Per me sono poi seguiti migliaia di libri, per studiare, leggere ridere, imparare, rilassarmi… Ogni libro è almeno una scoperta, ma alcuni sono stati letti infinite volte: sono il mio rifugio, il mio angolino di felicità, la mia coperta di Linus. Perché un libro è un mondo felice, per sempre. E credo di dovervi un’ultima confessione.... Ho ormai 62 anni, ma il libreria metto sempre il naso nel reparto Letteratura per l’infanzia e non solo perché amo regalare libri ai miei nipoti. Io, per leggere il prima possibile Harry Potter, ho messo in campo tutte le mie conoscenze dell’inglese, e anche il vocabolario. Ma ne valeva la pena!