VERSO UNA SCIENZA ETICAMENTE RESPONSABILE
In uno scenario inquietante come quello dei nostri tempi caratterizzato da realtà sconcertanti quali lo squilibrio della biosfera, il problema ecologico, l’accresciuta potenza della scienza e la minaccia sempre più concreta di una guerra batteriologica, si rende necessario il recupero di una dimensione morale tendente all’assunzione di un’etica della responsabilità umana legata ai valori fondamentali dell’essere quali garanzia di un sano e giusto presupposto dell’imprescindibile legame tra l’uomo, gli altri e il mondo. La scienza cosiddetta moderna, nata con l’idea cartesiana dell’uomo padrone e possessore della natura, ha messo pericolosamente da parte ogni interrogativo sull’origine, sul significato dell’essere e sul senso dell’esistenza umana. La cecità degli scienziati e degli esperti, interessati per lo più all’utile immediato, ha finito per divenire irresponsabilità. È errato pensare che la conoscenza scientifica, nei suoi vari campi, così come in quello medico, visti gli eventi degli ultimi tempi, possa rispondere a tutti i problemi e alle esigenze dell’uomo in quanto essa non è assoluta e ha sempre dei limiti, con il timore, inoltre, che le “soluzioni” che propone possano risultare più pericolosi della malattia stessa. La sola scienza non può dirci nulla sulla saggezza e sul senso dell’essere e, se assolutizzata, ossia considerata come l’unica forma conoscitiva, crea come dice Husserl “meri uomini di fatto” ovvero uomini inconsapevoli del senso e del telos della loro esistenza. L’illusione prometeica del tutto è possibile, supportata dai progressi scientifici, ha portato ad una progressiva disumanizzazione della scienza anche laddove nel campo medico è necessario e fondamentale porre la tutela di ogni singolo individuo al di sopra di tutto. Al fine di evitare che la scienza, con i suoi tentativi di giustificare ogni suo operato, scavalchi limiti e principi e che, con la sua onnipotenza possa rivoltarsi contro l’uomo stesso, urge promuovere una nuova concezione della scienza ed un più stretto rapporto tra il bios, il logos e l’ethos. Non bisogna dimenticare che tra scienza ed etica vi è un rapporto di circolarità dialettica. La scienza, chiaramente, presuppone la conoscenza, ma, come scrive Morin, “è la conoscenza che riconosce dentro di sé la presenza dell’incertezza e dell’ignoranza”. La consapevolezza di quanto poco sappiamo, soprattutto in riferimento ad “ipotetiche soluzioni” che al di là di ogni speranza non avrebbero nulla di certo, la famigerata “dotta ignoranza” socratica si rivela fondamentale per direzionarsi verso la misura dell’onestà intellettuale e della saggezza umana. Anche k. Popper ribadiva che quanto più cresce e si approfondisce la nostra conoscenza del mondo, tanto più cresce la conoscenza di ciò che non sappiamo, ossia la consapevolezza della nostra ignoranza. Egli scriveva: “La nostra conoscenza può essere solo finita, mentre la nostra ignoranza deve necessariamente essere infinita”. Presupposto che il problema centrale della nostra civiltà è quello dell'estraneità del mondo, della frattura tra lo spirito soggettivo e quello oggettivo, è scontato che la complessità dell’impresa scientifica comporti la considerazione e l’interferire di più principi e valori. Un autentico impegno etico deve quindi garantire alla scienza la massima libertà, ma sempre compatibilmente con il rispetto dovuto agli altri valori in gioco, in quanto il progresso dell’umanità non è solo dovuto all’aumento della libertà d’azione nei diversi campi, ma anche all’introduzione di opportune norme regolamentatrici, la cui mancanza può provocare abusi, danni ed ingiustizie. A quali regole deve quindi rispondere il progresso scientifico nei suoi vari ambiti? Innanzitutto non può essere considerato progresso scientifico quello che crea più problemi - anche a livello di sicurezza, tranquillità emotiva - che soluzioni. Inoltre, qualsiasi intervento o innovazione deve dimostrare che la sua impresa non causi danni né sociali né ecologici. Vi è poi l’interesse del bene comune che deve sempre avere precedenza sull’interesse, economico, di potere individuale o politico, di pochi. Dal punto di vista delle priorità, l’ecosistema, dovrà avere indiscutibilmente la preminenza sul sociosistema. Solo quando gli specialisti comprenderanno la necessità di utilizzare il potere della conoscenza secondo natura, ossia nel rispetto della dignità umana, dei suoi diritti inviolabili e dell’ecosistema in generale, aderendo appunto a semplici regole etico-naturali, si potrà auspicare il sorgere di una scienza eticamente consapevole perché aperta ad un orizzonte escatologico; un fondamentale progresso umano che contribuirà a riaffermare il senso dell’eterno e del limite, del bene comune e della responsabilità, della solidarietà e dell’amore, imprescindibili per superare la cultura della superficialità, dell'approssimazione verso una riscoperta spirituale-valoriale della vita.
Teresa Laterza