LA VITA IN-VISIBILE

di Federica Gianfranchi

La difformità di essere

a cura di Chiara Ortuso

Addentrarsi negli ineffabili cunicoli di ciò che, usualmente, si definisce sotto il nome di “identità” per giungere alla scoperta di una nota apparentemente stonata, di un’anomalia. Quella difformità che il filosofo della scienza Thomas Kuhn definirebbe come un “cambiamento”, una modificazione capace di discostarsi dal modello fondamentale di problematiche e soluzioni in grado di guidare, per un determinato arco temporale, necessariamente il destino della scienza. Tuttavia, quell’eccezione si introduce furtivamente nel “paradigma” di base, mandando in cortocircuito il sistema di apparente normalità e originando, in tale maniera, la rivoluzione. E proprio la ribellione dell’umanità, la rivolta della verità, l’insurrezione dell’amore, di un vorticoso movimento di sentimenti controversi, si avvicendano, come magico incantesimo, nello splendido testo di Federica Gianfranchi La vita in-visibile (Europa Edizioni, pagg. 118, anno 2018). Ambientato in una cittadina della provincia ligure, Sarzana, sul cui sfondo si muovono come ombre, quasi “comparse”, gli abitanti del luogo, inebriandosi tra i fumi di un’esistenza vissuta sulla superficie dell’apparente gaudenza mondana, il racconto scava nella profondità della psiche, presentandosi al lettore nella veste di una approfondita analisi psicologica di tonalità emotive in grado di aprire la strada ad un rinato umanesimo che narra la socratica ricerca di sé. Perché la protagonista della vita in-visibile, una Lei di anonima definizione, descrive, con grande ironia e dimestichezza argomentativa/dialettica, le difficoltà di districarsi nell’arte delle relazioni, sfiorando con raffinata delicatezza tutte le dinamiche che, in ambito lavorativo e più generalmente in quello biologico, avvolgono le fila dei pensieri, distribuendosi nel confronto tra un ipotetico lui ed un fantomatico altro. Un’alterità circoscritta dal tentativo, ben riuscito, di accettazione a partire dalla comprensione del flusso interiore, quello volto (come ricorda la citazione, inserita nel testo, di J.F. Blossom: «Solo comprendendo, accettando e amando noi stessi possiamo comprendere, accettare e amare il prossimo») a spalancare una significativa coscienza di pace, abbandonandosi in quell’oasi veramente umana qual è la fragilità. Un’apparente debolezza, quest’ultima, una gracilità che, ad un esame più attento, si ribalta all’improvviso in forza, arginando le tempeste della mancanza, dell’inadeguatezza. Così, attraverso il recupero del proprio senso dell’essere al mondo, Federica Gianfranchi ci impartisce tra le pagine del libro la poliedrica ricetta della personalità, quella costruita ad arte mediante l’unione indissolubile di elementi quali: l’umore, il carattere, la sensazione, l’emotività, il funzionamento neuronale. La sensibilità: un mistero in grado di evidenziare la fondamentale importanza delle metamorfosi cui, inconsapevolmente, siamo sovente sottoposti mentre ci inerpichiamo tra i sentieri interrotti del nostro cammino. Perché c’è bisogno di “anormalità”, c’è la necessità di vorticosi e costanti capovolgimenti, di dejavu, di voluminosi capogiri per ritrovare, direbbe Italo Calvino, “quel sentiero dei nidi di ragno” che mostriamo solo dinnanzi al volto di un vero amico, di un uomo che, inoltrandosi nel segreto della ambiguità e della stranezza del vivere, ci ripara, spesso salvandoci, da quel raggio di sole che scalfisce, come ferita indelebile, il nostro sguardo. Un convinto plauso, in ultima anali, va ad un testo capace di soggiogare l'attenzione e l'interesse del lettore, trasportandolo in un labirinto di originali suggestioni ed avvolgenti emozioni. Consigliatissimo!