TRE DONNE E UN MISTERO

di Francesca Andruzzi

LA FORZA DELLE DONNE

a cura di Alessandra Ferraro

Angeli, Mio figlio e Una vita fa sono i tre racconti dell’opera letteraria narrativa Tre donne e un mistero (PortoSeguroEditore, anno di pubblicazione 2019, pagg. 209) dell’autrice Francesca Andruzzi, avvocato civilista e giornalista pubblicista. Paola, Margherita e suor Maria, invece, le protagoniste di questi avvincenti racconti che, disegnati nell’atmosfera del giallo noir, narrano la storia di donne altruiste, coraggiose e non solo. I racconti dell’autrice potrebbero, a ragione, definirsi gialli deduttivi in quanto la trama si dipana attraverso il progressivo palesarsi delle personalità dei personaggi, vittime e colpevoli, anche attraverso precise digressioni temporali adottate astutamente nella narrazione. Una scrittura semplice ma elegante, scorrevole e corretta. Abile l’autrice nel ricamare le storie facendo giocare sulla scena un numero limitato di personaggi. Aspetto peculiare della Andruzzi è di certo l’uso dell’ironia nelle riflessioni introspettive che si alternano armoniosamente ai dialoghi, in un perfetto puzzle ad incastro. Le introspezioni riescono anche a delineare il profilo psicologico delle tre protagoniste, fornendo al lettore una spiegazione di eventuali loro comportamenti o insicurezze. Nel primo racconto, più corposo rispetto agli altri due, una ex avvocatessa si trova implicata nell’omicidio di un’anziana vicina di casa. Nel secondo, la protagonista, dopo essere stata abbandonata dal marito e aver ripreso in mano la sua vita grazie alla passione per l’insegnamento, si troverà a dover affrontare una realtà sconcertante. Nel terzo, una donna giungerà alla decisione di farsi suora dopo aver meditato a lungo sul significato dell’amore. Comune ai tre racconti è tanto l’iniziale fragilità del mondo femminile quanto la capacità delle donne, poste di fronte a delusioni e avversità, di reinventarsi, di donare e anche di perdonare. Diversamente dalla maggior parte dei gialli, la figura dell’investigatore risulta marginale e le stesse tre protagoniste non sembrano “ossessionate” dalla necessità di scoprire la verità perché delle coincidenze fortuite, anticipando i tempi, si presentano davanti ai loro occhi quasi come fossero dei segnali, degli aiuti provenienti da chissà dove. Adatti ad un pubblico vasto e fruibili anche dai più giovani appassionati, i racconti dell’autrice, costruiti ad arte, svelano progressivamente sorprese che modificando gli scenari riescono a tenere desta l’attenzione e la curiosità del lettore. La Andruzzi, con questo lavoro letterario, sembra proprio voler incoraggiare le donne, che un mondo ingiusto vede spesso vittime usate e abusate, ad avere fiducia nelle proprie risorse e capacità, atteggiamento che può con certezza portare ad un cambiamento personale vincente. Emblematica, nel racconto Mio figlio, è la figura di Margherita che, nonostante le umiliazioni e la mancanza di considerazione subite da parte dell’ormai ex marito, si dimostra pronta ad offrirgli il suo aiuto quando lui affronta un momento critico devastante. Un messaggio importante sembra imporsi sopra a tutti gli altri: l’inutilità dell’odio nei confronti dei colpevoli e la forza di riscattarsi tramite modalità comportamentali positive e non distruttive. Ma il riscatto personale potrà cominciare solo quando si sarà capaci di perdonare che, senza ombra di dubbio, non significa sopportare. Come scrive l’autrice: “Perdonare è l’attività più difficile. Comporta metabolizzazione del dolore, oblio, accettazione e apertura a chi procura sofferenza. In una parola accoglienza di chi, in realtà, in prima battuta, desidereremmo solo vedere morto. Magari in seguito ad atroci sofferenze. Ma sembra che sia possibile. Tanta gente ha dispensato perdono. Il rancore è una coppa di veleno che viene bevuta da chi lo prova, diceva Shakespeare”. In realtà, come emerge tra le righe dei racconti della Andruzzi, il passo più importante per le donne più che perdonare è perdonarsi. Perdonarsi per l’eccessiva ingenuità, per la mancanza di fiducia in se stesse, per le infinite possibilità che spesso non hanno considerato. Molto bella, in tutti i racconti è la presenza, in un certo qual modo, di un intervento divino che improvvisamente porta luce dove inizialmente tutto appariva confuso. Una sorta di giustizia divina quindi che si oppone alla “giustizia” terrena. Il lieto fine nei racconti dell’autrice non è dato solo dalla scoperta dei colpevoli ma dalla trasformazione interiore delle protagoniste rese più autonome e più consapevoli del loro valore, capaci di imparare dalle difficoltà e dai soprusi scoprendosi migliori, ancora in grado di donare e amare... ma amare diversamente rispetto a molti uomini, spesso chiusi nel loro egoismo, nelle loro soddisfazioni personali e nella fame di possesso. L’abilità dell’autrice di comunicare visivamente lo svolgersi degli eventi, caratteristica dei migliori gialli, rende i suoi racconti perfetti per una rappresentazione televisiva.

INTERVISTA ALL’AUTRICE

Come le è venuta l’idea di questa opera letteraria?

Avevo nel cassetto, da molto tempo, il primo dei tre racconti, “Angeli”, protagonista Paola Sofrio, una ex avvocata e giornalista che si trova, suo malgrado, coinvolta nelle indagini sull’omicidio di una anziana vicina di casa. Quando i casi di femminicidio hanno conosciuto un aumento importante, ho pensato di scrivere altri due racconti, “Mio figlio” e “Una vita fa” , nei quali le rispettive protagoniste, sempre in uno sfondo noir, si trovano ad affrontare situazioni difficili legate alla malasanità, alla mafia, alla assenza di legami familiari. Ho unito questi tre racconti sperando di mandare un messaggio a tutte le donne che si trovano a vivere situazioni difficili, come è difficile la vita, ma sempre con un messaggio di speranza, che risiede nel cambiamento personale e nella spiritualità.

Cosa significa scrivere per Francesca Andruzzi?

Un momento solo mio, una gratificazione personale, ma giammai una fuga dalla realtà. Nei miei racconti c’è molta realtà, anche se le storie sono frutto di fantasia. Poi la scelta di pubblicare mi ha dato la possibilità di far pervenire quel messaggio di speranza, di cui parlavo prima, alle lettrici e ai lettori.

Secondo lei quali caratteristiche dovrebbe avere un bravo scrittore?

Non mi considero una scrittrice, piuttosto una “appassionata di scrittura”. Sono sempre stata una assidua lettrice, fin dalla più tenera età, e gli autori che ho maggiormente apprezzato, al di là dello stile, sono stati quelli che mi hanno comunicato una emozione. Ecco, penso che un bravo scrittore è colui che riesce a comunicare emozioni.

Quanto è importante per gli autori promuoversi attraverso presentazioni, recensioni e altro?

Le presentazioni sono importanti per i “famosi” , figurarsi per gli esordienti come me, ma non solo per promuovere le vendite. Nel corso delle mie presentazioni, ho incontrato tante persone, ascoltato le loro storie, goduto dei loro sorrisi e della loro approvazione. Penso che il rapporto umano sia la cosa più importante e anche la presentazione di un libro può favorirlo. Le recensioni, poi, sono anche un ausilio per chi scrive. Aiutano a comprendere se e quanto ancora si possa migliorare.

Cosa, secondo lei, non dovrebbe mancare a un buon libro?

La capacità di affascinare il lettore, che è cosa diversa dalla bellezza del libro stesso. È  un poco il ragionamento che vale per le persone. Ci sono persone belle, ma prive di fascino e, al contrario, persone non belle secondo i canoni, ma che posseggono un qualcosa di accattivante, travolgente.​

L’AUTRICE SI RACCONTA

Sono nata a Roma, l'8 giugno 1965 e svolgo la professione di avvocato civilista insieme al mio collega, l'Avv. Ugo Pansolli, al quale ho dedicato il mio libro, poiché egli non solo è un collega, ma la mia figura maschile di riferimento. Mi divido tra lo studio di Roma e quello di Sarteano, una deliziosa cittadina del senese. Sono anche iscritta all’albo dei giornalisti pubblicisti della Toscana e scrivo per il quotidiano on line Centritalianews.it diretto da Leonardo Mattioli. Amo leggere, naturalmente scrivere, anche se mi sono decisa a pubblicare piuttosto tardi. E amo la vita, in tutti i suoi aspetti, anche quelli più difficili, più dolorosi, poiché ritengo che la crescita di un individuo passi anche attraverso prove, più o meno faticose, ma sempre fonte di arricchimento. In passato - ero molto giovane - partecipai al concorso letterario Puglia Viva, bandito dall'Associazione il Richiamo di Foggia, vincendo un anno il terzo premio e un anno il secondo premio. Le tematiche sociali sono sempre state e sempre saranno la mia vera passione, poiché credo fermamente nella necessità di una società giusta e civile per una sana esistenza che non può prescindere dalla convivenza. Da solo, nessuno si salva.

RINGRAZIAMENTI DELL’AUTRICE

Desidero ringraziarVi per avermi concesso la Vostra attenzione e Vi giunga il mio saluto unitamente ai più sentiti e affettuosi auguri per superare questo grande, grandissimo momento di difficoltà che tutti stiamo vivendo.