MATILDE E LE SUE STORIE

di Elisabetta Mattioli

La prodezza della nobiltà d’animo

a cura di Rosita Loiodice

Matilde e le sue storie (Apollo Edizioni, 2019, pagg. 104) di Elisabetta Mattioli è uno scritto che avvalora le tanto fondamentali qualità morali e la loro indissociabilità dai sentimenti sociali. Siamo di fronte a un libro di formazione molto adatto agli adulti moderni alquanto presi da un meccanismo di vita esaltato e impaziente; e ai giovanissimi di oggi, sempre più propensi a un’esistenza che tanto devia, nella stragrande maggioranza dei casi, dall’essere parti autentiche nelle relazioni, sovente filtrate dall’uso della tecnologia. Tale insofferenza generalizzata si ripercuote sull’efficacia propositiva e costruttiva dei rapporti umani, inariditi dall’assenza di una comunicazione significativa e dalla mancanza della condivisione di emozioni, sentimenti e passioni. Sottintendendo, dunque, una ridotta conoscenza emotiva interiore di sé e degli altri, adulti e ragazzi di qualsiasi età sovente si ritrovano a mantenere un precario equilibrio emozionale, e procedono insieme sulle “montagne russe” della vita come se fosse tutto “normale”, ma con non pochi disagi. Malgrado ciò, i nonni conservano spesso, ancora oggi e non a caso, quella rara saggezza ineguagliabile che li contraddistingue… E non si smentisce la protagonista del libro Matilde e le sue storie: nonna Matilde per l’appunto. Detta Matty, il cui soprannome, più che un diminutivo, pare esserle attribuito dalla Mattioli per meglio centrare la sua natura di donna stravagante, allegra, sui generis per quella sua loquace vitalità nonostante l’età, Matilde è una figura senza dubbi pittoresca e, soprattutto per questo, capace di raggiungere obiettivi sorprendenti. Ricca di coraggio e determinazione, lei percorre determinata e intraprendente le strade che più l’aggradano. Punta su di sé, desidera poter essere se stessa e decide di vivere da sola a Lipari, «in quel meraviglioso fazzoletto di terra adagiato nel Mar Mediterraneo», in quel «nido d’amore per la vecchiaia» in cui aveva stabilito di risiedere col marito prima che lui morisse. E quell’estate, come le precedenti, va incontro alla figlia e al suo adorato nipotino Mirko, che trascorrerà con lei le vacanze estive, in sella alla sua Ape 50 color rosso fuoco… Da questo momento in poi il lettore sarà gradevolmente intrappolato nella fantastica immaginazione, e non solo, delle favole che la scrittrice Elisabetta Mattioli narrerà mediante le parole dell’audace nonnina. Storie di animali personificati, alle prese con le loro fatate avventure, che si adoperano, grazie all’azione e al dialogo costruttivo, per essere più forti dei loro stessi limiti e delle loro stesse paure, e che, nell’epilogo, conquistano un’esistenza migliore per sé e per gli altri. Storie che nonna Matty aveva raccontato in maniera simile a sua figlia anni e anni addietro, e che, in un momento molto delicato della sua vita, nel quale scopre una toccante verità che la riguarda e mantiene nascosta, narra al suo diletto nipote Mirko. Tra le righe si sorride, ci si commuove, ma soprattutto si riflette, incantati… Si assiste, per esempio, alla rinascita dell’orco Koki, quando finalmente scopre il valore di essere un “diverso” e l’importanza dell’amore altruistico della madre che lo lascia andare per la sua strada, pur sapendo di dover soffrire per la sua assenza; all’amore vittorioso, ritenuto impossibile, tra la gatta Miù e il pappagallo Clà Clà, con tutte le positive conseguenze che comporta; alla scoperta della grande amicizia tra la maialina Piuma, che soffriva di «solitudine profonda» perché si sentiva ricusata, e la cavalla Lisetta... Utilizzando appropriati elementi del linguaggio figurato, caratterizzanti uno stile letterario alquanto semplice, rappresentativo e dinamico, la scrittrice si rivela abile nel trasporre fatti e avvenimenti umani nella realtà animale, rendendoli esempi emblematici, e riuscendo ad appassionare il lettore, in maniera delicata ma profonda e amorevole, all’osservazione attenta delle sfumature più sottili dei significati trasmessi. Le ambientazioni appaiono chiare agli occhi di chi legge e rendono lo scritto ancora più interessante e piacevole; il quadro interiore dei personaggi, tratteggiato da dettagli significativi, è spesso lasciato intendere attraverso le sequenze dialogiche adoperate. Man mano che le storie della cara Matilde si concludono, si avverte irresistibile, in un crescendo di emozioni, un’essenza vitale pura e feconda… E in Matilde e le sue storie di Elisabetta Mattioli, grazie a nonna Matty e al suo “allievo” Mirko, quell’essenza darà finalmente voce ai sentimenti sanando certe ferite e colmando lacune, per rendere felice, nell’amore, un’intera famiglia, pur nella circostanza di dover lasciar andare ciò che deve andare…  

A PROPOSITO DEL LIBRO MATILDE E LE SUE STORIE, L'AUTRICE SCRIVE...

Matilde è un ricordo lontano che ho perso e ritrovato. Matilde è un nome inciso nella mente, in ogni meandro della pelle, nella mia essenza e nel DNA. Matilde è un fiore nato nel mese di maggio, quando sbocciano le rose. Matilde è una creatura che s’appresta ad affrontare l’età adulta e sta lentamente abbandonando i giochi infantili. Matilde ha un’intelligenza vivace ed intuitiva, dall’animo ribelle e tipico delle amazzoni. Matilde è mia cugina. Nel libro ho scritto una dedica speciale al piccolo Andrea. Ora Andrea è un bambino cresciuto, (e non solo anagraficamente parlando); i suoi capelli biondi, rispecchiano la personalità allegra, vitale e un carattere solare, sempre pronto alla battuta. Per me è un adorabile terremoto (come ripeto spesso alla sua mamma e mia compagna di viaggio e d’avventura). Nel mio libro parlo di una nonna speciale  di nome Matilde che, durante un’estate speciale, racconta delle storie all’adorato nipote Mirko.  Quando termineranno le vacanze estive, il ragazzino non sarà più come prima e comprenderà alcuni aspetti della sua vita che fino a quel momento non aveva mai preso in considerazione. Mirko è un adolescente con un’intelligenza vivace, intuitiva, allegra e con uno spiccato spirito ribelle, a tratti anche leggermente petulante. All’inizio dell’autunno Mirko capirà che in quell’afosa e sconvolgente estate è cominciato il rito d’iniziazione emotiva verso l’età adulta.

Ho scritto “Matilde e le sue storie” nel 2015, sono stata abbastanza veloce, la penna riusciva a scrivere in autonomia, e le emozioni correvano veloci, con ben poco controllo. I libri sono dei figli per l’artista, nascono dal nostro cervello e dalla nostra anima, personalmente amo definirli “bambini letterari” (mi sembra il termine corretto). Loro hanno una vita propria e devono osservare questo strampalato, assurdo, crudele ed affascinante mondo per capirlo pienamente o in parte. In “Matilde e le sue storie” ho cercato di trasmettere i sentimenti in ogni forma possibile, anche la più dolorosa, perché come diceva mio padre e come mi ha insegnato: “Il vero amore non è trattenere, non è costrizione, e nemmeno possesso, se è vero amore resta sempre con noi, anche se dobbiamo lasciare andare…”. Il vero amore è libertà e la condivisione delle essenze.