UN’ALTRA VITA di Tiziana Russo
NELL’INCANTEVOLE TERRA SICILIANA…
a cura di Simona Fiorucci
Abile e convincente è la penna di Tiziana Russo, autrice del romanzo Un’altra vita (Il Seme Bianco Editore, anno di pubblicazione 2018, pagg. 186) che ci regala una deliziosa opera narrativa – ambientata nell’incantevole terra siciliana – nella quale si mescolano affetti, abilità, indagini, passioni e responsabilità lavorative, stereotipi e pregiudizi. L’autrice narra le vicende dei due protagonisti: Chiara Brigandì, medico pediatra, da poco iscritta all’albo professionale come consulente tecnico d’ufficio, e il giovane magistrato milanese Pierpaolo Malaspina trasferitosi in Sicilia con l’intento di combattere la mafia. È una di quelle storie che, per la piacevolezza dello scorrere narrativo così come per il coinvolgimento negli accadimenti, il lettore non vorrebbe mai giungessero al termine. Abile l’autrice nel descrivere le dinamiche psicologiche, soprattutto dei personaggi principali, e i dialoghi che si alternano in un puzzle a incastro conferendo al narrato un senso armonioso di continuità senza lasciare quei fastidiosi spazi vacanti che sovente scoraggiano anche i lettori più appassionati. La particolare vena ironica, utilizzata dalla scrittrice, che colora i discorsi e le descrizioni delle situazioni così come le riflessioni introspettive, contribuisce a rendere il racconto ancora più interessante. Di notevole impatto risultano le esternazioni della migliore amica di Chiara, Simona, la quale sembra avere sempre le dritte “giuste” nel consigliarla in fatto di uomini, appuntamenti e filosofia di vita... E sarà proprio a causa dello zampino di Simona che la nostra protagonista arriverà in ritardo al suo primo incarico come consulente tecnico d’ufficio con il magistrato Pierpaolo Malaspina; un incontro che per via della mancanza di puntualità di lei si trasformerà quasi in uno “scontro”. Divertenti risultano anche le esternazioni della signora Adele – madre del magistrato Malaspina – durante le sue continue telefonate al figlio, a proposito delle sue convinzioni e luoghi comuni riguardo alla Sicilia: «Pierpaolo, finalmente! Come mai non hai risposto al telefono? (...) Tu mi farai morire! Da quando ti sei fatto trasferire non dormo la notte. Mi sogno sempre che aprono il telegiornale delle venti con la notizia della tua morte, immagini terribili. (...) Non sai cosa voglia dire, per me, saperti in quella terra». Una madre di certo eccessivamente apprensiva, nonostante le continue rassicurazioni del figlio, con stereotipi sulla gente del meridione che, a suo dire, parlano troppo, gesticolano tanto, mangiano di continuo, non sanno stare fermi, e con scarse conoscenze oggettive sulla Sicilia che lei ritiene un posto di incivili dove il figlio rischia la vita ogni giorno. Insomma… un luogo dimenticato da Dio, pericoloso, dove si consumano efferati delitti più che in qualsiasi altro posto d’Italia. L’amore e la preoccupazione per il figlio si dimostreranno però più forti della paura quando deciderà di andarlo a trovare, facendogli una sorpresa, in quella terra lontana e sconosciuta. La sua permanenza, limitata dentro le quattro mura dell’abitazione del magistrato per timore che le possa accadere qualcosa, oltre a rappresentare un punto di svolta per la storia si dimostra, soprattutto in alcune situazioni, divertente per il lettore.
Adele si era svegliata di soprassalto, erano stati colpi quelli, colpi di pistola, non li aveva sognati, erano stati proprio dei colpi netti, e continuavano, stavano continuando. Si tirò sul letto, il cuore in gola, le orecchie le fischiavano, tremava in maniera inarrestabile. Colpi. Avevano sparato, avevano sparato dei colpi, in piena notte. Colpi, dei colpi di arma da fuoco così vicino, così forti che avevano fatto rimbombare anche i vetri. Si trascinò fuori dalla stanza, la casa era completamente al buio, cominciò a chiamare suo figlio, non rispondeva. Pierpaolo continuava a non rispondere e i colpi aumentavano, le sembravano sempre più vicini e senza tregua. Non riusciva ad andare avanti ma doveva farlo, continuava a chiamarlo, facendosi forza e tirando la voce dalla parte più profonda di lei, arrivò in salone, lui era in balcone riverso sulla poltrona. Gliel’avevano ucciso, gliel’avevano ucciso, suo figlio era stato ucciso, così, senza la minima pietà, nel balcone di casa. Urlò con quanto fiato avesse. «Ci ammazzano tutti! Aiuto». Intorno prese a girare e si fece tutto nero. Pierpaolo si alzò dalla poltrona, richiamato dall’urlo disperato di sua madre. Lei era accasciata per terra, pallida e fredda. Cercò di toccarla, di prenderle il polso, di capire se fosse viva, respirava poco e a fatica ma respirava, il polso c’era per quello che poteva capirne lui. «Mamma, mamma, mamma!». Adele muoveva la testa in maniera scoordinata, aprì un occhio e poi l’altro, sbatté le palpebre un paio di volte come se volesse mettere a fuoco, poi scoppiò a piangere. «Mamma, mamma, dimmi che hai? Puoi parlare? Cosa ti senti? Che ti è successo?». «Lo sapevo che non ci potevano separare». Pierpaolo la guardava perplesso «Mamma chi ci doveva separare?». «Quelli che ti hanno ucciso!». A sentire quella frase Pierpaolo scoppiò in una risata spontanea e quasi non riusciva a trattenersi: «Mamma non hanno ucciso nessuno. Sei svenuta». Adele si mise seduta per terra, la stanza continuava a girare, la testa le faceva malissimo, le orecchie le fischiavano e i suoni le arrivavano ovattati, si sentiva spossata. «Ho sentito i colpi...». «Erano i fuochi d’artificio, e io ero sulla poltrona perché li stavo guardando», le disse cercando di rassicurarla. «Quindi non siamo morti?». «No, mamma, siamo vivi e vegeti», le disse facendo per sollevarla e accompagnarla sul divano.
Ogni personaggio disegnato dall’autrice, dai principali a quelli di contorno, con la propriapersonalità contribuisce a intessere una storia costruita ad arte. Non la solita storia d’amore, ma un racconto verosimile che tocca tematiche importanti e attuali. Tra situazioni tragicomiche, equivoci, coincidenze, responsabilità lavorative e decisioni non facili il romanzo si dipana con fluidità fino all’ultima sequenza con un finale decisamente sperato. Complimenti all’autrice. Romanzo consigliato.
INTERVISTA ALL’AUTRICE TIZIANA RUSSO
Come nasce questa opera letteraria?
“Un’altra vita” è stata scritta e pubblicata per una serie di coincidenze fortunate, ma soprattutto perché gli altri ci hanno creduto più di me. Tutto è cominciato quando una mia collega e carissima amica, che spesso faceva le consulenze tecniche d’ufficio per il tribunale come genetista, torna in reparto tutta preoccupata perché deve scrivere una consulenza su un riconoscimento di paternità di un padre morto. E mentre lei si dispera per la complessità della cosa nonché per il disagio di dover far riesumare un cadavere, io la guardo divertita e non faccio altro che ripetergli che era una storia fantastica, una storia da romanzo. Così dopo lo smonto, torno a casa e comincio a scrivere. Il giorno dopo le porto le prime venti pagine della “sua storia terribile”. A lei piace e mi dice che vuole sapere come andrà a finire la storia della Dott.ssa Brigandì e da lì, io che ho sempre avuto la passione di scrivere, ma me ne sono sempre vergognata, sono andata avanti fino alla fine di quello che poi è diventato il romanzo. Poi è successo che lei era così entusiasta di questa cosa che ne ha cominciato a parlare in reparto, e il manoscritto ha cominciato a circolare tra i colleghi e gli amici fino a quando un giorno, uno dei miei Professori l’ha voluto leggere e dopo mi ha detto: «L’ho fatto leggere alla mia compagna, e le è piaciuto, è piaciuto anche a me. Perché non lo invii a qualche Casa editrice?» Io ero perplessa: «Professore, ma sono tutte a pagamento, e poi me lo tireranno dietro». Lui mi ha consigliato, sempre su indicazione della compagna, la Casa editrice “Il seme bianco” che non fa editoria a pagamento ma spesso anche solo corsi di scrittura. Ho inviato il manoscritto pensando che mi rispondessero: «Dottoressa continui a fare il medico che è meglio...» invece la risposta che ho ricevuto era un contratto. E da lì è partita tutta l’avventura.
Cosa significa scrivere per Tiziana Russo?
Scrivere per me è sempre stato come rifugiarmi in un mondo fantastico, in un mondo dove io posso decidere cosa fare accadere, posso far convogliare pensieri, idee, creare mondi. Scrittura e lettura fanno, da quando ho imparato, sempre parte di me.
Quale messaggio importante ha voluto comunicare con questo suo libro?
In realtà all’inizio non pensavo di averci messo dei messaggi perché io amo scrivere di pancia senza costruire le storie a tavolino. Avevo raccontato una storia mettendoci dentro parte del mio mondo e parte delle cose che vorrei. Poi i messaggi sono arrivati, molti me li hanno tirati fuori i lettori con cui mi sono confrontata nelle presentazioni o le persone che hanno avuto il piacere di recensire questa storia. L’idea di fondo, che è stata poi quella che ha portato al titolo è quella che l’incontro con gli altri ti cambia sempre e ti regala altre vite, ed è quello che succede a tutti i protagonisti di questa storia. Poi ovviamente c’è il confronto Nord-Sud, ho giocato parecchio con stereotipi e pregiudizi ma se ci fermiamo a vivere le persone più che a guardarle dall’esterno, queste sono ben oltre il pregiudizio o lo stereotipo. Poi, in piccolo, nel libro ho dato anche voce a minoranze, ma non è stato voluto o studiato a tavolino, stavano lì con le loro storie da raccontare.
Quale consiglio darebbe a chi volesse approcciarsi alla scrittura?
Non credo di essere così “scrittrice" da poter dare consigli. Vengo dal liceo classico e ho sempre considerato letteratura altro. Ancora adesso mi sorprendo quando il libro riceve critiche favorevoli, che sono state fino ad ora moltissime. L’unica cosa che posso dire è che se uno ha voglia di scrivere, sente che deve raccontare qualcosa lo faccia, ma si ricordi di scriverlo in lingua italiana corretta.
Ha altri progetti letterari in cantiere?
Sto facendo la revisione del seguito di “Un’altra Vita”, la storia l’avevo scritta praticamente subito dopo questa, perché ero così affezionata ai protagonisti e non riuscivo a lasciarli andare. Ma l’avevo scritta per me, sia perché non credevo che avrei mai pubblicato un libro sia perché, in realtà, anche se nella lettura sono seriale, non amo i libri che non sono autoconclusivi, mi sembra un modo per tenere attaccato il lettore alla storia indipendentemente da ciò che poi viene scritto. Poi però chiunque ha letto il libro mi ha chiesto di poter leggere cosa succede dopo… e a questo punto ho preso coraggio, ho rimesso mano alla storia con la speranza di poterla condividere presto con i miei lettori. Poi ho altre storie in cantiere… ma sono ancora inizi, possibile che non vedranno mai la fine e soprattutto non so se avranno la dignità di essere trasformati in libri veri.
BIOGRAFIA DELL’AUTRICE
Tiziana Russo è nata a Messina nel giugno del 1982. Ha conseguito la maturità classica e successivamente la laurea in Medicina e Chirurgia. Dal 2013 è specialista in Chirurgia Pediatrica e ha conseguito nel febbraio 2017 il Dottorato di Ricerca in Biotecnologie Mediche e Chirurgiche presso l’ Università di Messina. Da dicembre 2017 vive a Milano e lavora presso l’ Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi”. Figlia unica e single, si diverte a fare da zia alle figlie delle sue amiche. Ama la lettura, la scrittura e i viaggi.