LA MEMORIA DEL FUOCO di Laura Clerici

Una fiamma inestinguibile

a cura di Angela Patrono

Dagli Arlecchini di Picasso agli onirismi felliniani, il circo è materia prima infinitamente malleabile per un’anima ricettiva al richiamo dell’arte. Sotto il tendone gravita un coloratissimo collage di figure grottesche: acrobati, clown, mangiafuoco, il cui compito è esibirsi in base a un ruolo predefinito per alimentare l’euforia del pubblico, tra piume e lustrini, nuvole colorate di fumo e di zucchero filato. Una nebbia che intorpidisce i sensi e che sotto i suoi densi strati svela pulsioni inconfessabili, desideri repressi, passioni indomite: il circo è metafora della vita, con le sue luci e le sue ombre. Lo sa bene Laura Clerici, che tra le figure circensi ambienta il suo romanzo La memoria del fuoco (Youcanprint, pagg. 336, anno di pubblicazione 2018). Vero protagonista di questo noir dalle tinte romantiche e gotiche, sullo sfondo di una misteriosa Barcellona, è appunto il fuoco, visto come elemento creativo e distruttivo, che fa ardere l’anima di passione e la dilania. Suspense ed elementi soprannaturali si fondono attraverso una trama ben congegnata, in cui ogni indizio sembra affiorare come mosso da una mano invisibile, per condurre a una sconvolgente rivelazione. La storia ruota intorno a un amore improbabile ma sincero: quello tra l’insegnante Alma e il mangiafuoco Andrés. Due anime apparentemente opposte ma simili nella libertà interiore, decise a ritrovarsi ogni anno al ritorno del circo sul piazzale antistante la Sagrada Familia. L’improvvisa e misteriosa scomparsa di Andrés manderà in crisi Alma, che intraprenderà un viaggio interiore ed esteriore alla ricerca della verità. A metterle i bastoni tra le ruote ci penseranno Paloma, acrobata da sempre innamorata di Andrés, e il migliore amico di quest’ultimo, il clown Ricardo. Non mancheranno strani e inquietanti incontri, sogni, visioni, lettere, ad infiammare l’apice della tensione narrativa: un vortice infuocato che rischierà di inghiottire la protagonista nella sua avviluppante energia. Il cammino sarà irto di ostacoli, benché sorretto dalla speranza di raggiungere la meta. Catarsi e redenzione dovranno convivere con strazio e senso di colpa, due percorsi in parallelo che sono anche quelli dei due protagonisti, mossi da sentimenti tanto vividi quanto contrastanti. Diversi sono i luoghi dell’anima dipinti con pennellate di pura emozione, per immortalare un vero e proprio pellegrinaggio dello spirito. Punto risolutivo dell’intera storia sarà infatti l’approdo a Santiago de Compostela, meta per eccellenza dei viandanti in cerca d’assoluto, mentre suggello del compimento sarà la selvaggia Finisterre, il simbolico luogo della fine del mondo e della chiusura dei cerchi. Ma il romanzo è soprattutto un sentito omaggio alla città di Barcellona. Già indagata nei suoi lati misteriosi da narratori come Carlos Luis Zafón, qui si veste di una bellezza gitana, trasmettendo al lettore una magia che intriga tutti i sensi, sesto compreso: i sapori e gli aromi del mercato della Boqueria, il frenetico viavai delle Ramblas, l’estro variopinto di Parc Güell, e poi le grandi chiese come la Sagrada Familia, Santa Eulalia e Santa Maria del Mar. Colpisce, nella lettura, l’attenzione al lato psicologico di Alma e Andrés, reso attraverso sapienti monologhi interiori che riflettono tutto il bruciante pathos dei due amanti. Come in un rito iniziatico, i personaggi dovranno intraprendere un processo di purificazione e fare i conti con le loro ombre personali. L’autrice sa dischiudere la narrazione con grazia, donando un ritmo serrato agli eventi, ma senza precipitarsi nella risoluzione dell’enigma; al contrario, il suo è un passo riflessivo, introspettivo, che ci introduce con empatia nella mente dei protagonisti, scandagliando con acume ogni loro pensiero e sensazione. La sua prosa passionale è un invito all’immedesimazione, al lasciar ardere in noi la fiamma della nostra vera essenza, perché potremmo trovare più di un punto in comune con i personaggi, nella loro estenuante ricerca di verità e di risposte. E nel suo raffinato cesellare, Laura Clerici tocca vette di poesia. «L’esistenza è un cerchio di fuoco, pericoloso e ammaliante, ci devi passare attraverso senza farti male, sopravvivendo, medicando quelle cicatrici che inevitabilmente la vita ti dipinge addosso». Quello di Laura Clerici è un romanzo divampante come una fiammata improvvisa, che accende i sensi e l’anima nel suo snodarsi per le magiche strade dell’ignoto. Da leggere e far bruciare nel cuore a fuoco lento.

LAURA CLERICI SI RACCONTA...

Mi chiamo Laura e vivo in provincia di Pavia, nel meraviglioso Parco del Ticino, in mezzo a boschi, campi, prati e tramonti bellissimi. Ho passato i quaranta da qualche anno ed è l'età in cui, purtroppo, i doveri si mangiano quasi tutto il tuo tempo e lasciano solo delle briciole ai piaceri. Ma l’importante è saperli cogliere. Vivo in una​ casetta di campagna con mio marito e quattro gatti e il mio hobby principale è sempre stato leggere. Amo i libri di carta, palpabili e profumati di inchiostro. Canto anche nel coro della parrocchia in cui sono nata, in città, e mi piace andare per negozi a fare shopping, e anche fare escursioni in bicicletta... sono una  “ragazza” normale, che ama la natura, la cultura e i viaggi. Mi piace anche cucinare. Lavoro nella mia agenzia di viaggi, aperta da quasi vent’anni. Ora è un periodo buio, speriamo di uscirne al più presto. Amo profondamente il mio lavoro e vorrei continuare a farlo, se il Cielo lo vorrà.