RAGAZZE LONTANE di Isabella Nicora

La differenza tra “essere” famiglia e “fare” famiglia

di Francesca Andruzzi

Con Ragazze lontane (Ed. Leucoteca Srl, anno 2020, pagg. 200), Isabella Nicora regala al lettore gli eventi legati ad una famiglia abruzzese, dal 1943 ai giorni nostri. Lo spunto sembra partire da un prologo, che vede protagonista una tenda mossa dal vento, arredo di un’antica abitazione rurale di Villerose, dalla quale parte e nella quale si conclude la storia della famiglia Manzi, incentrata sulle vite di Salvo e Giovanna, due giovani, ai tempi della seconda Guerra mondiale, che scoprono di amarsi in un bacio “che non era solo un bacio, era un contatto di vita, una fusione di due essenze che si cercano e infine si trovano”. Costretti a rifugiarsi in una grotta e lì a risiedere, a causa dell’occupazione tedesca, con i loro figli, questi coniugi riusciranno a destreggiarsi nello spazio temporale e a migliorare la loro condizione grazie al loro amore, a quello nutrito per la prole, alla onestà, anche intellettuale, e alla grande volontà di impegnarsi nel lavoro. La storia è arricchita da molti altri personaggi, tra i quali risalta la figura di Dorina - sorella di Salvo e, quindi, cognata di Giovanna – una donna sempre pronta ad aiutare gli altri e che riceve da parte della sorella acquisita (così Giovanna intende il rapporto con la cognata) un estremo atto d’amore, fondato sulla assoluta ricerca del bene di Vera, figlia di Giovanna e Salvo e nipote di Dorina, che, per quest’ultima, diverrà come una figlia. La differenza tra le due donne, però, risiede nella diversa visuale della generosità. Quella di Giovanna è scevra da qualunque fine utilitaristico e così, Dorina, quando avverte di non poter essere più utile, poiché quelli che aveva aiutato raggiungono il loro benessere, materiale e spirituale, viene assalita da una sorta di gelosia, concludendo i propri giorni nell’insoddisfazione, a differenza della cognata, che compie il passaggio ad una dimensione ultraterrena nella consapevolezza di avere vissuto per gli altri e con gli altri. Particolare attenzione meritano, poi, le tre figlie di Giovanna e Salvo. Livia, Vera e Perla, questi i loro nomi. Diverse tra loro, pur vivendo lontane, mantengono un legame che travalicherà le peripezie che affronteranno nelle rispettive esistenze, guidate dall’esempio dei genitori. Testimonianza del fatto che l’esempio è l’unica educazione sulla quale si fonda il perpetuarsi di valori, ausilio per affrontare gli aspetti di un’esistenza caratterizzata da difficoltà. Ma la famiglia Manzi riesce sempre a trovare, in queste difficoltà, una opportunità e proprio in ciò sta il segreto per fare famiglia: un concetto dinamico, teso a perpetuare nel tempo valori e insegnamenti, anziché essere famiglia, semplicemente in base ad un concetto anagrafico e, dunque, statico. La lettura del romanzo della Nicora è piacevole, interessante e suscita curiosità in ogni capitolo, anche grazie ai numerosi intervalli temporali, arricchiti da flashback, che rendono mai monotono il racconto. Anzi, si potrebbe dire che, giunto alla conclusione della saga familiare, il romanzo lascia nel lettore quasi una nostalgia per non aver saputo di più, sia relativamente ai protagonisti che a tutti i numerosi personaggi, anche di nicchia, che popolano i settantaquattro anni racchiusi in appena duecento pagine. Quasi l’autrice abbia tirato un po’ il freno a mano, anziché lasciarsi andare a briglie sciolte, arricchendo di maggiori particolari le vicende narrate e soffermandosi maggiormente su episodi salienti che, invero, conoscono, spesso, uno spazio troppo concentrato tra un inizio ed un epilogo, quasi un riassunto, forse per il timore di indugiare, nonostante la capacità narrativa e descrittiva della stessa Nicora avrebbe ben consentito di poter arricchire l’opera a beneficio dei fruitori. Apprezzabilissimo, poi, il parco ricorso al dialogo vernacolare, che rende ancor più familiare ed autentico il dipanarsi della trama, inserendo il lettore nella vita e nelle abitazioni dei personaggi, usciti dalla fantasia dell’autrice, ma autentici al punto di commuovere, tramite sentimenti, al giorno d’oggi, forse, considerati anacronistici ed invece attuali e necessari come non mai. Basti pensare all’amore di Salvo Manzi per la moglie Giovanna, un amore rispettoso, come solo sa essere l’amore vero, dove la fedeltà è una scelta che costa sacrificio, e, proprio per questo, rende il protagonista il sogno di ogni donna. Alla fine del percorso terreno di un amore tanto sincero quanto indissolubile, Salvo Manzi guarda all’amata ripercorrendo la vita insieme. Scrive l’autrice: “La rivide gioiosa, arrabbiata, scostante, piena d’amore, scioccante, vestita male, abbigliata bene, spettinata, indaffarata, preoccupata, felice, gelosa, testarda, educata, antipatica, attraente, cordiale, fastidiosa, amorevole, ottusa, intelligente, sudata, profumata…viva”. Questo è l’amore. Questo è l’amore che “fa” famiglia.

BIOGRAFIA DELLAUTRICE

Nonostante la forte vena creativa che mi contraddistingue, ho trascorso una buona fetta della mia vita tra le pareti di un ufficio. Nel 2007 ho abbandonato il mio lavoro e mi sono​ dedicata con passione alla pittura per diversi anni.​ Non contenta, o meglio desiderosa di mettermi alla prova, ho iniziato a scrivere storie e sono stata così rapita dall’arte della scrittura che mi sono un po’ allontanata da tele e pennelli. Sono così nati due libri per bambini illustrati da me, cui sono seguiti il romanzo surreale “L’Atelier” e una raccolta di brevi racconti. Questi lavori hanno visto la luce grazie al self publishing.​ Nel 2018 ho pubblicato il romanzo “Il cavallo a dondolo-Una storia d’amore e di gioco d’azzardo”, edito da Liberodiscrivere edizioni. ​ ​ Al fine di acquisire migliore tecnica, in seguito ho frequentato dei corsi di Scrittura Creativa.​ Uscito il mio ultimo romanzo “Ragazze lontane” edito da Leucotea edizioni, sono in attesa della pubblicazione di un altro libro per bimbi, che avverrà nei prossimi mesi. Attualmente sto lavorando a un romanzo giallo.