DA UNA CREPA ENTRA LA LUCE di Maria Fiorito
La consapevolezza di una via maestra
di Alessandra Ferraro
Fede, teologia, filosofia, scienza, spiritualità ed esperienze di vita caratterizzano la pregnante opera letteraria Da una crepa entra la luce - Autobiografia di una conversione (Youcanprint 2020, pagg.108) dell’autrice Maria Fiorito già conosciuta nel panorama scrittorio grazie al suo illuminante libro d’esordio Taodieta - Cibo e spiritualità: la strana coppia. Attraverso uno stile scorrevole e accattivante l’autrice ci conduce a riflettere sulla sofferenza, sulla vita, sulla fede sull’amore e sulla morte, realtà interconnesse. La scrittrice giunge a delle consapevolezze significative. Lo stesso titolo del libro, derivato dalla frase “C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce” di una canzone di Leonard Cohen tratta dall’album The Future del 1992, racchiude con saggezza una speranza: ogni evento, anche il più doloroso, possiede dentro di sé una luce, un significato, un’opportunità. Sono tanti in verità i messaggi che l’autrice ha voluto trasmettere attraverso il suo scritto, parlando con la sua anima al cuore di chi legge. Non si può comprendere la vita se non la si vive fin dentro la morte. È proprio nella consapevolezza della nostra finitudine che si dà senso e significato alla vita. Se si è capaci di vivere la sofferenza in modo sano considerandola un’opportunità per l’anima, essa è l’unica via in grado di avvicinarci all’amore divino. La Fiorito in questa toccante autobiografia nella quale descrive la sofferenza per la perdita dei suoi due cari fratelli, racconta della sua ri-nascita avvenuta nel 2000, anno in cui sperimenta su di sé una metànoia, cioè un cambio di rotta, una conversione, una svolta per l’evoluzione della sua anima. Un’autobiografia redatta a mo’ di saggio con importanti riferimenti a scrittori che hanno parlato di fede, armonia, benessere, mente, salute, risveglio spirituale e che grazie ai suoi studi e alle sue letture ha saputo assemblare e rielaborare con maestria. Un messaggio importante che passa dalla sua opera letteraria è che Dio non manda alcuna punizione per farci soffrire perché Egli è bene assoluto. Dio è Sommo Bene che desidera la nostra armonia. Ma come può l’esperienza di un evento tragico, come per esempio la morte di un familiare, avvicinarci a Dio? E in che modo? Ciò, spiega l’autrice, avviene proprio grazie al modo in cui affrontiamo tale realtà e agli insegnamenti che da questa esperienza possono derivare. L’autrice scrive, domandandosi: «Cosa mi ha insegnato l’esperienza con un malato terminale quale è stata quella con mio fratello? Sicuramente a vivere il qui e ora. A godere di ciò che la vita mi concede invece di lamentarmi per ciò che non ho o aspettare la felicità in un assurdo gioco d’azzardo, immaginando di avere un tempo infinito. Ho capito che siamo tutti “terminali”. C’è una frase bellissima di Confucio che dice: — Abbiamo due vite, la seconda inizia quando ci accorgiamo di averne solo una — . Affrontare la morte serenamente è possibile? Io mi sento di dire che non esiste una pratica bella e pronta da potersi applicare in ogni situazione. Sono vari i bisogni, le emozioni, i meccanismi di difesa, le reazioni psicologiche, la storia individuale. Morire sazi di giorni e paghi di ciò che si è stati non ha a che fare con la quantità di tempo che si è vissuto, quanto con la scelta di un modello di vita grazie al quale poter arrivare alla morte con la consapevolezza di avere vissuto, grati di ciò che si è avuto, perdonando ciò che non si è potuto avere o non si è potuti essere. E ancora, citando le parole di Giovanni Barrale in Solo l’amore guarisce «Un dolore estremo ci regala la perla più preziosa: la consapevolezza che la vita è essenzialmente un dono, per il quale sentiamo di dover ringraziare Qualcuno. Ci risvegliamo, a un tratto, dall’ingannevole sogno di essere noi i creatori di noi stessi e, per certi versi, anche del mondo.» Parole forti che non solo fanno tanto riflettere, ma che rappresentano anche un balsamo vivo per chi attraversa le cosiddette tempeste della vita, quelle nelle quali ci si sente spaesati, insicuri e senza punti di riferimento, sopratutto di fronte alla sofferenza a causa di una malattia e alla successiva perdita di una persona cara. Se il senso della scrittura è, anche se non prioritariamente, quello di lasciare agli altri una traccia di sé, qualcosa di positivo e costruttivo che possa essere d’aiuto e di conforto al prossimo, allora è possibile affermare che la Fiorito ci sia ampiamente riuscita. L’abilità dell’autrice si rivela anche nello spiegare le dinamiche e il funzionamento del corpo umano come “summa”, “contenitore” di un’importante parte spirituale, e dell’anima, necessarie a chiarire il concetto di armonia e di salute psicofisica. Interessante è anche la critica che l’autrice muove alla medicina tradizionale che per le cure si affida all’uso esclusivo dei farmaci. La Fiorito insiste, invece, sul concetto di armonia generale, unica ed efficace via per sanificare il malato. Per quanto la scienza possa fare passi avanti nella ricerca dei composti chimici per la realizzazione di farmaci efficaci, senza la considerazione della dimensione spirituale e dell’anima, fulcro di tutto il divenire all’interno e all’esterno dell’essere umano, non si potrà mai giungere ad un pieno stato di salute. Uno scritto denso e veritiero, colmo di umiltà e saggezza che il lettore avverte fin dalle prime pagine. La Fiorito non si mette in cattedra dimostrandosi detentrice di verità assolute ma, narrando la sua esperienza, arricchisce l’esperienza del prossimo. Se l’essere umano, come sostiene anche la psicanalisi, tende a fuggire dal dolore e ad inseguire il piacere, allora la ricerca della felicità si pone nella vita di ogni essere umano non solo come una necessità ma anche come una costante. Ma che cosa significa davvero essere felici? La felicità che tutti ricercano è possibile conquistarla? In che modo? In questo scritto la Fiorito ci fornisce spunti importanti su cui riflettere. Un’opera da tenere sempre a portata di mano e da consultare per ritrovare quella preziosa strada che può condurci alla luce, alla via maestra, alla ri-nascita.
INTERVISTA
Rispetto alla sua prima opera letteraria questa è prettamente autobiografica. Quanto costa ad un autore parlare di esperienze personali e delicate e quanto invece lo scrivere è catartico?
Per me scrivere è sempre una catarsi, al di là dell’esperienza letteraria e creativa che l’autobiografia potrebbe rappresentare. Scrivo di me e per me. Scrivere del mio passato mi ha permesso di vivere alcuni eventi con la maturità di oggi. Questo tornare indietro grazie alla scrittura, con la consapevolezza e la maturità di oggi, mi ha permesso di guardarmi più da vicino, di tuffarmi in maniera più profonda nella mia interiorità senza lasciarmi più travolgere dalle tempeste emotive e mentali dell’epoca in cui vivevo il mio dramma permettendomi anche di dare il via ad una nuova fase della mia vita. Raccontarmi mi ha permesso di osservarmi con uno sguardo nuovo e di comprendere in quale direzione sto andando, di capire se la mia vita corrisponde a ciò che sono realmente dentro di me o se ci sono degli aggiustamenti da fare. Aver affidato alle pagine gli stati d’animo, le dinamiche passate, i successi e/o i dolori mi ha permesso di inserire tutti questi eventi in un quadro generale, che potrebbe anche sfuggire mentre lo si vive, ma che mi si è palesato con molta più chiarezza mentre lo mettevo per iscritto in maniera più strutturata.
Fede, spiritualità, anima, pensiero positivo s’intrecciano e si fondono in questo scritto. Quanto importanti sono state per lei le letture in riferimento a tali argomenti?
Posso ben dire che sono state molto importanti e avendo sempre letto molto, sin da bambina, diciamo che ho acquisito un buon bagaglio che mi permette di trasferire poi su pagine bianche quanto ho appreso nel tempo.
Il suo si può considerare a tutti gli effetti un “saggio autobiografico”. Con quale spirito consiglierebbe al lettore di approcciarsi alla sua opera?
Sicuramente con uno spirito di umiltà e con apertura del cuore perché può essere utile leggermi sia a chi ha vissuto un dramma simile, sia a chi lo sta vivendo e sia pure a chi potrebbe imbattersi in un’esperienza simile dato che nessuno di noi può mai dire “A me questo non succederà mai”. La mia è una testimonianza di vita vera, vissuta e come tale vuole essere d’aiuto a quante più persone possibili facendo intendere soprattuto che, come affermo nel libro stesso, la sofferenza, il dolore, la morte sono una lezione che vuole dirci qualcosa e non un mero fatto che rimane lì senza alcun senso né tantomeno un punizione divina.
Se dovesse riassumere la sua opera in una frase, quale sarebbe?
Mi sembra che calzi a pennello la definizione data al mio scritto dall’autore della prefazione, dott. Riccardo Tomasello, che lo paragona a uno “spartito musicale” tra note stride e armonie vivaci…
Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?
Sì, certamente ma trovo ancora prematuro svelarne il contenuto. Posso solo dire che si tratta comunque di un saggio.
Dov'è possibile acquistare il suo libro?
Il libro si può acquistare in tutti gli Stores online (Amazon, Ibs, La Feltrinelli, Mondadori Store, etc…) e, su ordinazione, nelle librerie.
BIOGRAFIA
Maria Fiorito, insegnante di religione, nasce a Catania nel 1972. L’autrice pubblica il suo primo libro TeoDieta. Cibo e spiritualità: la strana coppia con Youcanprint Edizioni nel settembre 2019 e nel marzo 2020 apre il blog www.teodieta.it dove riprende e amplia i punti di TeoDieta dando vita a un vero e proprio percorso di cambiamento. È stata relatrice in diversi convegni nazionali col titolo “Alimentarsi o nutrirsi?” e “Istintività e consapevolezza”. Da una crepa entra la luce - Autobiobrafia di una conversione è il suo secondo libro. L'autrice stra lavorando al suo terzo libro.