L’AMORE LIQUIDO
di Gabriella Grieco
Un’anima candida come la neve
Recensione a cura di
Teresa Laterza
Vivere non è sempre facile, per alcuni è estremamente difficile, quasi una sorta di resistenza dalle tante sfaccettature, a volte violenta, altre inconsapevole. Sembra essere proprio questa la storia di Anna – protagonista del romanzo L’amore liquido, scritto dall’autrice Gabriella Grieco, 0111 Edizioni, anno di pubblicazione 2018, pagg. 188 – abbandonata e cresciuta in orfanotrofio che dovrà affrontare non poche avversità prima di ritrovare l’autentica se stessa e ricominciare a vivere. Un romanzo sulle donne, ma non solo per le donne. Una “radiografia” dell’intimo sentire femminile, di quei meandri nascosti dove spesso si originano i meccanismi più infimi e sottili che scattano senza che la donna se ne accorga e che lentamente distruggono l’identità, l’amor proprio e quello per la vita. Non si può vivere senza amore, quello inteso in senso universale, verso qualsiasi forma vivente: è questo il senso e la consapevolezza che accompagna il lettore nel e tra le righe del romanzo e anche il fulcro della storia che fa tanto riflettere e commuovere fino alle lacrime. Una storia di abusi psicologici e fisici: un inferno subdolo e devastante per il candido animo di Anna, dolce, attenta, premurosa, disponibile quasi fino alle estreme conseguenze. È, purtroppo, ciò che capita spesso a chi, essendo stato abbandonato, alle prime attenzioni dimostrate, si lega con devozione al proprio “aguzzino”. Ed è così che ha inizio per la protagonista una discesa che sembra non avere più fine: il bisogno di essere amata che lentamente copre e accetta qualsiasi compromesso fin quasi ad accantonare se stessa, i propri sogni, i propri desideri, fino quasi a dimenticare di esistere, fino ad immolarsi… per quale causa poi? La necessità di farsi accettare per timore di un altro rifiuto, di un altro abbandono, spinge Anna a diventare invisibile. Lei vive la sua vita in silenzio, in punta di piedi per non dare fastidio e per non irritare suo marito, un avvocato freddo e superficiale che l'unica declinazione dell’amore che conosce è quella spropositata del proprio ego. Anna, con molta probabilità, pensa di non meritare l’amore, di dover essere riconoscente nei confronti di chi l’ha sposata, “salvandola” e offrendole una vita agiata, lussuosa. Del resto era ciò che veniva insegnato dalle suore nell’orfanotrofio nel quale era cresciuta: stare alle regole, essere grate, ubbidienti e assecondare da brave mogli i voleri dei mariti. Ma in tutto questo calvario di Anna c’è il ricordo della sua migliore amica Gloria che l’accompagna per mano, passo dopo passo, durante le sue avventure. Gloria non c’è più. Un brutto male l’ha portata via, ma il bene che univa le due amiche resiste al gelo delle tempeste che si abbattono su Anna e travalica le dimensioni del tempo. Il loro è un bene prezioso, puro, forte, altruistico. A legare le due amiche è anche l’arte, coltivata da entrambe in condizioni di estrema difficoltà: Gloria ama dipingere, mentre Anna è appassionata di scrittura, unica via di fuga dalla dura realtà nella quale si sente prigioniera. E poi, con molta probabilità, c’è l’intervento divino: un evento che spezza il crudele “incantesimo”: un’anima candida come la neve che sarà per la protagonista balsamo, conforto, spinta e motivazione di rinascita. Nelle pagine scritte con estrema attenzione dall’autrice, brava a curare nei minimi dettagli ogni sequenza scenografica, il lettore riesce a vedere nitidamente con gli occhi dell’immaginazione ogni angolatura della storia, immedesimandosi nel personaggio di Anna, incitandola e incoraggiandola. Una penna decisa, quella dell’autrice, “spietata” e distaccata nelle descrizioni più crude e dolce in quelle che sanno di luce, di speranza, coraggio e rivincita. Ci si sente Anna sin dall’inizio della storia: si soffre, ci si annienta e si risorge con lei. Una sensibilità colma di sfumature, quella dell'autrice, sia nella descrizione delle situazioni e dei luoghi sia nella illustrazione dei personaggi narrati. Quella di Anna è forse la storia che accomuna nell’intimo sentire molte più donne di quanto si creda, non necessariamente abbandonate negli orfanotrofi, ma “schiave” di una società ancora troppo confacente a distorti e ingiustificati ruoli di genere che relegano il gentil sesso all’obbedienza, al rispetto, alla sottomissione. Una narrazione che fa riflettere sul diritto delle donne ad essere rispettate in quanto donne, esseri viventi con idee, sogni, desideri, aspirazioni, contro ogni aberrante e ingiustificato desiderio di possesso egocentrico ed egoistico maschilista che considera la donna come oggetto, proprietà di cui disporre a proprio uso e piacere. Significativo è anche il titolo scelto dall’autrice, L’amore liquido, che non è tanto identificativo di quel senso di fragilità dei legami affettivi di cui parla il Sociologo Zygmunt Bauman, riferendosi all’amore come sentimento ormai declassato, in quanto raggiunto dal consumismo imperante, ridotto a bene di consumo e quindi assoggettato a quella dinamica di attrazione e consunzione, bensì come qualcosa di penetrante, che fluisce nelle intercapedini più riposte dell’anima ormai arsa dall’indifferenza e riportata in vita da questo liquido miracoloso, rigenerante e salvifico. Chi sarà per Anna, a parte la costante presenza della sua migliore amica, questo amore liquido capace di restituirle il sorriso, il coraggio di essere se stessa e di riprendere in mano la sua vita? Lo scoprirete leggendo le pagine di questo bellissimo e coinvolge romanzo. Consigliatissimo!
BIOGRAFIA
Gabriella Grieco è una scrittrice diversamente giovane: il fisico invecchia, ma la mente mantiene inalterati l’entusiasmo e le speranze di una ragazzina e alla sua età continua a far progetti per quando “sarà grande”. Ha iniziato a scrivere ancora prima di saperlo fare, dettando al fratello maggiore le favole che gli aveva raccontato la sera, inventandole per lui. Di carattere schivo e solitario, non ha mai smesso di scrivere. Ha due grandi passioni, senza le quali non riuscirebbe a vivere: la scrittura e gli animali. Fino a oggi ha pubblicato “La morte è un’opzione accettabile” e “L’inferno è buio e freddo”, primi due romanzi di una trilogia, “Il passo del ragno” uscito anche come “Edderkoppens skritt” (Norwegian Edition), “Il silenzio di Rosa”. Questi romanzi, inizialmente pubblicati da piccole Case Editrici, sono stati poi ripubblicati in self-publishing. Sono usciti poi “Lampi di oscurità” con Edizioni TriplaE, “Sangue due volte rosso” con Il Seme Bianco, “L’amore liquido” con 0111Edizioni. L’ultimo lavoro, anche questo in self, è “April May Trappole mortali”, scritto a quattro mani e pubblicato con lo pseudonimo Chris Greeceman.
Le pagine dell'autrice:
https://tinyurl.com/y5n5m7se April May Trappole Mortali
INTERVISTA
Come nasce l'idea di questo libro?
È stato la mia grande passione per i cani a piantare il germoglio. Ho pensato a una storia in cui l’amore per un cane, puro e potente, diventasse occasione e forza per liberarsi di un altro amore. Uno sbagliato, che opprime, mortifica e diventa violenza.
Cosa significa scrivere per Gabriella Grieco?
Le parole sono le mie ali. Fragilità e forza femminile: il suo punto di vista. Ho sempre pensato che sia sbagliato, o quantomeno impreciso, definirci il sesso debole. Per forza fisica le donne sono quasi sempre inferiori all’uomo, ma se mettiamo sulla bilancia la forza interiore vediamo che i piatti pendono decisamente in nostro favore.
Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?
Sì, certo. Ho appena pubblicato un lavoro a quattro mani con lo pseudonimo Chris Greeceman che contiene i nomi di entrambe le autrici e stiamo scrivendo il secondo. Abbiamo infatti concepito una serie di gialli/romance con la stessa protagonista, e sono anche al lavoro su un thriller puro.
A proposito del suo libro...
Mi è stato chiesto se fosse autobiografico. Non lo è, ma questa domanda mi ha molto emozionata. È evidente che nella storia c’è una potenza particolare, un sentimento che scorre così forte da far pensare che dietro quelle pagine ci sia una sofferenza realmente vissuta. E questa è la bravura di chi scrive, indurre il lettore a credere che sia realtà.