PAROLE D’AMORE DI SIMONA BOSCO

GENERE: POESIA

Recensione a cura di Alessandra Ferraro e Loredana Angela

Fin dall’antichità i poeti si sono cimentati, ognuno a suo modo, nel raccontare il sentimento amoroso, da Saffo a Catullo a Neruda a Prévert fino a giungere alle poesie d’amore dei tempi più recenti. «Amore è fuoco scintillante negli occhi degli amanti… una follia discreta, dolcezza che sana.» È così che, in parte, lo descriveva William Shakespeare in Giulietta e Romeo, ma mentre il suo era sostanzialmente un amore travagliato e sofferto, per l’autrice Simona Bosco, nel libro Parole d’amore (Leone Editore, anno di pubblicazione 2020, pagg. 96) esso è essenzialmente quel motivo dolce, delicato, ma anche passionale della vita senza il quale tutto sarebbe piatto e monotono. Il sentimento di cui parla l’autrice non è figlio della sofferenza ma della gioia di un incontro fortunato in cui due individui inizialmente distinti e separati diventano il Noi di un amore in divenire. Esso è anello che congiunge, salda, fortifica, vivifica. L’autrice ci regala un componimento poetico raccontato come un romanzo in cui vi è un una storia tra due amanti che si incontrano e dialogano: dialogo, ma anche riflessioni fatte di attese, di silenzi e di tante parole che esprimono desideri, intenzioni, emozioni. La particolarità del racconto poetico dell’autrice è data dalla stesura di un prologo, volto ad introdurre l’azione, – così come si faceva nelle antiche tragedie e commedie greche e latine – molto ben strutturato che lentamente prepara il lettore a ciò che sarà l’evoluzione del racconto stesso. A volte è lei, Nuvola, che parla – come nel prologo –, altre volte lui, Vento. Nomi di fantasia che confessano questo legame prezioso, questo grande amore, così terreno ma allo stesso tempo magico, irrazionale ed eterno, perché, per quanto ci si sforzi di specificarlo, esso sfugge ad ogni definizione e l’unica cosa sensata che si possa fare è viverlo nella sua pienezza e “insensatezza”, in quel trasporto fuori dalla contingenza eppure così pregnantemente concreto. La stesura disposta in climax coinvolge emotivamente il lettore in un crescendo di situazioni e frangenti che si evolvono pur mantenendo la stessa tensione amorosa. L’amore che la Bosco ci racconta è quello della scoperta, della curiosità, della meraviglia: «Ho già il cuore a mille / So che mi aspetti. / Lasciami scoprire il tuo / mondo / con te». Una “storia a puntate” in cui l’emozione del momento diviene motivo di propositi come quello di lasciar parlare la stessa storia d’amore consentendole di fluire liberamente senza limiti, paletti o preoccupazione alcuna di utilizzare frasi che potrebbero apparire scontate – «Hai la combinazione del mio / cuore / sei arrivata e lo hai preso. / Stregato, coccolato, spalancato, svuotato / riempito di te…/» – ma che contengono in sé tutta l’esclusività e la preziosità del momento. E perché tale storia d’amore non rimanga solo nei ricordi di chi in prima persona l’ha vissuta ma divenga immortale, Vento esterna la necessità alla sua Dolce Nuvola che essa venga fissata su carta: «Dolce / sono fortemente intenzionato a farti scrivere un / libro / sarai tu a dargli il finale. / Quello che vorrai, costi quel / che costi. / E se dovrò coccolarti per / notti intere, lo farò…/». Una storia che narra l’incanto non solo della bellezza dei momenti preziosi che divengono armoniosa poesia, ma anche della stessa bellezza dell’oggetto amato, che è al contempo ispiratore di quei sentimenti di dolcezza e di attenzione, quasi da avvertirne il timore – perché delicato e prezioso – di potersi avvicinare e sfiorarlo, timore che subito dopo si trasforma in fuoco di passione che non ascolta rimandi né ragioni: «Hai acceso un fuoco potente / Difficile spegnerlo. / Il fuoco, quando avanza, / tutto prende. / Voglio prenderti». Versi in libertà che affascinano e catturano in un movimento che nasconde l’imprevedibilità dello stesso sentimento: ora pacato, mite, platonico, subito dopo vigoroso, e prepotente. Interessante la scelta dell’autrice di concentrare il modo di fare poesia in un unico componimento – anche se spezzettato – che ha un inizio, uno svolgimento e che lascia aperta ogni eventualità sul divenire, piuttosto che comporre una classica silloge con più componimenti poetici dai diversi temi. La Bosco si dimostra capace di coinvolgere il lettore con empatia e fascino: sono queste le parole che prima delle altre vengono in mente per commentare quest’opera così originale e innovativa. Ed è proprio l’empatia, grazie soprattutto al prologo, a ben predisporre il lettore ad addentrarsi nella storia narrata che si spalanca a quegli scenari immaginativi che solo un verso poetico immediato è capace di creare. Sono proprio l’immediatezza e la spontaneità a caratterizzare l’opera dell’autrice, così come la brevità delle espressioni, perché dopotutto quando si parla d’amore non servono giri di parole. Una poesia fresca quella della Bosco, quasi una fotografia di un primo ricordo amoroso, di un sentimento adolescenziale, un’esperienza intensa che travolge e che si incide in modo indelebile nella memoria. Non si sa cosa accadrà a Nuvola e Vento, protagonisti di questo racconto d’amore, loro hanno vissuto nel presente degli attimi… Il futuro è nelle mani del fato: «E ora silenzio, parla la vita». Libro consigliato non solo agli amanti della poesia ma a tutti gli innamorati dell’amore.

BIOGRAFIA

Simona Bosco è nata nel 1971 a Gallarate, in provincia di Varese. Ha due figli e nel tempo libero che il lavoro le concede ama dividersi tra famiglia, scrittura, sport, lettura e fotografia. La passione per la scrittura la accompagna fin dalla prima adolescenza. Per Leone Editore ha pubblicato L’Ombra del Girasole (2019), L’Eco del Passato (2020) e Parole d’amore (2020).

Recensione dell'opera L'ombra del girasole 

Recensione dell'opera L'eco del passato