MISTERO DONNA
DI MONICA ZARANTONELLO
GENERE: NARRATIVA
Monica Zarantonello torna in libreria con l’ultima opera della trilogia del “Mistero”: Mistero donna (Casa editrice BookSprint, anno di pubblicazione 2020, pagg. 220). Molto significativo è il titolo scelto dall’autrice poiché racchiude tutto il senso del romanzo incentrato sulla complessità del mondo femminile; complessità non riferita esclusivamente alla singolarità o peculiarità, che al contempo affascina e disorienta e che distingue ogni attrice-protagonista del narrato, ma anche ai misteri che le donne raccontate celano: segreti d’amore – amore inteso nelle varie declinazioni, anche e forse soprattutto quella passionale – che fondamentalmente rappresentano la chiave di volta delle vicende che si susseguono con ritmo incalzante. L’autrice narra di quattro generazioni di donne, dalla nipotina alla bisnonna – in realtà tutta la trilogia ha come protagoniste le donne, lasciando quasi sullo “sfondo” gli attori maschili sui quali tuttavia le loro azioni si ripercuotono – che vivono la loro esistenza in modo conflittuale nei rapporti. Contrasti, ambiguità, sofferenze, strani comportamenti sono descritti dall’autrice talvolta in maniera minuziosa, utilizzando in alcuni frangenti anche l’ironia che non solo fa sorridere il lettore ma lo spinge ad andare più a fondo per la necessità di comprendere il perché di certi buffi o inconsueti modi di fare. Uno stile, quello della Zarantonello, simile per alcuni versi a quello del famoso drammaturgo siciliano Luigi Pirandello, il quale con il suo umorismo del contrario ci ricorda che dietro comportamenti strani si celano spesso problematiche e sofferenze, le quali, lasciando segni significativi, si ripercuotono nel comportamento manifesto del soggetto-attore. Non vi è nell’autrice solo la bravura di imbastire una storia ben costruita, ma anche quella fine capacità di andare oltre la superficie addentrandosi in quei meandri più riposti dell’animo umano, scandagliandolo con una precisione quasi chirurgica, per quanto trattandosi di aspetti intimi e psicologici risulti sempre un’incognita disquisire o narrare di tali argomenti. Ma l’analisi della Zarantonello si spinge anche oltre – con l’impronta della psicologia sociale e delle rappresentazioni della nostra mente – nel delineare come fa lo psicologo Serge Moscovici le forze che caratterizzano il pensiero primitivo e quelle che invece costituiscono la credenza nel timore istintivo dell’uomo per ciò che non può controllare: «Si vedeva come dentro una stazione, con i bagagli pronti davanti a lei, ma nessuna forza per alzarsi e prendere un mezzo in grado di portarla altrove… il mondo interno che si confronta con quello esterno davanti alla paura dell’ignoto e dei giudizi della società. In cuor suo desiderava la libertà, ma fin dove si sarebbe spinta pur di ottenerla? Il suo Dio le chiedeva un nuovo impegno, una risoluzione che non sentiva essere quella giusta, non quella in grado di soddisfarla». In un groviglio di desideri e ruoli di responsabilità, percepiti più che reali, si scontrano anche fede religiosa e libertà. Se da una parte infatti la religione cattolica è lì a definire e limitare certi confini, dall’altra parte vi è quel desiderio di autenticità e libertà che scalpita per trovare una propria collocazione e giustificazione. Tale conflitto è ben delineato dalla scrittrice, anche simbolicamente, dal fantomatico certificato di annullamento del matrimonio della Sacra Rota che fa capolino come argomento in diversi passaggi del romanzo, e che ogni volta assume una valenza diversa nel modo stesso di percepirlo. Al di là dei conflitti generazionali descritti abilmente dall’autrice, soprattutto nel rapporto dell’insofferente adolescente Fiore con la madre Bijou, il romanzo scava nei vissuti, nella scelta importante di ogni protagonista di “guardarsi allo specchio”, affinché si possa prendere coscienza dell’esistenza in ognuno di noi di quel lato ombra che bisogna necessariamente accettare in quanto nessuno è completamente “angelo” o “demone”. La perfezione, sembra raccontare l’autrice tra le righe, non è di questo mondo, e il tutto sta nel divenire consapevoli di ciò. La consapevolezza e l’accettazione di un substrato nascosto e inconscio, che ci caratterizza come persone nei nostri atteggiamenti e comportamenti, rappresenta, quindi, la condizione sine qua non per delle positive ed equilibrate relazioni sociali del macrocosmo che hanno come fondamento quelle del microcosmo della famiglia. Ed è proprio il “nido” famigliare ad essere il fulcro di tutto il racconto della Zarantonello, in quanto, a ragione, investito non solo di una grande responsabilità attraverso gli imprescindibili legami di sangue, ma anche e soprattutto della realizzazione intelligente di un modo di essere famiglia che può divenire quel faro nell’oscurità, quell’ancora di salvezza che non limita o costringe, ma che al contrario può rappresentare quella spinta o motivazione per mettersi in discussione e capire ciò che siamo e ciò che realmente desideriamo. Un plauso alla scrittrice che ha saputo ricamare una storia verosimile, che diverte e sorprende, fuori dalla consueta concezione del semplice genere narrativo, arricchendone i contenuti con interessanti spunti delle preziose scienze umane, in un costante divenire dal sapore dolce-amaro della vita. Consigliatissimo!
Simona Fiorucci
BIOGRAFIA
Monica Zarantonello nata a Bologna nel febbraio del 1971. Sposata nel 1991 e madre di tre figli. Ereditando dal padre la passione per i viaggi si è diplomata come operatrice turistica, mentre la radicata convinzione religiosa unita all'interesse per la psicologia e le relazioni pubbliche l'hanno indirizzata al ruolo di accompagnatrice turistica specializzata in pellegrinaggi e all'apertura di un blog. Poliedrica e volitiva si è saputa adattare anche al ruolo di decoratrice di torte e alla biscotteria. Ha lavorato diversi anni nel salone di bellezza della sua famiglia senza mai abbandonare la scrittura che ha sempre coltivato fin da bambina.
I libri dell'autrice - Videointervista:
INTERVISTA
Come nasce l’idea di questo libro?
Mistero Donna è l'ultimo della trilogia del mistero. Dopo l’Eterna Giovinezza e la Felicità Altrui, si arriva al mistero più grande: la donna. Sempre più spesso considerata incomprensibile e complicata, soprattutto dal genere maschile, è un insieme di emozioni e reazioni che disorientano e affascinano allo stesso tempo. Come per gli altri romanzi della serie, anche qui in copertina si trova un mio disegno. Mi ero ripromessa di raccontarne la storia e così è stato.
Se dovesse riassumere il suo romanzo in 10 significative righe quali sarebbero?
Attraverso la storia di una famiglia prettamente femminile, dalla nipotina alla bisnonna, tutte queste donne hanno intrapreso relazioni complicate con il sesso opposto. Tratto da fatti realmente accaduti, vedremo come i loro caratteri e le loro peculiarità porteranno le protagoniste a relazioni opposte e contradditorie. Troveremo l’adolescente Fiore, che non sopporta il ruolo di subordinata ed è in conflitto perenne con la madre, Bijou. Quest’ultima è succube di un rapporto manipolativo e inconcludente, per quanto si consideri inconsapevole. La nonna cattolica praticante deve superare una rottura matrimoniale e una conseguente relazione, mentre la sorella vedova trasgressiva e anticonformista avrà il compito assai difficile di sciogliere una terribile maledizione. Un ruolo seppur marginale, ma di vitale importanza sarà quello della bisnonna, la cui storia d’amore continua ad avere ripercussioni non indifferenti sulla vita di tutti.
Quali sono i messaggi che ha voluto far passare attraverso questo libro di narrativa?
In questo romanzo il ruolo da protagonista ce l’ha la famiglia. Il luogo nel quale ci si confronta, si ride e si scherza, ma anche l’unico vero porto sicuro. Gli amici sono importanti, ma il rapporto di sangue è qualcosa di imprescindibile. Anche qui vi sarà chi non lo comprende, ma se lo si evince, ciò potrà fare la differenza. Questo è il messaggio principale che ci trasmetteranno le interpreti. Senza dimenticare che si può uscire da ogni situazione, anche la più complicata e la più inverosimile, aprendo la mente e mettendosi nella condizione di capire chi siamo e cosa realmente vogliamo.
Profondo e ironico. Con quali altri due aggettivi descriverebbe il suo romanzo?
Divertente e sorprendente. Sembrano quasi in contrasto, ma in realtà tutto il racconto è fatto di reazioni ed effetti contrastanti. Verità e bugie, fughe e quotidianità, complotti e uniformità, si alternano senza sosta, come la vita stessa.