FIORI D’INVERNO
Antologia a cura di Giuliana Caputo
Autori vari
“Il rifugio della scrittura prepara alla rinascita”
di Francesca Andruzzi
Fiori d’inverno – Antologia, a cura di Giuliana Caputo, Autori vari, Delta3 Edizioni, pagg. 140 – rafforza nel lettore la convinzione che la pandemia e le conseguenti restrizioni in tema di socialità abbiano avuto almeno il merito di stimolare gli scrittori ad una produzione forse mai tanto prolifica. Numerose, infatti, le pubblicazioni di autori, più o meno noti, che, nell’ultimo quadrimestre dell’anno appena trascorso, sono apparse sugli scaffali delle librerie, finalmente aperte nella perfetta osservanza delle regole di distanziamento, e sui numerosi siti di vendita on line. Il famigerato “blocco”, insomma, temuta malattia di ogni scrittore, è stato debellato dal vaccino dell’isolamento, che ha messo in movimento gli anticorpi necessari per donare movimento anche alle penne maggiormente refrattarie, come quelle dei cosiddetti meno noti, ma non per questo meno valenti, che dietro al succitato “blocco” spesso celano il timore del giudizio critico di coloro i quali restano fedeli solo agli autori famosi, spesso più per atteggiamento che per convinzione. Il panorama letterario italiano, infatti, è composto anche da indubbie professionalità nei più svariati ambiti lavorativi (insegnanti, professori universitari, mediatori culturali, pittori, psicologici e psicoterapeuti, avvocati, pedagoghi, manager, ricercatori, assistenti sociali, musicisti, filosofi, farmacisti, impiegati, medici) le quali sono in grado di trasfondere nella prosa e nella poesia le sensibilità anche acquisite in anni di esperienza lavorativa, a dimostrazione che il lavoro svolto con passione alimenta l’anima e non solo il corpo. Gli Autori di questa Antologia di prosa e poesia sono proprio appartenenti alle categorie professionali appena indicate e non nuovi all’esperimento scrittorio. Sotto l’egida di Giuliana Caputo nasce, appunto, Fiori d’inverno che raccoglie la produzione letteraria di questi narratori e poeti, dedicata al difficile momento che il mondo sta attraversando, a mezzo di componimenti che lo riguardano, più o meno direttamente. Ma, in fondo, parlare di forza, coraggio, di sentimenti è sempre di ausilio al superamento di ogni difficoltà. Il riferimento del titolo alla Natura, che riesce a donare fiori anche nei periodi climatici che paiono costringerla al letargo, manifesta la forza con la quale è possibile, anche per noi umani, che della Natura siamo parte integrante, fronteggiare ogni asperità, nella visione del fine della rinascita. Lo scopo della vita è una innegabile tensione – non nell’accezione del termine che, purtroppo, ha attanagliato e ancora attanaglia molti, nel coacervo delle preoccupazioni quotidiane – verso la vita stessa; la vita che tende alla vita, che si allunga verso sé, per non tradirsi, per non rinnegarsi. Come i fiori invernali riescono a crescere e a sbocciare anche in mezzo alla neve, donando una indiscutibile emozione, i “Fiori” di questa antologia, tra prosa e poesia, accarezzeranno l’animo ferito, prostrato da lunghi mesi di una esistenza che non sembra più essere vita, poiché privata di quelle abitudini che forse ante parevano addirittura pregne di monotonia e alle quali oggi invero si anela, come la cerva, di biblica memoria, al corso d’acqua. Prosa e poesia che non si limiteranno, però, ad accarezzare gli animi. Esse condurranno il lettore, per mano, dolcemente, verso la “speranza di un futuro migliore”, una speranza che significa libertà, quel valore assoluto che l’odioso virus - anch’esso, però, facente parte della Natura – sembra voler negare. La profonda cultura degli Autori emerge negli scritti contenuti ne i Fiori d’inverno; la capacità narrativa e poetica, per molti di loro già sperimentata a mezzo di numerose pubblicazioni, vi condurrà per mano in storie d’amore, di vicinato, di dolore, di gelosia, di strada, di eros, di guerra, di fede, di parentele, di dipendenze, di vizi e virtù, di frontiera. In tutti i racconti, in tutte le poesie, lo sguardo al futuro, aperto, difficile, ma fiducioso, senza sentimentalismi, ma con sentimento, perché la realtà esige speranza, benché consapevole del guado che l’umanità deve attraversare per giungere alla terra della libertà. Una raccolta da non perdere per una attesa e auspicata rinascita nel post pandemia; e da conservare e rileggere in tutte quelle occasioni in cui un guado apparirà quale oceano, che impedisce la vista della agognata terraferma, luogo di certezze. Questa Antologia non è solo frutto della indiscutibile bravura degli Autori, Luigi Anzalone, Gassama Babacar, Antonietta Fragnito, Carlo Ullo, Nunzio Lucarelli, Giuliano Minichiello, Emanuela Sica, Emilia Altieri, Stefania Aurigemma, Giuliana Caputo, Giovanna De Maio, Rosalia Donnici, Chiara Festa, Marika Luparella, Maria Antonietta Mattei, Roberta Pieruccini, Giuseppe Colasante, Francesco Di Lascia, Clara Gangemi, Nicola Prebenna, Salvatore Rampino, Antonia Tursi. Essa è espressione della loro sensibilità che nella tristezza e nel dolore ha trovato la massima espressione per inviare un messaggio di speranza al lettore: «Senza la tristezza e un po’ di dolore il poeta non scrive», afferma Francesco Di Lascia. Leggere questa Antologia sarà non solo quel piacere che è insito nell’apprezzamento dell’arte altrui. Sarà anche rispetto, partecipazione e arricchimento personale in quel dolce quanto istruttivo, al pari di tutti gli altri, componimento di Marika Luparella: «E quando sarà tutto finito, avremo imparato che il verbo più altruista è proteggere, e a coniugarlo in tutte le persone, per poter finalmente essere liberi». Sarà di ausilio per affrontare ogni avversità; come riescono a fare i fiori d’inverno.
BIOGRAFIA DELL’IDEATRICE DELL’ANTOLOGIA FIORI D’INVERNO
Giuliana Caputo
nata a Benevento, oggi risiede a Flumeri (AV). Laureata in lettere classiche ha insegnato nella scuola media e in vari Istituti di ogni ordine e grado. Scrive da sempre ma ha cominciato a pubblicare i suoi romanzi alla fine degli anni ‘90. Ha al suo attivo 15 romanzi, quasi tutti pubblicati dalla Delta 3 edizioni. Ultimi nel 2019-20, Il tempo sospeso, Mnamon ed.; Alla sorgente dei gamberi, Delta 3 ed. e La forma dell’uva, Ctl edizioni. Impegnata in ogni campo della comunicazione, ha collaborato a giornali, radio e televisioni locali.
INTERVISTA A GIULIANA CAPUTO
D.: Come è nata l’idea di realizzare “Fiori d’inverno”, che unisce prosa e poesia? E cosa, secondo lei, unisce i due generi letterari?
R.: Quanto al motivo che ci ha spinto a pubblicare questa antologia di prosa e poesia, credo di averlo chiarito nella mia nota editoriale e cioè il desiderio di riempire i nostri giorni di lockdown, con un comune impegno nelle cose che amiamo e che sappiamo fare: leggere, scrivere, confrontare le nostre emozioni e le idee. Insomma come in un piccolo Decamerone dei nostri giorni, abbiamo voluto sentirci uniti e vicini, intorno ai nostri computer, per sfuggire alla peste del 2020, raccontandoci storie diverse, emozioni diverse espresse in prosa e poesia. D’altra parte la nostra Antologia si apre proprio con la particolarissima preziosa poesia di Emanuela Sica, dedicata al grande attore Gigi Proietti, in dialetto romano, che precede la dotta introduzione del Prof. Luigi Anzalone, quale premessa ai tanti racconti e alle poesie dei nostri autori. Assai pertinente dunque la domanda su quale sia la differenza, se c’è, tra prosa e poesia. A mio avviso esiste una non lieve differenza tra le due forme espressive. Non si possono certo paragonare “I promessi sposi” di Manzoni con “L’infinito” di Leopardi. Due linguaggi del tutto diversi. Differisce completamente l’espressione del proprio sentire. In poesia si seguono leggi e regole talvolta anche in contrasto con quelle della grammatica perché si segue il ritmo del verso, il suono, la musicalità delle parole che nella recita diventa teatrale, implicando il tono di voce, le espressioni del viso e del corpo. Onore dunque ai poeti! Ma occorre sottolineare che spesso la prosa contiene momenti di pura poesia, come possiamo riscontrare nella prosa poetica della nostra autrice Stefania Aurigemma, mentre non si può dire ciò della poesia che, nel momento in cui diventa prosa, perde totalmente ogni magia.
D.: Le opere contenute in “Fiori d’inverno” toccano molteplici temi, non solo quello della pandemia da Covid19. In tutti, però, si coglie la speranza per un futuro migliore, non quale utopia, ma frutto dell’impegno di ognuno verso l’accoglienza e la protezione del nostro prossimo. Questa indigestione di isolamento, a suo parere, quale effetto avrà quando sarà finalmente possibile tornare ad incontrarci? Saremo, in concreto, capaci di fare tesoro dell’esperienza, visto che, come affermano gli Autori, la speranza dipende dai nostri comportamenti, o rischiamo anche solo un minimo di assuefazione a tenere la distanza?
R.: Abbiamo volutamente lasciato ampia libertà agli autori di trattare le più diverse tematiche, per non appesantire ulteriormente la già grave atmosfera che ci circonda. Nessuno di noi desiderava parlare in modo esclusivo della devastante pandemia, i cui numeri di infetti e di morti ogni giorno sovrastano tutti gli altri pensieri. Doveva essere anche un momento di evasione che ci portasse a riflettere su cose più amene, magari racconti d’amore come quello del prof. Luigi Anzalone o di riflessione sui problemi degli adolescenti come nel bellissimo racconto dell‘egregio prof. Giuliano Minichiello. E poesie che lasciassero libera l’immaginazione e la fantasia, spesso tornando ai più lieti ricordi del passato o ai giorni nostri sognando “Armonia di suoni e contrasto al crimine/squarci nuovi di cielo disegnino per un migliore domani”, come nella poesia: “Tre stelle” del prof. Nicola Prebenna. In tutte le poesie e in molti racconti presenti nell’antologia Fiori d’inverno, si avverte l’esigenza di maggiore solidarietà tra gli uomini e di una più aperta accoglienza che chiaramente si evince dal racconto di Marika Luparella e Babacar Gassama. Vorrei poter citare tutti i nostri autori ma chiaramente non è possibile, mi limiterò a dire che in ciascuno di loro è implicito il messaggio di grande speranza in un futuro a misura di uomo, che questa pandemia ci ha fatto sentire come esigenza più acuta. Sicché proprio in questa direzione sono rivolti tutti i nostri autori, far in modo che si colga questo momento drammatico per riflettere su quanto deve essere modificato in futuro nel nostro modo di vivere. L’isolamento che viviamo insomma dovrebbe avvertirci sul fatto che la vita è bella e piena quando si vive in libertà senza temere l’altro, siamo animali sociali la cui sopravvivenza, al contrario di altri animali che si sono estinti, è stata assicurata dall’ impegno comune per il bene di tutti.
D.: Gli Autori della sua antologia sono scrittori e poeti per passione, visto che ognuno di loro svolge altre professioni per vocazione e per far fronte alle necessità quotidiane. Eppure, se ciò non fosse stato evidenziato con brevi curricula in calce alle opere, davvero non si noterebbe la differenza con i migliori autori professionisti del nostro moderno panorama letterario. A suo parere, quali investimenti e politiche editoriali dovrebbero mettere in campo gli “scopritori” di talenti di penna, per maggiormente valorizzare gli autori meno noti agli occhi del grande pubblico?
R.: Sì, ha perfettamente ragione! I nostri autori sono scrittori e poeti per passione, anche se alcuni di loro possono vantare un’ampia produzione letteraria, per cui sono molto conosciuti nella nostra provincia e regione, ma poco noti al di fuori di essa. Così pure tutti gli autori presenti in questa antologia mostrano una straordinaria sensibilità e grande capacità di esprimere in versi e in prosa le loro emozioni, certo non inferiore a quella di altri molto più famosi. Cosa manca dunque, a che siano considerati e conosciuti a livello degli autori più famosi e letti in Italia? Presto detto! Mancano le case editrici, mancano i veri editori. Certo non nel numero, in verità abbondano anche troppo i mercanti di sogni. Ma appunto si tratta per lo più di commercianti che non leggono le opere proposte, dunque non sanno fiutare il bravo autore, né hanno il coraggio di seguirlo nelle vendite, investendo su di lui. Il problema vero insomma è che gli editori di oggi si accontentano di guadagnare quel minimo garantito, riducendosi a mere tipografie che stampano i libri di chiunque li paghi. Spero che tutto questo cambi nel prossimo futuro e finalmente rinasca la vera editoria, in grado di scoprire sempre nuovi talenti.
D.: Se dovesse descrivere con un fiore d’inverno i narratori e i poeti, quale sceglierebbe per le due categorie?
R.: Nella mia breve poesia in quarta di copertina, inneggio ai fiori d’inverno, alla loro forza nello sfidare il freddo e la neve, squarciando con colori e profumi il velo della solitudine, proprio come il linguaggio di scrittori e poeti che, con la forza delle parole fanno musica, rendendo meno gravi i giorni trascorsi da prigionieri, nelle nostre case. Se dovessi parlare dei veri e propri fiori d’inverno, indicherei i ciclamini con il loro delicato colore o i bucaneve che hanno forza di bucare il più fitto manto nevoso. Ma nel paragonare i nostri scrittori e poeti a dei fiori che sono comunque presenti in ogni stagione, mi viene spontaneo associare i garofani ai narratori e la rosa bianca ai poeti. Il garofano rosso si sa, è il fiore dalla bellezza classica, profumato e popolare, fiore di democrazia e socialismo. Una prosa chiara, fresca, spumeggiante e fruibile da parte di ogni lettore, è quanto di meglio un bravo scrittore possa riuscire a produrre. Ai nostri poeti invece associo la rosa bianca, per le sue proprietà rigeneranti, per la profondità e l’eternità degli affetti che simboleggia, per la sua estrema eleganza e la forza che non teme avversità. Infatti nelle poesie dei nostri poeti sono presenti i dolci ricordi, per un amore finito ma sempre presente, per l’amata sorella perduta che, per esempio, rivive nei versi del bravo Francesco Di Lascia, ma anche per il nostro presente descritto il più delle volte, come un cane che si morde la coda, in un circolo vizioso da cui, con il coraggio di tutti, contro ogni avversità bisogna venir fuori.
D.: “L’emozione non ha voce…”, così il testo di una nota canzone; certamente parla a mezzo dalla penna di tutti gli Autori dell’antologia e arriva al lettore, a volte dolcemente, altre volte in maniera più energica. Nella selezione delle opere, in quale misura il carattere emozionale delle stesse ha pesato sulla scelta definitiva?
R.: Proprio così. L’emozione non ha voce ma ha parole scritte, note musicali e colori per esprimersi. Abbiamo cercato proprio queste parole, queste note musicali, questi colori, nelle poesie e nei brani di prosa raccolti nella nostra antologia. Soprattutto la forza, talvolta selvaggia, delle emozioni: vicende vissute o meno in prima persona, acute riflessioni o la magia della fantasia, hanno avuto gran ruolo nella scelta delle opere proposte. Era nostra intenzione infatti, trascinare il lettore un po’ fuori dall’atmosfera di paura che grava sul mondo intero, facendo emergere la straordinaria capacità di ciascun autore di raccogliere in sé, anche in un momento di grande tristezza, tutti i sogni, le immagini e i ricordi più belli da offrire al lettore. Non mancano comunque brani e poesie che affrontano il dramma della pandemia, come il racconto verità, della nostra brava scrittrice Antonietta Fragnito, che insieme alla grande umanità, trasmette forte il brivido di una immensa emozione.
D.: L’ Antologia guarda al futuro; ai giovani, che sono il nostro futuro, che probabilmente sono quelli che patiscono maggiormente a livello psicologico questo sfortunato periodo, cosa direbbe per invitarli a leggere “Fiori d’inverno”?
R.: In realtà la nostra Antologia è rivolta a tutti, in questo periodo sarà ideale a farci compagnia. Un “livre de chevet”, come qualcuno dei nostri lettori lo ha definito, da tenere perciò sul comodino, da leggere e rileggere spesso durante la giornata o di sera per farci scivolare nel sonno senza angosce. È possibile scegliere a caso tra le varie opere proposte senza un impegno di lunga lettura, addentrarci in racconti e poesie che ci consentono una pausa rilassante, anche tra i lavori del giorno. Ciononostante, i lettori cui particolarmente è diretta la nostra opera, sono i giovani che inizialmente hanno guardato a questo periodo di pandemia, piuttosto come a una vacanza da impegni di scuola e di studio, una gradita sospensione delle attività, ma poi finiti i canti e la musica dai balconi, si son trovati peggio di tutti noi, a dover fare i conti con questo male oscuro che impedisce ogni contatto con gli amici e dunque anche il sorgere di nuovi interessi o grandi amori tipici della loro età. Sicché, soprattutto i giovani sono più danneggiati nei lori sogni di avventura e, ormai da lunghi mesi, vivono quasi al limite della sopportazione la lunga prigionia. In tutto questo tempo hanno interiorizzato la consapevolezza della loro impotenza e, proprio loro che si sentono invincibili, dinanzi all’ imprevedibilità di questo male, si sono trovati esposti come tutti, soli e ancora più delusi dalla vita. In loro soccorso può arrivare la lettura di questa antologia che si legge con facilità, ma che è profonda nei temi trattati con estrema delicatezza. Un libro di valore che li aiuterà a migliorare il modo di vedere le cose e darà sostegno ai sogni, ad ogni loro speranza nella bontà degli uomini e nel futuro.
FRASI DI DUE AUTORI RIPORTATE NELLA RECENSIONE
«Senza la tristezza e un po’ di dolore il poeta non scrive.» (Francesco Di Lascia).
«E quando sarà tutto finito, avremo imparato che il verbo più altruista è proteggere, e a coniugarlo in tutte le persone, per poter finalmente essere liberi». (Marika Luparella).