STELLA POLARE

DI MICHELA CASTELLO

GENERE: NARRATIVA

Qualcuno ha scritto: «Non è la vista che descrive il mondo, ma è la mente a governarne strutture e, laddove è possibile, anche i fenomeni». Se per mente s’intende in senso più ampio l’anima – così com’è intesa da parte della filosofia e della psicologia – allora è ciò che accade a Melissa, protagonista non vedente degli undici racconti di Michela Castello contenuti nel libro Stella polare (DreamBOOK edizioni, anno di pubblicazione 2016, pagg. 92). Se a primo impatto i racconti danno l’impressione di un’opera frutto di esclusiva fantasia, da un’analisi più approfondita appare evidente che si è di fronte ad un lavoro letterario accurato e molto più realistico di quanto si creda, tanto nei significati quanto negli insegnamenti che con delicatezza, ma con altrettanta incisività, l’autrice trasmette. Un’opera di indubbio spessore che ha consentito alla scrittrice di classificarsi terza al premio letterario nazionale EquiLibri del 2019 dell’Associazione Culturale Piazza Navona. Anche se le esperienze più pregnanti che vive la protagonista dei racconti accadono in momenti meditativi, di rilassatezza, simili al sogno, è proprio attraverso esse che Melissa ne esce rincuorata, confortata, accolta, amata. I significati simbolici – che fungono da aiuto – mediati dalla dilatazione-espansione della sua coscienza in determinati momenti si rivelano portatori di grandi verità. Affascinanti risultano le descrizioni in riferimento al modo di esperire della protagonista nel suo contatto-rapporto con la natura – luogo ideale di connessione con il proprio sé – dove avvengono i suoi incontri con un “lui” misterioso, presenza spirituale – per metà evanescente, dato che è percepito come presenza che ha una voce ben distinta – che illumina il cammino di Melissa proprio come può fare una stella polare che, nell’immaginario collettivo, rappresenta un punto di riferimento: vivida luce che nel buio indica la direzione, la via da percorrere. Ed è proprio dal ricordo di una voce reale, udita nel passato dalla protagonista, che il suo “lui” misterioso prende vita, animandosi nelle esperienze meditative di Melissa che le consentono di trovarsi in un’altra dimensione dove tanto lo spazio quanto il tempo non solo appaiono dilatati, ma anche arricchiti da elementi simbolici, colori, forme che assumono nuova consistenza. Ma chi è questo lui? Colui che nella vita reale ormai ha cessato di esistere ma che continua a essere presente nel ricordo come persona spirituale nella vita della protagonista, oppure è quella voce-guida della coscienza che si origina quando Melissa riesce a connettersi con la sua parte spirituale, quella spontanea, autentica e che le ricorda con naturalezza e semplicità il vero significato dell’esistere? Al di là della curiosità di scoprire chi sia effettivamente questa presenza misteriosa – alla quale la Castello in due racconti attribuisce il nome di Paolo – i viaggi interiori compiuti da Melissa, accompagnati dalla voce-guida, si rivelano ricchi di sorprese inducendo la protagonista a riflettere e a placare le sue inquietudini, donandole conforto e speranza. La misteriosa presenza è per Melissa un’importante guida spirituale che l’aiuta a conoscersi meglio e a comprendere quali siano le cose veramente importanti. Così, la guida le spiega, allora, per esempio, come conti solo l’essere, o meglio la vera essenza, e non l’apparire, e come nella vita ognuno indossi: «gli abiti che gli servono per quelle determinate circostanze. Ma il corpo e l’anima sono puri, spogli e liberi da tutti gli orpelli. Non stupirti quindi se ognuno recita un ruolo diverso a seconda delle occasioni. Quello che conta, non dimenticarlo mai, è la persona in quanto essere umano, non il lavoro che svolge. Quando lasceremo questo mondo, torneremo a casa solo con la nostra essenza e col nostro bagaglio di esperienze, non con i vestiti che abbiamo indossato in vita e con le ricchezze che abbiamo posseduto. Se ognuno di noi si ricordasse di ciò più spesso e lo avesse sempre presente, nel mondo ci sarebbero molte meno ingiustizie e il potere, la cattiveria e l’avidità non la farebbero da padroni. Se tutti fossimo più umili, vivremmo in pace, equilibrio e armonia… Il lavoro non nobilita la persona, quello serve solo per darci da vivere e talvolta per metterci in relazione con gli altri. Sii sempre te stessa… non permettere a nessuno di intaccare la tua integrità». Altro significato importante che la voce-guida le rivela è quello dell’immortalità dell’anima: il contatto col corpo può dunque cessare ma non quello con l’anima; anima che l’autrice paragona ad un chicco di grano nel suo ciclo: collocazione del seme nella terra, crescita, maturazione e morte. Allo stesso modo l’anima, una volta impossessatasi di un corpo fisico, vi rimane per il tempo necessario alla sua evoluzione, per poi uscirne ed iniziare una nuova vita all’interno di un altro corpo, in un ciclo continuo. Anche l’argomento malattia è utilizzato dalla voce-guida per far capire a Melissa che paradossalmente, quando il corpo si ammala, solo allora riusciamo a comprendere quali siano le cose che contano davvero. Pur variegata nel modo di narrare sensazioni ed emozioni, l’opera di Michela Castello per i temi trattati – la ricerca di sé, la giusta considerazione dei beni materiali, l’inquietudine – benché abbia una sua originalità e peculiarità, è per certi versi paragonabile allo spessore dell’opera Siddharta di Hermann Hesse, e tende ad invitare il lettore a cercare la propria strada verso l’autenticità e la saggezza: due viaggi diversi ma per molti aspetti simili. Complimenti all’autrice!

Loredana Angela 

INTERVISTA

Come nasce l'idea di questo libro?

Come dico sempre, questo libro è nato quasi per caso. Nei primi mesi del 2013 avevo fatto leggere ad alcune colleghe un paio di testi pubblicati circa dieci anni prima sul sito di una cara amica. A quei tempi condividevo i miei scritti solo con una cerchia molto ristretta di persone. Loro, alquanto colpite da ciò che trasmettevo nei miei racconti, mi esortavano a riprendere a farlo. Inizialmente ero frastornata, non sapevo dove andare a parare. L’ispirazione mi arrivò dalla voce di “Lui”, una persona reale che è entrata nella mia vita solo con la sua voce e che è diventata, inconsapevolmente, il filo conduttore dei testi che compongono la raccolta Stella polare. Cominciai a scrivere quei racconti spinta dal desiderio di dare un senso a quella voce che mi accompagna fin da quando la udii molti anni fa per la prima volta in televisione. Pensai che, se una voce era stata per me un così importante punto di riferimento, allora avrebbe potuto esserlo o diventarlo anche per altri. Raccontarlo, anche se in forma di racconto di fantasia, era quindi da una parte un omaggio a colui che mi accompagna da sempre nei momenti bui (e che nel frattempo era morto), e dall’altra uno “strumento” che mettevo a disposizione del lettore perché anche lui, o lei, trovasse, fuori o dentro di sé quella voce. Inizialmente scrivevo per lo più per me stessa, per esorcizzare il dolore per la morte di Lui e per non averlo mai potuto conoscere e stringergli la mano. Nei miei scritti realizzavo ciò che nella fantasia non è avvenuto. Non pensavo nemmeno lontanamente di pubblicarli. Quando conobbi Stefano Mecenate, titolare della casa editrice dreamBOOK edizioni, si dimostrò fin dall’inizio interessato a ciò che scrivevo e mi propose di raccogliere i miei racconti in un libro. L’idea mi piacque molto e iniziai l’iter che mi ha portata alla pubblicazione del mio testo. Stella Polare è un titolo simbolico: la stella polare è l’astro più luminoso, è una luce che guida. Lui, il co-protagonista della raccolta, rappresenta una sorta di guida spirituale per Melissa. È la sua stella polare perché illumina la sua anima e le permette, con la semplice vibrazione prodotta dal suono della sua voce, di compiere un viaggio dentro di lei e di scoprire i lati più profondi e nascosti della sua persona, portando alla luce aspetti di lei che le erano sconosciuti.

Cosa significa scrivere per Michela Castello?

Io scrivo fin dai primi anni delle elementari. Inizialmente tenevo il classico diario: scrivevo di nascosto, guardandomi bene dal far leggere i miei testi agli altri, per lo più i miei pensieri e le mie emozioni. Scrivere significa per me mettere nero su bianco tutto ciò che non riesco a trasmettere con le parole.

Cosa consiglierebbe a chi volesse approcciarsi al mondo della scrittura?

Trovo il mondo della scrittura molto bello e affascinante. Chiunque secondo me, se ha un libro nel cassetto, può realizzare il sogno di pubblicarlo, purché ci creda fino in fondo. È molto difficile farsi conoscere in un paese, dove le persone ormai non leggono più nemmeno i testi classici, ma penso che se una persona ha fiducia in se stessa e nelle sue capacità e persevera caparbiamente nel suo intento, anche se ci vuole tempo, prima o poi i risultati arrivano.

Il suo libro è ricco di insegnamenti valoriali. Quali tra i tanti valori metterebbe in cima?

è  difficile rispondere a questa domanda. D’istinto mi sentirei di dire l’amore e il coraggio di fronte alle difficoltà. Tra i vari simboli da me usati, quello che tra tutti mi emoziona maggiormente è il bucaneve. Quando alcuni anni prima di dedicargli il mio racconto ne avevo letto il significato e la simbologia, ne ero rimasta molto colpita. Il bucaneve ha un significato molto bello e profondo: è il fiore che annuncia la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. È veramente incredibile vedere come un fiore così piccolo e fragile, con i petali delicati, riesca a farsi spazio tra la neve e a uscire, rivendicando il suo diritto di esistere e di trionfare perché l’amore vince sempre a dispetto di tutte le difficoltà.

A proposito del suo libro.

Chi fosse interessato ad acquistare il mio libro, lo trova sul sito www.dreambookedizioni.it.

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BIOGRAFIA

Michela Castello abita a Pontedera, in provincia di Pisa. Ha 50 anni e lavora come impiegata. Nel tempo libero le piace camminare in mezzo al verde e partecipare alle serate di astronomia con un’associazione di astrofili, di cui fa parte da alcuni anni. Ama molto il sole, stare a contatto con la natura, il silenzio, la meditazione e ascoltare musica. È più portata per la prosa che per la poesia. Scrive per lo più racconti brevi che esprimono un approccio mistico-spirituale. Nel 2016 esce la sua raccolta di racconti “Stella Polare”, edita da DreamBOOK Edizioni. Come autori le piacciono molto Ernst Hemingway, Hermann Hesse, Kahlil Gibran, Paulo Coelho e Giovanni Verga.