MADRI PER SEMPRE

DI FEDERICA STORACE

GENERE: NARRATIVA “SAGGIO”/“DOCUMENTO”/AUTOBIOGRAFIA

Tutto si genera dall’amore e tutto ha senso nell’amore. Sembrerebbe il ritornello di una canzone, è invece il senso dell’ultimo nato di Federica Storace, Madri per sempre – Donne raccontano maternità possibili (Erga edizioni, anno di pubblicazione 2020, pagg. 174) che racchiude una toccante storia e quattro interviste a suore che con il loro operato e le loro idee contribuiscono alla cultura della cura, cura intesa come impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, proprio così come Papa Francesco ha ribadito in occasione della 54ᵃ giornata mondiale della pace. Significativo e polisemico è il titolo del libro il cui riferimento non è a quell’amore limitato a due persone anche se tutto l'amore si origina da esso, ma a quella capacità d’amare che scavalca i confini del nostro piccolo orticello per aprirsi al mondo, donandosi; in quanto, come scrive Federica Storace, la maternità non è un fatto fisico ma di cuore. La generatività, propria dell’universo femminile, che nell’immaginario collettivo rimanda all’idea di madre, alla gestazione, alla prole, alla procreazione, si dilata e si espande fino a divenire altro: alterità, ascolto, accoglienza, impegno, responsabilità, libertà. La parola generatività deriva dalla radice greca gignomai che significa essere, far essere, far accadere. Cioè la capacità, tipicamente umana, di mettere al mondo. Ma – ben al di là dell’aspetto biologico (il mettere al mondo un figlio) – “generare” è espressione di quell’energia interna che apre, appunto, le persone al mondo e agli altri, così da metterle in grado di agire efficacemente e contribuire con atti creativi a ciò che le circonda. Facendo essere, la generatività ci fa essere. L’amore, quindi, da punto di partenza e sentimento privato e intimo, diviene “fenomeno” sociale. Significativa a tal proposito è la frase di Sant’Agostino che dice: «Initium ut esset creatus est homo» (L’uomo è creato per essere l’inizio). Ma è creato. Può essere inizio in quanto creato, generato: inizio di qualcosa di talmente grande che dà senso e ragion d’essere alla stessa umanità. In una società in cui predominano, purtroppo, l’individualismo e l’egoismo, l’opera di Federica Storace – che può essere per alcuni versi definita saggio letterario – ha il merito di farci riflettere sulle possibilità del genere umano e su quanto sia importante il mettersi a disposizione per degli obbiettivi più grandi che contemplino il rispetto e il benessere dell’intera collettività. L’opera della Storace, partendo dal miracolo e dal mistero della maternità incarnata nelle due figure bibliche per eccellenza: Elisabetta e Maria, attraverso un percorso della maternità religiosa e poi etico-sociale, si sofferma sul significato polisemico della maternità, in quanto essere madri, generare, è un’esperienza non limitata, appunto, al rapporto madre-figlio ma abbraccia anche le modalità di essere e di porsi in relazione agli altri, non solo attraverso il dialogo ma forse e anche soprattutto con l’educazione, termine quest’ultimo che, derivando da educere – dal verbo latino educĕre (cioè trarre fuori, “tirar fuori”) – si espleta, si manifesta, tramite la capacità di far essere l’altro, aiutandolo a tirar fuori ciò che di bello ha dentro di sé. Significative queste parole della Storace: «Essere madre è un continuo dare alla luce i propri figli. Generarli nuovamente nel concedere, ad esempio, la graduale autonomia indispensabile per la loro crescita, accantonare la sterile morale per educarli alla coerenza, rinunciare alla protezione soffocante che crea soltanto degli eterni bambini… Sapere che noi apparteniamo a loro e non viceversa, che non si ama un figlio pretendendo il suo affetto, la gratitudine o la realizzazione di quello che non abbiamo saputo fare noi. I figli si amano semplicemente perché si gioisce nel vederli crescere. I figli sono amore… “concretizzato.”» Ed è così – anzi dovrebbe e potrebbe esserlo – anche per l’amore che ogni essere umano può donare all’altro senza essere, necessariamente, biologicamente madre o figlio perché il termine generare è onnicomprensivo. Generare, è anche scrivere una poesia, un libro; è l’opera dell’artigiano che mette a frutto il suo sapere per fare qualcosa di bello e utile per il prossimo e che rimarrà nel tempo, come un seme in continua rigenerazione. Proprio come degli artigiani, i personaggi del libro della Storace esprimono la loro maternità attraverso modalità creative di esperienze sentitamente vissute in grado di rigenerare la società contribuendo al bene comune; così Suor Alessandra Smerilli racconta di come si occupa della cura delle donne nell’economia, Suor Gabriella Bottani della cura delle donne oggetto di tratta, Madre Maria Emmanuel Corradini dell’accoglienza ai gruppi e Suor Caterina Cangià dell’utilizzo delle nuove tecnologie per l’apprendimento. Molto commovente è il racconto autobiografico di Federica Storace inserito nel libro che come figlia – nel senso più ampio del termine – accompagna una madre – anche in questo caso il termine assume una connotazione dilatata – nel suo percorso di malattia fino agli ultimi momenti, o quasi, dato che per via degli ultimi accadimenti in riferimento al Covid 19 e alle regole ad esso connesse, non riesce ad essere presente come vorrebbe e a darle l’ultimo saluto. Ma al di là di una fine, purtroppo, preannunciata, quello che colpisce nel racconto sono l’amore, la cura, le attenzioni, verso questa madre ormai così fragile e indifesa ma che viene stimolata dalla figlia a tirar fuori, fino all’ultimo, in maniera tale da farla sentire utile e importante, tutto quello che di buono e positivo c’è dentro il suo essere… L’opera letteraria di Federica Storace, inoltre, nella sua parte più propriamente saggistica, non trascura di ricordare che, benché l’amore sia spontaneo nelle donne capaci di donarsi incondizionatamente, esse hanno in passato, per il gravoso peso delle sovrastrutture culturali e religiose, pagato un prezzo molto alto, per qualunque cosa desiderassero fare nella loro vita in quanto si sono dovute piegare – in realtà per alcuni versi c’è ancora tanta strada da fare – ad un contesto socio-culturale in cui l’uomo dominava tutti gli ambiti della società. Un “excursus” molto significativo che insieme a racconti e toccanti interviste ci restituisce uno scritto di spessore dove ragione e sentimento, fede e determinazione si completano nella realizzazione di un “telos” nobile e necessario non solo per il benessere, ma anche e soprattutto per un cambiamento dell’umanità che finché sarà legata a ragioni individualiste non potrà beneficiare dei prodigiosi effetti della generatività. Consigliatissimo!

Francesca Autieri

INTERVISTA 

Come nasce l’idea di questo libro?

Avevo da tempo il desiderio di affrontare i temi della femminilità, della donna, della maternità e… delle maternità perché mi interessavano e per aver avuto l’opportunità di riflettere a lungo sulla mia esperienza personale di donna, madre, insegnante, scrittrice. Mi sono sentita interpellata dalle varie vicende di cronaca, passata e presente, dalla situazione socio-economica e culturale di ieri e di oggi, dalle diverse donne che sono poi “entrate” nel mio libro a raccontare le loro appassionanti storie. Ho poi vissuto un’esperienza personale molto significativa che ha, in un certo senso, “chiuso il cerchio” del mio percorso individuale e relazionale. Ed è poi arrivato il momento di scrivere “Madri per sempre…”, per condividere le mie riflessioni ed esperienze con i lettori, offrire punti di vista diversi su argomenti già ampiamente affrontati e, per me, riprendere un nuovo tratto del cammino… Un puzzle ricco di informazioni, ma anche di forti emozioni.

Ci dica qualcosa in più del suo racconto autobiografico inserito nel libro.

Umberto Eco ha affermato: “C’è una sola cosa che si scrive solo per se stesso, ed è la lista della spesa. Serve a ricordarti che cosa devi comperare, e quando hai comperato puoi distruggerla perché non serve a nessun altro. Ogni altra cosa che scrivi, la scrivi per dire qualcosa a qualcuno”. La parte autobiografica che ho inserito in “Madri per sempre…” è in sintonia con questa “massima” che trovo molto calzante con la mia sensibilità ed il ruolo che attribuisco alla scrittura. La vicenda che racconto è il profondo rapporto di affetto che mi ha unito (e mi unisce) ad Anna Maria Frison. Figlia di Maria Ausiliatrice, insegnante di Lettere come me, con cui ho scritto, a quattro mani, “Impossibili ma non troppo. Storie di cuore e fantasia” Editrice Elledici, 2017. La nostra amicizia “trasfigurata” è ed è diventata, per entrambe, un’occasione di arricchimento e crescita, una condivisione a 360 gradi del nostro essere donne pur nella consapevolezza delle diversità che, composte come in un puzzle, si sono trasformate in una ricchezza di gioia, bellezza e bene che ha coinvolto molti altri oltre noi. Un rapporto che si è delineato, per le ragioni che i lettori potranno scoprire dalle pagine del libro, come quello tra madre e figlia. Due ruoli che abbiamo vissuto tra luci ed ombre, tra intesa profondissima e contraddizioni, a volte, dolorose. Una vicenda umanissima che, poco per volta, da figlia, mi ha trasformato in madre perché Anna Maria era malata di Parkinson e l’aggravarsi delle sue condizioni di salute ci ha spinte a trovare, sempre con speranza e “creatività”, mille modi per poter vivere appieno, testimoniando la dignità di ogni fragilità, ed essere più forti della malattia. Naturalmente le emozioni sono forti come forte è stato ed è il sentimento che ci ha unite e tutte le esperienze condivise che, ora, portano, fruttano in un’altra dimensione pur nella sofferenza della separazione della morte. Il nostro libro, “Impossibili ma non troppo…”, una raccolta di racconti per ragazzi e non solo, è la testimonianza tangibile della nostra “maternità condivisa”. Scrivere, insieme, con la malattia che incalzava, non è stato facile ma siamo riuscite a comunicare, ad un ampio numero di lettori, un messaggio che non volevamo finisse “buttato” nel cestino come una lista della spesa ovvero che, grazie all’amore, tenace e caparbio, l’amore donato, anche l’impossibile può trasformarsi in realtà. Per noi è stato così. Quest’anno “Impossibili ma non troppo. Storie di cuore e fantasia” e “Scialla e poi splendi”, una nuova raccolta di racconti (Placebook Publishing & Writer Agency 2019), sono stati insigniti del Premio Speciale Didattica per il libero pensiero al Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana. Purtroppo non ho potuto condividere con Anna Maria questo traguardo ma ho dedicato questo riconoscimento a lei ed al nostro volerci bene che, come un seme, germoglia e genera frutti che noi neppure immaginiamo… Sempre per questa ragione non ho voluto tenere per me il racconto della nostra vicenda personale, le esperienze condivise, i nostri modi diversi ma fecondi di essere madri che hanno travalicato la maternità, semplicemente intesa in senso biologico, per aprirci ad orizzonti molto più ampi. L’estate scorsa Anna Maria è mancata e perciò ho capito che era arrivato il momento opportuno per raccontare la nostra “storia” che, nella sua “pienezza”, poteva essere significativa anche per altri, soprattutto in un contesto culturale che crediamo affrancato da luoghi comuni e pregiudizi e che, invece, necessita, forse, di maggiori “aperture”, di un ritorno alla dimensione umana delle relazioni, del recupero di un’ottica del “dono”.

Crede che tutti riescano a ben comprendere il significato e gli effetti del nostro essere esseri generativi?

Forse non tutti… La nostra società è più improntata al “possesso” che al dono, ad una visione egoistica piuttosto che accogliente. Ci sono tante esperienze in corso che puntano ad una trasformazione di “prospettiva”. “Madri per sempre…” vorrebbe essere soltanto un piccolo contributo perché si attui questo “cambio di passo” necessario più che mai in questo tempo così fragile e critico.

Ascolto, accoglienza, libertà. Come si coniugano con l’amore per Federica Storace?

Per me l’amore è il “motore” dell’esistenza. Tutti siamo fatti per amare ed essere amati, due dimensioni che non si possono disgiungere, separare… L’amore poi si declina in tanti modi, a seconda delle persone. Ogni essere umano è unico, originale, irripetibile… in tutto, anche nel modo di vivere ed esprimere l’amore. Personalmente credo che l’amore da “ideale” debba trasformarsi in realtà, vita vissuta altrimenti resta qualcosa di sterile e perciò… inutile, una parola priva di significato. Per me l’amore è “fare spazio”, è accoglienza incondizionata come avviene nel grembo delle madri quando sono in attesa di un bambino. È anche reciprocità naturalmente. Non si può soltanto chiedere e pretendere: il dono presuppone tenerezza, rispetto, fatica, fedeltà, sincerità reciproche. La libertà. Se ne parla tanto oggi… Io la intendo come la scelta di assumersi responsabilità, capacità di sacrificio, continua pazienza di ricominciare, rispetto … Non certo essere liberi di fare quello che si vuole: troppo comodo e… lontano dall’amore, quello vero, che lascia il segno e può trasformare la vita. Ed è questo amore quello narrato in “Madri per sempre…”. Un amore capace di dare la luce la vita, in mille modi, al di là dell’aspetto esclusivamente generativo perché donare la vita e donarsi alla vita è qualcosa che oltrepassa la dimensione della “carne” ed ogni pregiudizio…

Scriva ciò che ritiene importante in riferimento al suo libro.

Questo amore, che ha segnato e vive ancora, pulsante, nella mia vita, è raccontato anche nelle quattro interviste che concludono il libro. Ho avuto la fortuna di poter dialogare con quattro donne speciali, consacrate, che non hanno perciò avuto figli loro ma che hanno saputo vivere pienamente la maternità rendendo generativa e feconda la loro scelta di castità come, del resto, ha fatto anche Anna Maria della sua vita. La “Squadra delle Madri per sempre”, che i lettori potranno conoscere e senz’altro apprezzare, è così… schierata… nel campo delle pagine del libro. Sr. Alessandra Smerilli, economista, docente universitaria, referente della Commissione Economia dello Stato Vaticano e della Task Force Anticovid voluta da Papa Francesco. Donna dell’economia e della cura. Sr. Gabriella Bottani, pedagogista sociale, responsabile internazionale della rete Talitha Kum che si occupa, in 92 paesi del mondo, di contrasto alla tratta degli essere umani. Donna della dignità umana. Madre M. Emmanule Corradini, Badessa del Monastero di San Raimondo a Piacenza, capace di una profonda spiritualità profondamente radicata nella realtà attuale in cui predica il messaggio evangelico con capacità e misericordia. Donna sospinta dalla Grazia. Sr. Caterina Cangià, esperta in multimedialità, docente universitaria, Sisternet, protagonista di numerose e significative esperienze in campo didattico, in cui, da tanti anni, coniuga i social media, lo studio delle lingue, il teatro e la passione per l’educazione. Per chi cerca un libro speciale, originale e …sorprendente… “Madri per sempre…” è quello giusto. Da non perdere. Disponibile in tutte le librerie, sulle piattaforme online e sul sito della Casa Editrice Erga Edizioni.

BIOGRAFIA

Federica Storace, insegnante di Lettere e Filosofia, vive e lavora a Genova. Sposata, madre di due figli, insegnante, impegnata nel volontariato educativo, in particolare con la ONLUS “IL NODO SULLE ALI DEL MONDO”. Ha pubblicato due romanzi. Nel 2007 "La famiglia non è una malattia grave", San Paolo Editore, nel 2010 "Banchi di squola", Macchione Editore. "Impossibili ma non troppo... storie di cuore e fantasia", 2017 Editrice Elledici, è la sua terza pubblicazione, la prima a quattro mani, con Anna Maria Frison. Nel 2019 si è classificata come finalista al Premio Letterario La Quara con la Short Story “Posta, Europa e inaspettate avventure”. Ha pubblicato la raccolta di storie di ragazzi d’oggi “Scialla e poi splendi” Placebook Publishing & Writer Agency 2019. Queste due raccolte di racconti sono state entrambe premiate nell’edizione di quest’anno del Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana per la sezione Narrativa edita, Premio speciale “Didattica al libero pensiero”. Alcune sue poesie e racconti sono stati pubblicati in diverse Antologie nel 2019 e 2020. Ha ricevuto una menzione d’onore nella 43ᵃ Edizione del Concorso Letterario La Tigulliana 2020 per la Sezione Poesia a tema libero. Oltre a MADRI PER SEMPRE, uscirà nei prossimi mesi, per Tomolo Edigiò Edizioni, il racconto illustrato, con alcune tavole a fumetti, per ragazzi “Il ladro di sogni”che è già stato lanciato, in anteprima, ad Italia Book Festival e al Salone del Libro di Barcellona in occasione dell’evento A RADICAL DECEMBER.