TRA LE PARETI DEL TEMPO

DI MADDALENA CORIGLIANO BIVONA

GENERE: POESIA

RECENSIONE

Al di là di schemi metrici tradizionali, lontano da luoghi comuni e da epigonismi che spesso minano la poesia contemporanea, i versi di Maddalena Corigliano Bivona risuonano più che mai intensi, autentici, detentori di una spiccata singolarità e di un tessuto emotivo ricamato sul e dal tempo. Maturata dentro di sé, come emerge dai suoi versi, una sana accettazione del suo tempo, l’autrice dedica questa silloge ai bambini di tutto il mondo, speranza del futuro, soprattutto a quelli a cui è stata rubata l’innocenza, a quelli lasciati morire di fame o sotto le bombe, come scrive la stessa autrice, nel completo disinteresse e nella gelida indifferenza. Ed il suo poetare stride con quella realtà di sofferenza tanto distante dai ricordi della sua fanciullezza, dov’era, invece, amata e considerata; e attraverso la sua penna pare che l’autrice si senta privilegiata per il suo trascorso ma allo stesso tempo addolorata e a disagio, per chi vive un’infanzia poco o per nulla fortunata. Ed è così grata per la sua infanzia da aver fissato nella memoria quel suo tempo innocente. E in effetti, il tempo esiste solo ed esclusivamente in relazione ad un posto, ad un’emozione, ad un ricordo a delle figure di riferimento importanti come sono per l’autrice i genitori. Esso diviene, allora, luogo dell’anima; e anche se il tempo cronologico imperturbabile scorre, proiettato verso il futuro, quello soggettivo rimane incastonato, come delimitato da un recinto a protezione dei ricordi stessi. Non è dunque tanto il tempo in sé quello raccontato dai poeti, bensì quello legato alle esperienze soggettive. E per Maddalena Corigliano Bivona nella silloge Tra le pareti del tempo (edizioni Etabeta, anno di pubblicazione 2020, pagg. 98) il tempo è proprio quel contenitore, quello spazio, che lascia intatti i ricordi, alcuni più vividi, altri meno. E tra queste pareti del suo tempo, riaffiorano le voci, gli odori, i colori, le sensazioni della sua fanciullezza; simboli di radici e identità attraverso i quali l’autrice si riconosce. Il tempo, nella silloge della Corigliano assume, come anche in Giuseppe Ungaretti, una valenza nostalgica - «... Il mio cuore / oggi / non è altro / che un battito di nostalgia» (versi della poesia Oggi di Ungaretti) - ma è anche quello sforzo, quell’impegno di trattenere qualcosa impedendo che tutto si perda e svanisca nello stesso turbinio del tempo. Tante sono le voci che tornano alla mente dell’autrice, come quella della madre che cantava mentre faceva il bucato e l’aria intorno profumava di cenere: «Accorato era il tuo canto / che inondava l’aria e / il sole i tuoi pensieri affogava / nell’acqua del bucato. / Noi fanciulli ci rincorrevamo / tra lenzuola sbatacchiate dal vento e / dal profumo di cenere. / Chissà, cosa turbava il tuo cuore! / Forse l’ombra del mattino? / E tu, madre accorta, / alleggerire volevi il nostro fardello e / col cuore cantavi alla vita» (dalla poesia Cantavi col cuore). Frammenti di un passato ormai lontano, eppure così vivi nella memoria dell’autrice capace di saper, in pochi versi, trasmettere un’infinità di sensazioni facendo rivivere al lettore similari attimi preziosi. In effetti, bravo poeta è colui che non solo riesce a trasmettere emozioni ma anche a “disegnare” situazioni nelle quali trasportare soavemente il lettore. Come pagine di un diario, le poesie dell’autrice narrano preziosi quadretti quotidiani, semplici e genuini episodi di vita che sembrano animarsi e staccarsi dalle pagine. L’accentuata sensibilità della poetessa le permette di ricordare distintamente anche la sua cara maestra, Maria Luisa Casavola Airò, alla quale dedica una poesia, intitolata Alla mia maestra, nei cui versi emerge la nostalgia per la dolcezza del suo essere, del suo viso e della sua voce: «Nel cuore ancora memorie fanciulle / di un volto giovane, delicato e / un corpo esile dalle lievi movenze. / Nel suo sapere, dal vario sapore, / sempre un sorriso alla vita e in noi bimbi, / dagli occhi incantati e dalle menti in fermento, / un seme di bene lasciava. / Nell’acqua dei fiumi lento il tempo scorreva e / i ricordi custodiva e la sua voce / sempre dolce risuonava e la mano al mio e / all’altrui cammino con gioia tendeva. / Dopo cinquant’anni in molte rivista l’hanno e / tutte sul volto la sua dolcezza ritrovavano ed / io gaudio provavo per quei ricordi rimasti / sempre nel mio cuore di fanciulla». Si nota una delicata armonia nella composizione dei suoi versi, in qualche componimento ancora più evidente grazie all’uso della figura retorica dell’anafora come nella poesia Attendo la pioggia: «… Attendo la pioggia d’estate / quando il sole inaridisce la terra e / incendia gli sterpi. / Attendo la pioggia di ogni stagione per far battere il cuore e rinverdire l’amore…». Insieme all’armonia del verso, la bellezza della poesia si completa con il fare gentile, educato, dell’autrice, che con il suo procedere in punta di piedi, nonostante la saggezza dell’età adulta, non si erge a scrittore che detiene verità assolute, ponendosi con lo sguardo al di sopra del tutto, anzi si considera partecipe della vita che osserva intorno a sé per narrare i palpiti dell’anima, senza giudicare e con occhi puri. Questo suo modo di essere è chiaramente espresso nel componimento Chi sono io: «Sono forse l’ovattata luna che chiarore / al cielo notturno irradia? / Sono forse la sabbia che il ghibli / disperde sulle arse dune? / Sono forse il mare ove muoiono le onde / quando manca il vento? / Sono forse la bianca margherita pronta / a donare il suo nettare all’ape laboriosa?… / Forse sono solo una nota senza voce per rincorrere il silenzio». Ma la poesia di Maddalena Corigliano è tanto altro: amore per la natura, consapevolezza della caducità della vita, ringraziamento per ciò che la vita le ha donato (affetti, possibilità) preghiera e conforto divino. Una silloge di indiscutibile sensibilità e valore artistico e umano che non può mancare nelle nostre librerie.

Amelia Desiati

INTERVISTA

Come nasce l’idea di questa silloge?

L’idea di “Tra le pareti del tempo” nasce dal desiderio di fare un viaggio a ritroso nel passato per ritrovare le radici, l’identità snodando la mia vita. Nella raccolta c’è un recupero di ricordi, di esperienze umane, di vissuti, in senso più lato, che ho voluto tracciare sulla carta per dare loro memoria.

Poesia e catarsi: il suo parere a riguardo.

Personalmente considero la Poesia il “luogo dell’anima”. Essa, inevitabilmente porta all’elevazione dello spirito perché traccia un solco netto che divide la mente dalla quotidianità e la fa vivere in una dimensione nuova ove si eleva sempre più. La poesia, infatti, permette di indagare l’io più profondo, che è il giudice di ognuno di noi e al quale non si può mentire, per far emergere i sentimenti autentici, puri, nobili. Molte volte la poesia si fa anche portavoce di valori e, quindi, diviene arricchimento interiore, meditazione, riflessione, riscatto, purificazione. La poesia ha ancora la possibilità di conciliare il poeta con se stesso e di proiettarlo in una dimensione più ampia dove può accogliere ed elevare anche il lettore che entra a far parte del proprio mondo interiore, dei meandri più nascosti della propria anima.

Il tempo all’interno della sua concezione poetica...

Tra i temi centrali della silloge, e in tutte le mie raccolte, c’è sicuramente il tempo visto nella sua ambivalenza storica e biologica. Il tempo storico è la raccolta delle voci, cioè dei vissuti nella loro complessità. È il tempo che ti viene concesso dalla vita e che si vive a seconda di come il destino lo ha configurato, scritto per te. Il tempo biologico è quello del mutamento fisico, dalla nascita alla vecchia, del trasformarsi e consumarsi delle cose. È anche voglia di lasciare un’impronta di sé nello scorrere dell’esistenza. Il tempo, ancora, trascende e prescinde dalla nostra volontà; trascorre inesorabilmente e noi siamo lì a viverlo finché abbiamo vita. C’è anche una sorta di nostalgia nello scorrere del mio tempo che sfugge dalle nostre mani, che non si può recuperare: il passato è passato e l’oggi è oggi e quindi, secondo me, va vissuto pienamente ed impregnato soprattutto di presente; dopo, resta appunto la nostalgia per le cose non fatte o fatte male e l’impotenza di non poterlo recuperare. Il tempo è, perciò, l’immagine speculare di noi stessi; è l’orologio della nostra esistenza e tocca a noi viverlo al meglio per non avere rimpianti, rimorsi, nostalgie;il tempo è anche maestro di vita che porta alla saggezza.

A proposito della sua silloge...

Oserei definire la presente silloge una raccolta di voci racchiuse in uno scrigno, lo scrigno della mia vita. Alcune volte esse giungono inaspettate e i ricordi, quindi, non sono definibili per cui si ha bisogno di scavare nel proprio io e nel proprio passato, come menzionavo in apertura di codesta intervista, per recuperare ogni frammento utile allo scrivere. Molte altre volte le voci sono chiare, echeggianti, mai scalfite dal tempo, ad un passo e pronte a porgere ricordi ben circostanziati. Sono proprie esse a non essere mai andate via dalla mente e dal cuore, anzi mi prendono per mano e mi riconducono sui sentieri della mia vita e del mio tempo ed avverto solo il bisogno di dare loro consistenza e memoria. Le mie poesie si vestono di semplicità, comunicazione immediata, quasi colloquiale, perché voglio coinvolgere subito il lettore, emo-zionarlo e farlo innamorare della poesia. Credo nel potere universale di essa e voglio condividerla attraverso una poetica che tratta i temi eterni dell’uomo: amore, odio, fragilità, quotidianità, libertà, fratellanza, diritti… e che le danno una freschezza che non muta nel tempo anche se cambia il modo di scrivere. I miei versi sono permeati di spiritualità. Io busso spesso alle porte della mia anima per dare voce poi a sentimenti universali, come dicevo prima. Un altro elemento imprescindibile è la realtà che mi circonda, sono le bellezze del Creato che spesso divengono anche metafora di vita. I miei occhi sono carichi di curiosità, hanno sempre uno sguardo nuovo per cogliere la bellezza esteriore e farla diventare interiore. La mia poesia è ancora ricca di connotazioni, di immagini descrittive, visive che riportano alla mente i versi di alcuni poeti del Novecento. Penso di possedere anche una forte creatività che mi permette di trasmutare in leggiadria anche la realtà più cruda. Qualcuno ha detto che leggere i miei versi significa non sentirsi soli. Nella raccolta c’è un leggero sfogliare di pagine e un sostare fra le righe per leggere ricordi e parole d’amore tra le pareti del tempo.

Ha in cantiere qualche altro lavoro poetico?

Ne ho ben due: “Il giorno sconfina le finestre”, di prossima pubblicazione, e ”Tra le pieghe del cielo”. Sono due nuove sillogi in cui il verso si riempie di bellezze naturali, di sentimenti palpitanti, di un pizzico di saggezza. Il tempo scorre, ma io sento in me un fanciullino sempre pronto a darmi la mano e a farmi scrutare la vita da angolazioni nuove e a farmi innamorare sempre più del nuovo e del bello. Attraverso la bellezza dell’arte, nelle sue varie declinazioni, si elevano ed arricchiscono l’anima e l’animo.

BIOGRAFIA

Maddalena Corigliano Bivona Nasce a Lizzano (TA) nel 1951. Conduce le sue prime esperienze lavorative in Germania, dal 1970 al 1984, lavorando come assistente sociale ed insegnando alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione tedesco e del Ministero degli Affari Esteri italiano. Rientra in Italia nel settembre dell’84 ed insegna nella Scuola Primaria di Lizzano sino al 2009, anno in cui va in pensione. Ama da sempre la poesia, ma incomincia a scrivere in modo sistematico e a raccogliere i propri lavori a partire dal 1996. Nel corso degli anni ha pubblicato le sillogi: “Frammenti lirici”, “Sussurri tra il verde”, “Pallido inverno”, “Profumo di ulivi”, “Respiri di Luna”, “Passi sull’anima”, “Tra le pareti del tempo” e ”Vi racconto” (raccolta di favole e racconti). Di prossima pubblicazione la silloge” Il giorno sconfina le finestre” con l’editore Gian Carlo Lisi, Pulsano- Taranto. Ha ricevuto premi e riconoscimenti vari in svariati Concorsi Letterari, solo per citarne alcuni: 1° posto- Concorso di Poesia Nazionale - Moica Taranto; Premio alla Carriera “Rende…in Versi”- Rende - Cosenza; 1° e 3° posto Concorso Internazionale di Poesia - Cerchiara di Calabria – Cosenza; 2° Posto “ Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Città di Crispiano”- Taranto; 1° Posto per Concorso di Poesia, Narrativa e Arte “ Pietro Iadeluca & Amici” - Pereto (Aquila) e premio assoluto per la pubblicazione di un libro; Premio Antologia “Primavera” Gruppo Letterario Culturale Pulsano – Taranto e pubblicazione di una silloge. Le sue poesie si trovano in diverse antologie e nella rivista” Euterpe” dell’omonima associazione di Jesi, con la quale collabora, e alcune sono tradotte in rumeno e in portoghese. Nel 2010 partecipa alla rassegna letteraria ”Un’ora con te”, organizzata dal Centro culturale Valle d’Itria in collaborazione con le varie librerie della provincia di Taranto conseguendo ottimi risultati di critica, stampa e pubblico. Nello stesso anno partecipa con la Fondazione Nuove Proposte al Progetto Giambattista Gifuni - Crispiano (TA) e riceve il Premio “Ignazio Ciaia” (con l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica) per l’opera “Sussurri tra il verde”. Nel 2012 prende parte ad una rassegna di Autori vari, col progetto culturale itinerante “Pioggia di libri”, indetto dall’ associazione culturale “Cuore di Terra Jonica”, come relatrice nelle scuole, elementari e medie, del territorio ionico e vince per la sezione poesia con il testo “Sussurri tra il verde”; per la stessa cura un ciclo di incontri culturali a Lizzano, dedicati alla memoria del poeta Antonio Saracino, in cui sono ospiti scrittori, poeti e giornalisti. Nell’agosto del 2012 partecipa come ospite all’incontro nazionale tra poeti, indetto da Aletti Editore, a Poggio Imperiale (Cosenza). Alle sue poesie si sono interessati poeti, scrittori, professori, saggisti e pittori, tra cui: Antonio Lupo, Cosimo Rodia, Enzo Randazzo, Giuseppe Marino, Maria Letizia Gangemi, Grazia De Punzio, Maria Luisa Casavola Airò, Giovanna Spinelli, N.D. Baronessa Elisa Silvatici, Annamaria Tanucci, Cosimo Annicchiarico.