ZINGARA IN TRANSITO
di LILLI SIMBARI
GENERE: POESIA
RECENSIONE
Cosa è la poesia se non un viaggio alla ricerca più profonda del sé, di quella ragione che rappresenta l’essenza più autentica e pulsante del nostro esistere ed essere nel e per il mondo? Come è ben noto, la storia del pensiero filosofico – e non solo – è costellata di viaggi alla scoperta del divino, dello Spirito, del sé. Ma chi è il viaggiatore autentico? Di certo quell’uomo disposto ad abbandonare la quotidianità e le “certezze” per scoprire la propria identità liberata dai vincoli dell’ambiente in cui vive. E se è vero che le poesie nascono in seguito a un continuo viaggio-ricerca anche della parola che cura, la silloge di Lilli Simbari, impreziosita da suggestive fotografie, Zingara in transito (Aletti editore, anno di pubblicazione 2019, pagg. 52) è un vagare fuori e soprattutto dentro di sé alla ricerca di quei significati e di quella dimensione che insieme possono dare un senso e una collocazione ideale al suo esistere, così come a quelle emozioni e a quei sentimenti che sovente sfuggono, perché sfumati e dai contorni spesso indefiniti. Laddove ci sono solchi, voragini, incomprensioni, situazioni irrisolte, ostacoli, è proprio nel suo errare che l’autrice si ritrova. Il lasciarsi andare, la libertà di avvertire con i cinque sensi, e soprattutto con quelli dell’anima che hanno una percezione soggettiva, singolare, capaci di comunicare con un proprio alfabeto e linguaggio, consentono all’autrice di ritrovare quel suo filo guida, scevro da vincoli, pregiudizi, condizionamenti, limiti e luoghi comuni. Ed è proprio la libertà ad essere motivo di riflessione della poetessa; libertà non solo da luoghi, ma libertà di spazi interiori, di pensiero, di affermazione della propria unicità e singolarità, di quella capacità di svincolarsi da determinate “imposizioni”: «Ti ho inseguito / nelle provocazioni / del genere umano / nella guerra interiore / tra la mia idea di Logos è Psiche / nella pretesa illimitata / di assimilare la capacità di sprizzare / coriandoli / di No. / Una delicata lacrima di brina cade / nell’istante / nell’eternità / nel silenzio / nell’essenziale. / Epifania di libertà» (dalla poesia Libertà). Ogni viaggio, ogni cammino – «Il cammino porta in grembo il successo dell’essere / rituffandoti / nella spirale color vita» (dalla poesia Ti ho scoperto uomo) – presuppone la curiosità della scoperta e la necessità e il coraggio del cambiamento; cambiamento che non significa disconoscere il proprio luogo di provenienza, i propri affetti che rimangono importanti, legati alle radici del nostro essere, bensì possibilità di fare esperienze, di evolversi, di capire al di là del prestabilito: «… la vita ha più coraggio del calcolo…» (dalla poesia Ti ho scoperto uomo). Ed è nella necessità del suo vagare che l’autrice trova la dimensione ideale, le risposte alla natura del suo essere “zingara” – «Noi / prima… sognare l’abisso di un bisogno / poi… vivere l’assenza di paura e il totale appagamento / … / Io / Esserci tutta / Valigia / di radici profonde e coperta stellata. / Io / Zingara, in transito.» (Dalla poesia Zingara in transito) – natura che non sempre è compresa dagli altri: «Ho radici di mangrovia / io / annacquate e arcuate / dalle maree / dei turbamenti di vita. / Tra gli annodati sotterranei / si nascondono / coralli preziosi / di personale vicenda / che i tuoi occhi impediti / non sono riusciti a cogliere» (dalla poesia Radici di Mangrovia). Sarebbe più facile restare nei luoghi conosciuti, dell’abitudine e del consueto, nella sicurezza del quotidiano, ma lo sguardo dell’autrice, perennemente rivolto all’orizzonte, è sempre ansioso di esplorare l’altrove, pur consapevole delle difficoltà che potrà incontrare: «Cammino / impervio / ma scelto / così che / le piaghe dei piedi / anestetizzino / momentaneamente / la spina perenne / nel cuore» (dalla poesia In un chicco di caffè). Alcune scelte possono essere non comprese e creare distanze, barriere… con persone care, così, quel rito del caffè tanto prezioso con la madre, ad un certo punto sembra non bastare più: «L’ignota stonatura / non accordava / il ritrovo delle Anime. / Proseguivano nel fare finta di nulla…»; ma poi l’amore tutto può è finalmente arriva il giorno del perdono: «Rivederti / amarti. / Rivedermi / sentirmi amata / mamma» (dalla poesia A mia madre). E mentre tutto si evolve e cambiano scenari e orizzonti qualcosa però rimane come punto fermo, porto sicuro dell’anima: è quella matita che ha fatto il suo tempo, e benché malconcia, consumata, mangiucchiata, spezzata – come scrive la stessa autrice – è febbricitante di parole: «Affondo / maneggiandoti come un taglierino. / La tua punta / modella la coscienza / traccia graffi nella bianca pelle / ancora macchiata di solitudine e mancanza. / Fluttuano le emozioni / lo squarcio si trasforma in anfiteatro di vita / pullulano le relazioni / sgorgano con impetuosità le riflessioni / delineo i miei confini, elimino il superfluo / solco i mari di nuovi progetti» (dalla poesia Matita). È così che la scrittura poetica per l’autrice è contemporaneamente terra d’approdo e motivo per ripartire. Un’intensa silloge che scandaglia e accarezza bisogni e necessità della vita nell’essenzialità delle intercapedini dell’essere.
Loredana Angela
INTERVISTA
Come nasce l« »idea di questa silloge?
A differenza della prima silloge, Zingara in transito, nasce a seguito di una profonda riflessione sulla mia scrittura poetica e sulla volontà di rendere fruibile ai lettori la scrittura come “strumento” di relazione. Come più volte affermato e come riportato all’apertura della raccolta, le poesie nascono da un continuo cammino-ricerca della parola che cura, affinché “ogni vita vera sia un incontro”. Zingara in transito, è inoltre, una silloge più delle altre autobiografica. Sono nata a Crotone, in Calabria, per poi subito dopo la nascita, per motivi legati alla condizione lavorativa di mio padre, fino all’età di 18 anni ho girovagato in lungo e largo la Calabria, la Lucania, l’Abruzzo per approdare nella magnifica Urbino, dove attualmente vivo. Da qui, Zingara in transito e da qui la sentita Radici di Mangrovia. Ho avvertito, ad un certo punto della mia vita, l’esigenza di dare senso alla mia inquietudine, al mio cammino. Di dare voce alla consapevolezza che, seppure in continuo movimento esterno ed emotivo, nella valigia oltre ciò che si evince in copertina ci sono sempre e comunque i miei punti di riferimento, i miei affetti e i miei valori. Tant’è che il titolo originario era Cuore di zingara, fermo.
Cosa significa scrivere poesie per Lilli Simbari?
Molte volte, in occasione delle mie presentazioni, ho autenticamente affermato l’importanza della mia matita (scrivo con la matita e quando riesco, ancora, con il pennino). Nella poesia Matita affermo “a te che disegni il senso della mia esistenza”. La mia esperienza biografica, non avrebbe questo senso, se non avessi scritto. Le competenze acquisite non solo con la scrittura, ma con il mio percorso personale e professionale di counseling umanistico esistenziale mi offre la piena consapevolezza che il senso, a differenza del significato, arriva successivamente e arriva con maggiore facilità se acquisiamo le nostre parole, la nostra strategia intesa come strumento di creatività. La scrittura va comunque di pari passo con la lettura e la curiosità di apprendere l’arte della parola da maestri della “poesia”. A volte da sola, sorrido. Come adesso che sto rispondendo a queste domande. Personalmente ritengo che ognuno di noi abbia un destino disegnato e cucito su misura. All’età di soli due mesi, mia madre era bibliotecaria, la carrozzina ha stazionato per anni immersa e sommersa da libri. Io amo l’odore della carta stampata, preferisco il libro cartaceo, in questo sono ancora antica. I libri sono stati i miei amici, quasi esclusivi, per la maggior parte dei miei anni e sopratutto nella mia fase adolescenziale.
Quanto catartica è per Lilli Simbari la poesia?
Da come si evince dalle risposte precedenti, la poesia è stata molto catartica per me. È partita come un’urgenza che si è evoluta dalla scrittura dei classici diari, alle bozze di poesia, sino alla pubblicazione nel 2016 della prima silloge a seguito della partecipazione e il riconoscimento al concorso organizzato a Milano dalle figlie e dal maestro Giovanni Nuti che ha musicato le poesia di Alda Merini. La prima pubblicazione, posso dire, senza vergogna, è stata quasi “casuale”, non so forse il termine preciso potrebbe essere inconsapevole. Ho avuto la fortuna che al di là della forma il tema della sincronicità, dell’equazione di fisica quantistica che racchiude la formula dell’Amore e della Bellezza è arrivata ai lettori. Credo il punto cruciale nella mia esperienza poetica sia stato proprio questo. Dal 2016 ho sentito l’esigenza di lavorare sulla forma, sulla densità della parola, sul simbolo che bypassa il cognitivo per arrivare al lettore nella sua pregnanza. Da questa volontà che avevo un messaggio importante da dare, oltre che la matrice creativa è nata Zingara in transito. Desideravo che la mia vicenda da biografica e catartica divenisse comprensibile e utile anche per il lettore. Ho avuto l’ausilio formativo della mia casa editrice sia attraverso il confronto con altri importanti poeti contemporanei che con il poeta editore Giuseppe Aletti che mi ha formato e tutt’ora mi sta formando nell’Accademia di scrittura poetica.
A proposito della sua silloge...
Zingara in transito è una silloge che ho mandato in ristampa, nonostante la sospensione delle presentazioni a causa del primo lockdown. Credo che il successo legato a questo libro sia intanto la prefazione del maestro Alessandro Quasimodo, attore teatrale e figlio del premio Nobel e della poetessa e artista a me tanto amata Maria Cumani. È stata una sensazione bellissima ricevere la prefazione di chi non ti conosce e attraverso le tue parole, ti toglie la pelle e ti restituisce ciò che sei. Mi piace pensare che la silloge trasmetta chiaramente che si può rimanere fermi su valori squisitamente umani anche essendo una “zingara”. Nella valigia della silloge ci sono tutte le mie relazioni significative: dalla famiglia originaria, all’amore, alla natura, allo sport, al sociale a cui dedico la maggior parte del mio tempo libero. Da questo movimento esterno e interno che produce continuamente “crepe” fuoriesce la luce. Questo è il dono che spero di aver trasmesso con questo libro.
Ha in cantiere qualche altro libro poetico?
Il periodo del lockdown è stato molto fertile per me. Fertile a livello produttivo, fertile a livello di riconoscimenti ottenuti. In questo mese uscirà la mia terza silloge, con Aletti editore, dal titolo Estetica di un Amore con la prefazione del poeta Giuseppe Aletti. Rispetto a Zingara in transito c’è un’ulteriore, a mio parere, densità della parola. Con Estetica ho voluto rischiare: non ci sono foto, ma sono 40 poesie su cui tanto ho lavorato affinché la parola potesse esprimere non solo contenuti ed emozioni, ma anche e sopratutto sensazioni. Come dico sempre scherzando, ho eliminato le “scorciatoie”. Inoltre altrettante 40 poesie sono attualmente in concorso al Premio internazionale Salvatore Quasimodo con il titolo significativo di “È tempo di poesia”. Indipendentemente dal risultato concorsuale, ci lavorerò per la quarta silloge. L’operazione importante e meticolosa che faccio prima di mandare in stampa il libro è la limatura. Elimino, con fatica, ma lascio andare.
BIOGRAFIA
Lilli Simbari è un counselor umanistico integrato specializzato in bioenergetica. Laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università di Urbino è docente di italiano, storia e filosofia. È stata presidente e coordinatrice pedagogica di un centro per l’infanzia e la famiglia. A seguito di tale esperienza ha pubblicato nel novembre 2014 con la Casa editrice In Mind una trilogia di favole per bambini dal titolo Sshhh … stiamo leggendo una storia – In punta di piedi. Attualmente è presidente dell'ASD Urbino Rugby e portavoce del progetto Oltrelameta che intende offrire la possibilità anche a ragazzi con problemi sia motori che psichici di praticare rugby integrato. Da anni svolge formazione e supervisione per educatori impegnati nella tutela dei minori sia in ambito di situazioni di disagio che di disabilità fisica e psichica con particolare attenzione all’autismo. Nel 2016 ha pubblicato con la casa editrice Aletti una silloge di poesie dal titolo (d+m)Y = 0. Del 2019 è la seconda silloge, Zingara in transito, sempre con la casa editrice Aletti e con la prefazione del maestro Alessandro Quasimodo. Con Estetica di un Amore, terza silloge in uscita a Gennaio 2021, continua il viaggio-ricerca dell’autrice “della parola che cura”, approfondendo grazie ad una maggiore consapevolezza, “il sentire”. I più importanti riconoscimenti poetici:
- 2015 finalista Slam Poetry “Alda Merini” con la presenza in giuria del maestro Giovanni Nuti;
- 2016 entra nella Comunità di poeti Federiciani dove arriva finalista con “Gitana”,
- La poesia Amarti è stata visionata e giunta top ten al CET dal maestro Giulio Mogol nel 2019, nel 2020 ancora top ten al medesimo premio con Il Cielo;
- Zingara in transito, tradotta integralmente in persiano, si è classificata al secondo posto del Premio Internazionle M. Cumani;
- La poesia Semplice ha avuto il riconoscimento del Premio Internazionale Dedicato a – Giornata Mondiale della Poesia con in giuria il più popolare poeta italiano e paesologo Franco Arminio;
- La poesia Aurora è stata tradotta in arabo dal Prof. libanese Hafez Haidar, premio Nobel per la letteratura e la Pace e traduttore di Gibran e di Mille e una notte;
- La poesia Microscopio ha avuto un importante riconoscimento al Premio Internazionale Il Tiburtino con in giuria sempre il Prof. Hafez Haidar con il quale è nato un progetto per la creazione di un video-poesia nel quale il maestro leggerà 7 delle poesie dell’autrice;
- Finalista al Premio Internazionale Il Federiciano 2020 con la poesia Senza Domani.
- Minisilloge “Oltre il travestimento” 4^ classificata al Premio Internazionale Dostoevskij.