PROFUMO DI TABACCO E MIRTO

di ELISABETTA TURRICCHIA

“Una favola per adulti che sognano il grande amore”

di Francesca Andruzzi

Profumo di tabacco e mirto (Casa Editrice Kimerik, anno 2021, pagg. 167), di Elisabetta Turricchia è un racconto gradevole e accattivante, quasi una favola per adulti, ma ciò non stupisce, visto che l’autrice è un’educatrice di bambini che si possono definire ‘sensibili’. Ma cosa sono gli adulti se non bambini che hanno camminato sul percorso della vita, assistendo alla trasformazione del proprio corpo, ma conservando nell’intimo quel fanciullino anche di pascoliana memoria? E allora il lettore, nell’incontro con Profumo di tabacco e mirto si troverà coinvolto in una bella narrazione, nella quale si fondono realtà e fantasia con sapiente dosaggio: i protagonisti, Penelope e Ulisse, già evocano illustri omonimi; Lutezia, Domitilla e Svenata, sullo sfondo e in una dimensione onirica e parallela, streghe moderne, a cavallo non di semplici scope, ma di elettriche aspirapolvere, si lanciano in una scommessa; la pecora Berta, che è di stoffa, ma riesce a spostarsi come un animale vivente. Tra affanni quotidiani che conoscono la perdita del lavoro, nuove opportunità, incontri scritti in un destino affidato ad una simpatica gazza ladra, che ruba una chiave per consegnarla, non solo simbolicamente, all’anima gemella. Tutto si svolge in un periodo temporale segnato da un anno bisestile che, contrariamente ad ogni superstiziosa convinzione, pur aprendosi alla vita portando via quella di Miss Murple, l’amata gatta di Penelope, conoscerà un epilogo che si caratterizza e prende forma come un puzzle, dove ogni tassello, anche quello che potrebbe sembrare più insignificante, contribuisce alla realizzazione di un sogno, che è sempre e solo quello agognato da una umanità che si affanna, gioisce, si dispera e si rallegra in una alternanza che rinfranca i periodi bui con quelli luminosi, come le frequenti docce cui i protagonisti ricorrono per ritemprarsi da una calura estiva che, oltre a provare i corpi sembra, a volte, annebbiare gli entusiasmi. Quel sogno che si chiama amore. La scrittura è fluida e ritmica; solo a volte, l’autrice indugia nel ricorso ad aggettivazioni non necessarie, ma che svelano la sua frequentazione con i più piccoli, che abbisognano di prendere contatto con i colori della vita. Rimane impressa la sensibilità della novella Penelope, dall’olfatto estremamente acutizzato, il senso che l’aiuta a riconoscere un Ulisse, dal profumo di tabacco e mirto, che si barcamena, senza convinzione, tra le sirene del proprio tempo, e la cui insoddisfazione sembra essere quella di ogni individuo che, in fondo al proprio animo, sa bene che la donna della vita non ha necessità di incantare, perché il sentimento, quello vero, non conosce sotterfugi o maliziose tecniche ammaliatrici. Anche i personaggi di contorno, oltre alle simpatiche streghette, sono messaggeri di significati: la tenerezza di mamma Anna e di nonna Teresa, la malattia di Armando, la simpatia di Rosalba, che preferisce farsi chiamare Alba, dopo essere stata Lucilla, una prostituta redenta da un incontro casuale e quasi magico. Insomma, con Profumo di tabacco e mirto, tra fantasia e realtà, il lettore omaggerà il proprio animo adulto e quello, sempre presente, del bambino che sogna di crescere restando, però, un poco fanciullo.

INTERVISTA

Profumo di tabacco e mirto si apre in un anno bisestile. Quanto e come ha influito il trascorso 2020 in questa bella storia?

Sicuramente il 2020 è stato un anno difficile per tutti, ma ci ha donato un ritrovato silenzio e una ritrovata intimità per pensare più a noi stessi.

Penelope e Ulisse. Quando si pensa all’amore, ma soprattutto all’amore che coniuga alla forza e alla pazienza, sono nomi che divengono simbolo. Quanto, a suo parere, c’è ancora della Penelope e dell’Ulisse di Omero nelle donne moderne e negli uomini dei nostri tempi?

In questo periodo particolare le donne dimostrano una pazienza proverbiale, ma purtroppo le violenze sia fisiche che psicologiche sono in continuo aumento in ogni parte del mondo. Gli uomini moderni mi sembrano confusi e disorientati, con il desiderio di avventura ma troppo attaccati alla vita comoda.

Il tema delle streghe sempre appassiona, affascina, in qualche modo inquieta. Le sue streghe, Domitilla, Lutezia e Svetana: se dovesse, ad ognuna, riconoscere un pregio e un difetto…

Sono streghe che si adeguano ai tempi moderni, sono scaltre e ironiche, ma hanno la presunzione di potersi intrufolare nella vita degli umani, anche se ciò procurerà loro non pochi fastidi.

La gatta, la pecora, la gazza. Gli animali sembrano avere un posto importante nella sua opera e lo hanno. E nella sua vita?

Gli animali meritano rispetto quanto gli esseri umani anche se purtroppo questo molte volte viene a mancare. Amo la indipendenza e la socialità dei gatti e spesso entrano nei miei racconti. Per quanto riguarda la pecora in questione è un grande peluche che posseggo da molti anni e mi ricorda un bel viaggio fatto in gioventù. Inoltre trovo affascinante la gazza con la sua debolezza per gli oggetti luccicanti.

Il profumo di tabacco e mirto appare una scia sulla quale la sua Penelope viaggia alla ricerca dell’amore per incontrare Ulisse. Due profumi così diversi che si fondono per dare vita ad un’unica essenza. Qual è il significato della scelta del binomio profumato?

Sono due profumi che lego alla mascolinità. Il tabacco ha un odore predominante mentre il mirto è dotato di una fragranza più tenue ma ugualmente virile.

Restiamo sui profumi, che come la musica, non si vedono, ma si sentono. Quanto, a suo parere, la vista, tra i cinque sensi, rischia, nella quotidianità, di prevaricare olfatto, udito, tatto e gusto?

Penso che nell'epoca in cui viviamo, dominata da una tecnologia sempre più avanzata, il senso della vista sia molto più usato a discapito dell'olfatto che stiamo perdendo a causa dello smog inquinante e a forme allergiche invalidanti che purtroppo inibiscono i recettori delle narici.

BIOGRAFIA 

Elisabetta Turricchia nasce a Imola nell'agosto del 1956. Svolge l’attività di educatrice con i bambini disabili per conto di una cooperativa sociale del territorio. Dopo molti anni riesce ad esaudire un desiderio che aveva sin da bambina, ovvero quello di scrivere un libro. Pubblica una raccolta di 25 racconti brevi, “Storie sul divano”, edita da Editrice Mandragora di Imola e “I Racconti di Betta” raccolta di racconti edita dalla Casa editrice CTL di Livorno. Il libro contiene 7 racconti lunghi, di diversa natura, popolati da personaggi stravaganti che si trovano a vivere bizzarre avventure, e 8 indagini svolte da un commissario di Bologna che risolve i suoi casi con l’aiuto di un amico ciabattino. Nell’agosto del 2020 edita “L’Equilibrista” con la Casa editrice Fabio Pedrazzi. Inoltre alcuni suoi racconti sono stati inseriti nel terzo volume di “Racconti a Tavola” del 2018 e 2019, nel secondo volume di “Racconti Sportivi” 2019 e nel terzo volume del 2020 sempre di “Racconti Sportivi”, inoltre nel secondo volume di “Racconti Emiliano Romagnoli” del 2019, tutti editi da Historica Edizioni. Nella terza edizione di Parole d’Italia è stato inserito il racconto “L’isola vuota” e nella raccolta Natale Horror 2019 in uscita è stato inserito il racconto “Il treno di Babbo Natale”.