ASSJEME

IL NIDO IN QUANTO SEGMENTO EDUCATIVO

di Annamaria de Gaetano

GENERE: PEDAGOGIA

RECENSIONE

L’essere umano ha una natura relazionale. Già prima di venire al mondo, quando siamo ancora protetti dal liquido amniotico, il cordone ombelicale è quel vitale contatto con l’esterno. Recenti studi hanno dimostrato che il feto è in grado addirittura di percepire gli stimoli luminosi, benché la vista sia l’ultimo senso che si sviluppi nella vita uterina, e di rispondere a questi con l’accelerazione del battito cardiaco e l’aumento dell’attività motoria. L’udito è il primo dei sensi che il feto sviluppa all’interno dell’utero; dopo sei settimane iniziano a formarsi le vie nervose che trasmettono gli stimoli tattili, mentre l’olfatto si sviluppa durante l’ottava settimana della vita uterina, e il gusto tra l’ottava e la tredicesima settimana. Essendo l’essere umano già un “sistema ricettivo” nello stadio fetale, è chiaro che la sua capacità relazionale si evolverà progressivamente con la nascita, con il suo ingresso nel mondo. Sin dai primi istanti di vita, il bambino è “programmato”, dunque, alla relazione, che non è una conquista dello sviluppo, ma è una condizione presente sin da subito grazie alla predisposizione del neonato alla risposta sociale presente, appunto, nel suo DNA. Connesso alla natura relazionale è il concetto di autonomia come meta del processo di crescita. Quanto più l’ambiente esterno sarà ricco di stimoli tanto più il bambino riuscirà a fare esperienze importanti per il suo sviluppo psicofisico ed emotivo e procedere verso quella necessaria autonomia tanto agognata dagli adulti. In questo prezioso saggio Assjeme - il nido in quanto segmento educativo (Edizioni Kimerik, anno di pubblicazione 2020, pagg. 100) l’autrice e psicologa Annamaria de Gaetano affronta proprio l’importante realtà del nido d’infanzia quale luogo per l’instaurarsi di legami, relazioni ed interazioni umane che necessariamente coinvolgeranno educatori, bambini e famiglie, avendo cura di porre, prioritariamente, al centro del processo educativo sempre il bambino con le sue necessità, i suoi interessi, le sue inclinazioni e le sue potenzialità. Il nido – concepito nel saggio della de Gaetano, quale sistema di relazioni, luogo d’incontro e servizio educativo preposto a un sano sviluppo del bambino nella sua totalità – intende informare e sensibilizzare sulla necessità di una proficua collaborazione e cooperazione degli adulti, responsabili del processo educativo, che dovranno agire come sistema integrato in cui ogni parte si amalgama alle altre completandosi, influenzandosi e fondendosi in un tutto unico in cui, come indica la teoria generale dei sistemi, l’intero è più e diverso dalla somma delle singole parti. Tale approccio, definito modello sistemico di sviluppo, vede il bambino costantemente impegnato in relazioni sociali che gli permettono di costruire legami multipli. Il saggio, pur partendo dalla storia della nascita dei servizi per l’infanzia – toccando il delicato problema degli esposti che ha purtroppo caratterizzato diversi anni della nostra storia – evidenzia come la funzione del nido si sia evoluta passando da un compito di mero servizio di custodia e assistenza a una concezione più elevata, quale risorsa educativa fondamentale del territorio e in genere di una società che voglia considerarsi civilmente evoluta. Attraverso l’illustrazione di teorie e metodologie finalizzate alla qualità educativa, e soffermandosi sulla progettazione che, modellata sul qui e ora delle esigenze dei bambini quali soggetti attivi del processo educativo va a sostituire la classica programmazione sterile e distaccata dai piccoli, il saggio ha l’obiettivo di chiarire come – utilizzando le parole dell’autrice – «qualsivoglia azione educativa diviene funzionale solo se, nel percorso dalla teoria alla prassi, si cura la relazione». Il nido viene vissuto e concepito, quindi, quale importante segmento educativo che, attraverso un adeguato sistema relazionale, favorirà successivamente il passaggio alla scuola materna. Ma cosa è di preciso un nido per l’infanzia? Si può a ragione definire il nido come quel servizio socio-educativo, volto a favorire la crescita dei bambini dai tre mesi ai tre anni di vita (lattanti 3/12 mesi, semi divezzi 12/24 mesi, divezzi 24/36 mesi) offrendo opportunità e stimoli che consentano la costruzione dell’identità, dell’autonomia e l’interazione con altri bambini e adulti. Esso è quel luogo-dimensione – preposto alla formazione e socializzazione dei bambini in vista del loro benessere psicofisico e dello sviluppo delle loro potenzialità cognitive, affettive, relazionali e sociali oltre ad essere preposto alla cura dei bambini – che comporta l’affidamento continuativo da parte di figure educative qualificate, e il sostegno alle famiglie nella cura dei figli e nelle scelte educative. È chiaro che in una società che richiede dagli individui adeguamenti alle sue continue trasformazioni, i nidi si rivelano fondamentali perché, se ben condotti e strutturati, rispondono positivamente alle esigenze di una società in continua evoluzione. Conforta, inoltre, il fatto che alcuni studi hanno evidenziato che i bambini che sono andati al nido, posti di fronte a dei quesiti, rispondono in maniera più appropriata rispetto ai bambini che non lo hanno frequentato. Un prezioso saggio molto ben strutturato e di grande utilità sia per educatori, che già si occupano della cura e dell’educazione della primissima infanzia e desiderano orientarsi e migliorarsi, sia per chi, avendo in progetto l’apertura di un nido, abbia la consapevolezza delle “tre esse” ovvero della necessità di un sapere, saper essere e saper fare, qualità che devono contraddistinguere la figura dell’educatore per essere all’altezza delle richieste di una società saggiamente esigente in tema educativo. 

Amelia Desiati

INTERVISTA

Come nasce l’idea del libro Assjeme – Il nido in quanto segmento educativo?

L’idea di un testo scritto nasce da una lettura approfondita delle diverse esperienze metodologico educative, realizzate nei servizi dedicati alla primissima infanzia, ma, soprattutto, da un’attenta riflessione, sollecitata dal coordinare servizi nido d’infanzia comunali. – “Assjeme” – dal nome del nido, il titolo del testo.

Cosa significa scrivere per Annamaria de Gaetano in relazione ad un tema importante quale l’educazione?

Progettare l’infanzia, attraverso un servizio nido, equivale a intraprendere un iter graduale e delicato che deve partire dalla conoscenza, da un’attenta osservazione e dall’ascolto incondizionato del bambino.

Un libro che sottolinea l’importanza della relazione e della necessità della sinergia delle varie figure preposte alla crescita e all’educazione dei piccoli. Quali i suoi riscontri positivi nella pratica?

Il titolo Assjeme intende rimandare proprio all’idea di legame, quest’ultimo rappresentato dalla “j”. Il più delle volte, si pensa al nido soffermandosi sull’immagine dell’ambiente: stanze colorate, piene di giochi e dotate di un arredamento ad hoc. Il nido, invece, in quanto servizio dedicato all’infanzia, deve essere pensato come un sistema di relazioni, in cui tutte le figure preposte collaborano sintonicamente, agendo e supportandosi in un sistema integrato: il bambino, protagonista del processo educativo; la famiglia, costante riferimento; lo staff operativo, regista di esperienze pedagogico-educative.

Quanto tutto ciò che emerge in itinere può essere utile per i successivi “aggiustamenti” della pratica educativa?

Un servizio nido non è intrattenimento. Ogni azione educativa proposta è il risultato di un’attenta, puntuale e sistematica osservazione e si connota di intenzionalità, in quanto focalizzata esclusivamente sul bambino. Essa, in termini di progettazione, diviene elemento indispensabile per l’educatore, che, partendo da ipotesi non definite a monte, ma risultanti dalla conoscenza del contesto in essere, traduce i suoi saperi, adeguandoli alle competenze del bambino, alla sua età, alla sua storia, ai suoi bisogni e alle sue caratteristiche individuali. In altre parole, il bambino diviene protagonista in un ambiente piacevole, rassicurante e favorevole all’acquisizione di conoscenze e di competenze, attraverso routine pensate e strutturate ad hoc. Ed è proprio rispetto all’acquisizione di conoscenze e competenze che il nido pone le basi per il successivo percorso formativo alla scuola dell’infanzia. Significa, quindi, pensare al nido come segmento educativo.

Ha in cantiere qualche altro saggio similare?

“Nido d’infanzia e narrazione - Le filastrocche di Bartolomeo”. Bartolomeo è un personaggio di fantasia, un elefantino creato con l’intento di facilitare il passaggio del bambino da casa al nido, dai genitori allo staff educativo, dall’accudimento a routine pensate e definite.

BIOGRAFIA 

Annamaria de Gaetano si laurea nel 1998 in Psicologia e si specializza in Psicoterapia sistemico-relazionale nel 2007. Si è occupata di counselling motivazionale per il miglioramento della compliance ai protocolli farmacologici antiretrovirali in soggetti con infezione da HIV o in AIDS conclamata, presso l’A.O. “D. Cotugno” di Napoli. Ad oggi, si occupa di riabilitazione psichiatrica attraverso P.T.R.I. (progetti terapeutico riabilitativi individualizzati) o budget di salute, all’interno di gruppi di convivenza per soggetti con problemi di salute mentale; gestisce e coordina il servizio di asilo nido comunale “ASSJEME” presso il Comune di Aversa.