DOLORE NEL SILENZIO

di MARIA DOMENICA SALERNO

GENERE: POESIA

RECENSIONE

Che ci piaccia o no l’esperienza della morte è una realtà che prima o poi interesserà l’esistenza di ognuno di noi. Per quanto il timore di essa ci spinga ad allontanarne il pensiero, è impossibile, purtroppo, sottrarsi a tale evento. Spesso si preferisce pensare alla morte come a qualcosa che riguarda solo l’altro, quasi a voler scacciare il pensiero che prima o poi “lei” entrerà nella nostra personale realtà. L’esperienza della perdita ci porta inevitabilmente a riflettere su di noi e su tutto ciò che fino a quel momento abbiamo dato per scontato. Non solo ribalta la considerazione di noi stessi e del mondo, ma ci costringe a trasformarci. Si diviene consapevoli di quanto la comprensione di noi stessi dipenda dal rapporto con gli altri e con tutto ciò che ci circonda, e di come la fine di un rapporto esige che si dia un nuovo orientamento alla vita. Coloro che amiamo sono una parte importante di noi, e sono loro che ci aiutano a creare il nostro significato e il modo di vedere la vita. Quando tale significato o equilibrio si rompe, è necessario riuscire a metabolizzare l’accaduto per poter andare avanti con le nostre vite. Non ci si può fermare. Tuttavia esistono modalità di reazione diverse al dolore. In alcuni casi il dolore può trasformarsi in rabbia che diventa distruttiva sia per la nostra anima sia per chi ci circonda; in altri casi invece il dolore diviene riflessione e silenzio come nella silloge di Maria Domenica Salerno Dolore nel silenzio (Booksprint edizioni, anno di pubblicazione 2020, pagg. 62). È Una raccolta di poesie molto toccante attraverso la quale l’autrice riesce a metabolizzare la sofferenza “ridimensionandola” in modo costruttivo, e le sue parole rappresentano anche un invito alla riflessione sull’importanza dell’amore. La vita è imprevedibile e non ci è concesso sapere quando e come saremo chiamati nell’altra dimensione; per questo è importante manifestare i sentimenti quando ancora è possibile, nel presente, perché domani potrebbe essere già troppo tardi. Questo emerge tra le righe dei versi dell’autrice. Le poesie della Salerno sono quasi un colloquio, in quanto attraverso esse la scrittrice riesce a stabilire un contatto con la persona cara che non è più accanto a lei. Questo colloquio lenisce la sofferenza della separazione dei corpi e rinsalda l’anima che più che mai diviene viva e presente: «Eppur io sto a parlar di te: / con cuore strappato e / amore sempre vivo. / Vola il pensiero sulle / ali del passato. / Sospiri lacerati dal tempo. / Ho posato su fogli ingialliti / le parole che restano in gola. / Avevo… l’universo; / mi è scivolato fra le dita, / odo i suoni del tuo silenzio. / Dolore non gridato: brucia, / sincronico amore” (dalla poesia Penso a te). È palpabile in questi versi la fugacità del tempo espressa in quel sentimento di rammarico che sovente invade l’animo di chi perdendo una persona cara rimpiange di non aver detto o fatto qualcosa; ma è ben evidente anche la forza dell’amore che superando le dimensioni del tempo e dello spazio rimane viva, intatta, in eterno. Anche quando l’assenza fisica diviene lacerante e l’autrice si lascia toccare dallo sconforto: «Cerco di afferrare / le redini dei dì. / Niente mi salva senza te…», riesce a trovare il modo di consolarsi e consolare con la parola: «Dove abiti tu non è lontano, / sei solo in un posto senza me” (dalla poesia Rapito da me). Ciò che non è visibile agli occhi, sembra dire l’autrice, non vuol dire che non esista. Nel silenzio, ascoltando i suoni della natura è possibile ritrovarsi, placarsi e sentire vivo il legame con la persona amata: «Camminando / per le vie delle stelle, / ho visto il tuo nome. / Ascoltando / le parole sussurrate dal vento, / ho sentito la tua voce. / Rubando / i segreti al sole, / ho riscaldato l’anima. / Portandomi / ai confini dei sogni / e alle porte del tuo cuore» (dalla poesia A te). E tuttavia riuscire ad accettare la perdita di una persona cara è un processo lento e graduale, nel quale i momenti di sconforto possono essere talmente devastanti da avvertire il bisogno di chiedere aiuto a quel Qualcosa di superiore che solo può soccorrerci, e così l’autrice si rivolge alle Forze Celesti: «Angolo di paradiso / nel cuore mio sei. / Ergere vaporose idee / nell’alone del tempo. / Sgorgano grazie / dalle mani tue. / Col tuo sangue e / la tua misericordia: / il cielo è in fiore. / Non guardiamo / l’oscurità / che nasconde / le bellezze di Dio» (dalla poesia Gesù, lenisci il mio dolore). Cosi anche quando l’autrice “non sa pregare” nel modo tradizionale lo fa attraverso la poesia che diviene preghiera intima, dialogo profondo con quella Madre Celeste amorevole che ben conosce la sofferenza: «Io non so pregare. / Ma ti imploro di leggere nel mio cuore, / le sofferenze che mi affliggono / affinché il tuo Divin volere / doni sollievo alle mie pene. / Oggi col cuore in mano / ti chiedo di ascoltare / questa mia supplica / e di esaudire la mia preghiera» (dalla poesia Vergine Maria). È proprio in quell’altrove che non vediamo, in quella dimensione sospesa, che è possibile ritrovare le persone amate; e l’autrice attraverso la parola riesce a camminare in quell’altrove, a farsi spazio nelle pieghe della sofferenza. Nonostante il tema della perdita, i versi della Salerno celebrano la vita. Le poesie dell’autrice sono gemme, catarsi della parola, consiglio e conforto pur nelle inquietudini delle tempeste dell’esistenza.

Loredana Angela 

INTERVISTA 

Come nasce l’idea di questa silloge?

L’idea è nata quando, partecipando ad alcuni concorsi di poesia, sono arrivata molteplici volte in finale. Quando ho ricevuto la menzione di merito da Alessandro Quasimodo, ho pensato di poter realizzare questa silloge per mettere a nudo un dolore che mi straziava. Così da poter dare il giusto valore al dolore, per non tenerlo dentro bruciante e condividerlo con chi soffre, e non solo.

Cosa significa scrivere poesie per Maria Domenica Salerno?

Scrivere mi permette di imprimere su un foglio bianco le mie emozioni, dando così la possibilità di trasmettere i miei pensieri.

Com’è iniziato il suo percorso poetico?

In me c’è sempre stata la voglia di scrivere. Anni fa mentre scrivevo un libro la penna, come se vivesse di vita propria, scrisse una poesia sul mio paese con la quale partecipai al mio primo concorso, arrivando in finale. Da quel momento, la penna e il cuore mi suggeriscono i versi.

A parte la poesia si cimenta in altre espressioni artistiche?

Sono una parrucchiera in pensione. Per anni ho espresso la mia creatività realizzando acconciature originali e avveniristiche. Penso inoltre, di essere un’ottima cuoca.

A proposito della sua silloge...

L’empatia è il tratto distintivo del mio libro. Ho sempre avuto come prerogativa essenziale quella di inviare un messaggio d’amore incitando il lettore a non sprecare il tempo. La perdita di un caro strazia l’anima in un modo che solo l’amore sa alleviare.

Ha in cantiere qualche altro lavoro poetico?

I miei sforzi poetici si stanno concentrando sulla natura, sull’amore e sulla fede che non mi ha mai abbandonata.

I link del libro:

BIOGRAFIA 

Sono nata a Rocca Imperiale, un paese abbracciato dai monti e dalle colline che si affaccia sul mar Ionio. Sono stata una lavoratrice, sono una mamma, una moglie e una nonna. Al momento della pensione mi sono dedicata totalmente alla poesia, approfondendo le mie conoscenze al CET di Mogol e partecipando a svariate masterclass che mi hanno permesso di perfezionare la mia scrittura poetica.