HO SOGNATO CHE BUSSAVI ALLA MIA PORTA

di MANUELA FAGONE

GENERE: AUTOBIOGRAFIA

RECENSIONE

Manuela Fagone, sessuologa e psicoterapeuta, ci dona un libro meraviglioso: Ho sognato che bussavi alla mia porta (BookSprint edizioni, pagg. 324, anno di pubblicazione 2021). Una biografia che “spoglia” il lettore; di fronte alla quale gli si spalancano le porte del cuore ma anche quelle della mente, perché la storia narrata aiuta a comprendere la sostanza dell’esistenza e di quello che conta davvero, mettendo da parte le futilità della vita. Una storia di un incredibile coraggio che travolge come uno tsunami. Un racconto incisivo, dedicato alla mamma scomparsa, che narra di quei sentimenti autentici, di quel cordone di sostegno e di affetto della famiglia che si stringe a tutelare la protagonista che deve fare i conti fin dalla nascita con una forma di distrofia muscolare. Grinta e determinazione emergono in ogni passo, in ogni capitolo di quest’opera letteraria narrata per alleggerire non solo l’animo della stessa autrice, in virtù di quella magica funzione catartica della scrittura, ma anche l’animo del lettore che certamente ne trae consigli, spunti di riflessione e importanti insegnamenti. Un libro grazie al quale, finita la lettura, il lettore non sarà più lo stesso. Colpisce l’estrema fluidità della scrittura, l’armonia delle parole, l’assenza di quella “seriosità” che rende il tutto “leggiadro” pur trattando delle vicissitudini di una persona, ormai donna, che ha dovuto fare i conti non solo con le normali problematiche che la vita pone di fronte a tutti, ma anche con le tante difficoltà che la sua condizione le ha presentato. Sorprende il modo in cui l’autrice narra degli episodi della sua vita come momenti di gioia, di profonda gratitudine, nei quali avvertiva l’amore e l’appoggio della sua famiglia, soprattutto della madre e del fratello, figure importantissime e di riferimento. Sconcerta come sono proprio le persone “diverse”, quelle che con poca o scarsa attenzione le si etichetta come “disabili”, a lasciare segni indelebili nella vita di chi ha la fortuna di incontrarle. Manuela Fagone descrive le sue emozioni, coinvolge empaticamente con le descrizioni di persone e situazioni, tanto che il lettore ad un certo punto sentendosi parte della storia inizia a sperare con l’autrice, a gioire delle sue vittorie, degli obbiettivi raggiunti, dei sogni realizzati e a intristirsi per le sue delusioni. Anche quando la scrittrice nella narrazione accenna a momenti di sconforto e smarrimento, trova sempre quell’appiglio, quella ragione, quella luce che le ricorda quanto, nonostante tutto, si possa considerare fortunata, realizzata e felice, poiché tutto dipende da che prospettiva si osservano le cose. Una importante lezione di vita che non può lasciare indifferenti. Brava l’autrice nel descrivere le sue emozioni, come nel capitolo dedicato al suo amore per la musica e per le canzoni di Laura Pausini, la quale a un concerto la invita sul palco a cantare con lei. Il fluire delle emozioni descritte dall’autrice in occasione di quell’evento è talmente forte che sembra che le parole si stacchino dalle pagine animandosi e abbracciando il lettore. Una sensazione di euforia e pienezza che avvolge e rinfranca facendoci sentire uguali nel girotondo dei sentimenti della vita. Un’autobiografia che trabocca di emozioni e gratitudine per la madre, faro della sua esistenza, che da qualche anno non c’è più, e per Fabio suo fratello, un grande uomo che continua a essere una presenza costante e un punto di riferimento insostituibile nella vita della scrittrice. Particolarmente toccanti sono le pagine dedicate alla scomparsa della sua mamma, genuine nella loro schiettezza e autenticità descrittiva. L’amore con tutte le sue sfaccettature e sfumature diviene la colonna portante di questa coinvolgente autobiografia: l’amore parentale, amicale e quello di donna per Filippo che le fa battere il cuore regalandole forti emozioni che rimangono indelebili nel cuore dell’autrice. La Fagone fa della parola quel potente strumento di riscatto da quella vita che, anche se per molti aspetti è stata prodiga d’amore, dall’altra non le ha risparmiato sofferenze e delusioni. La sua penna convince, travolge, accarezza, incanta, conduce in una dimensione più umana, a misura d’uomo, in cui si guarda con gli occhi dell’anima e si sente con quelli del cuore. Di fronte a tanto amore per la vita e all’entusiasmo nel raccontare di essa con i suoi palpiti e la sua straordinarietà, ogni forma di difficoltà fisica sembra scomparire, perché l’unica disabilità nella vita è il cattivo atteggiamento. Un messaggio emerge forte: non bisogna mai temere la disabilità propria o altrui; non almeno la disabilità evidente. A tal proposito Ezio Bossi scriveva: «Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono» e, aggiungerei, sono proprio le disabilità non evidenti, dovute ai pregiudizi e alle storture della mente, le più pericolose. La scrittrice ci insegna come sia possibile essere felici affrontando con coraggio la vita. A tal proposito tornano alla mente le parole dello psicologo Oscar Travino: «Ma, in fondo, cos’è la felicità?! Non è assenza di dolore, quella è un’utopia. Un ideale. Irrealizzabile, staccato dal reale, immobile. La vita è alternanza di stati. È impermanenza. È dolore, sorriso, lacrime, tentennamenti, conquiste, innamoramenti, delusioni, coraggio, paure, scoperta, perdita, stupore. La felicità è dunque pienezza. È libertà, consapevolezza. È ridere con tutto il proprio sorriso e piangere con tutte le proprie lacrime». Manuela Fagone vive questa pienezza, e ci insegna cosa sia l’amore per la vita e come sia possibile trasformare le proprie fragilità in punti di forza, legami e rinascita. E a tal proposito mi piace citare una frase di papa Francesco pronunciata in occasione di un suo discorso tenuto proprio sulla disabilità: «La persona malata o disabile, proprio a partire dalla sua fragilità, dal suo limite, può diventare testimone dell’incontro: l’incontro con Gesù, che apre alla vita e alla fede, e all’incontro con gli altri, con la comunità». E ancora, come scriveva Hermann Hesse: «La felicita è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa sente sé stessa e percepisce la propria vita», così come pienamente è in grado di fare la nostra autrice.

Teresa Laterza

INTERVISTA 

Come nasce l'idea di questa opera?

Ho accumulato esperienze e panoramiche diverse nella mia vita, e mi sono ritrovata tante volte a dire, "Devo scrivere un libro!", forse per un bisogno di esprimere qualcosa di me che non potevo tenere chiuso. E ricordo che mia madre era quasi divertita di questa cosa e per me i suoi sorrisi erano consensi ed approvazione, fin quando il mio bisogno è  diventato voglia. Poi mia madre è  venuta a mancare e allora gliel'ho promesso. Ho iniziato quasi subito a lavorarci ma forse non era il momento giusto. Ho continuato a percorrere la mia strada ma soprattutto ho continuato a credere che la vera forza è  la voglia, e la mia voglia era quella di raccontare una vita, ma non semplicemente fatta di fatti ma fatta di emozioni, e tutto questo era spinto dalla voglia ancora più grande di mantenere quella promessa fatta a mia madre. C'è tutto di me nel mio libro. Posso dire di essermi messa a nudo. C'è la mia storia, i passaggi che mi hanno segnato e il motivo, ci sono le mie sensazione nel momento in cui vivevo determinate cose, ci sono le mie emozioni, c'è quanto di più concerne quello spazio più personale che é l'anima.​

Cosa significa scrivere per Manuela Fagone?

Credo che nel momento stesso in cui ci si appresti a scrivere, per quanto si voglia raccontare qualcosa di reale, avviene comunque una sorta di alienazione dalla realtà. Nel mio caso posso dire che sono riuscita a trovare nell'evasione stessa una dimensione reale e questa è  stata la chiave per esorcizzare ciò che di reale era scomodo per me e difficile da gestire in altri modi. Per me scrivere è una finestra sul mondo, una chiave che mi apre ad una forma di libertà e che di conseguenza mi fa sentire leggera, efficace ed estremamente viva.​ ​

Come è iniziato il suo percorso scrittorio?

Più che una vera e propria decisione, quella di scrivere è  stata un'esigenza di raccontare e condividere qualcosa altrimenti tenuto dentro e inespresso. La stesura di questa opera è  stata per me la prima volta che mi sono cimentata in un'attività che sapevo già che mi piaceva e mi entusiasmava, e soprattutto verso cui mi sento portata, ma ho scoperto solo man mano quanto mi prendesse realmente e quanto la realtà di gratificazione andasse anche oltre le mie aspettative.​

L'amore per Manuela Fagone.

L'amore è un dono. È un cuore che batte, trema e si emoziona. È una voce, uno sguardo, è condivisione e costruzione, è  sempre e comunque un privilegio. Che sia ricambiato, dichiarato o inespresso, che sia coraggio oltre le paure o coraggio di nascondersi, è  l'unica sofferenza in grado di togliere il respiro e contemporaneamente dare una sensazione di libertà assoluta e unica. Si alimenta di percezioni e non chiede niente se non amare. È quanto di più illogico e giusto può coesistere. È  calore, è ciò che dà vita e forma a qualsiasi cosa ne è priva. A volte è follia, a volte è dolce e amaro allo stesso tempo, è un percorso inevitabile, è un arcobaleno, è l'unica alternativa alla resa, è  la chiave che apre anche i sigilli, è  attenzione e dedizione, è  prendersi cura, è  andare oltre gli errori, è  perdere l'equilibrio senza cadere, è  paura di perdere e capacità di accettare tutto con la straordinarietà di ciò che semplicemente ed essenzialmente è.​

A proposito della sua opera...

La pienezza e la profondità dei valori e dei sentimenti che volevo esprimere e portare fuori, mi hanno dato l'energia e l'entusiasmo per trovare il modo per scrivere nonostante la mia disabilità mi rende impossibile anche gestire la tastiera di un pc o usare normalmente carta e penna. Ho scritto il mio primo libro interamente con il telefonino, una cosa che può sembrare banale e assurda allo stesso tempo, per me è diventata la cosa più "normale" del mondo. Il telefono, che oggi ci mette in contatto e in interazione con il mondo, che ci permette di navigare, conoscere, scoprire ed approfondire, è diventato lo strumento che mi ha permesso di superare ogni difficoltà e sentirmi per la prima volta in assoluto, autonoma e indipendente, forte e padrona di me. Canalizzavo anche i dispiaceri di un periodo recente che mi aveva visto soffrire tanto e accumulare ancora fratture. Ho creduto che il mio cuore non potesse più reggere e sopportare tutto ciò che mi è capitato nel giro di un anno eppure scrivendo ho esorcizzato tutto il dolore provato e che non volevo provare più.

Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?

Proprio per quello che rappresenta per me scrivere, sicuramente è mia intenzione non fermarmi al primo romanzo. Nella mia immaginazione vedo già altre opere, altri racconti, altre storie da narrare. Ho già un'idea embrionale che credo prenderà vita appena i miei pensieri saranno più chiari, e soprattutto appena sentirò quella spinta necessaria che ci vuole per cominciare a scrivere. Il prossimo romanzo sarà assolutamente diverso dal primo, ci saranno comunque le mie emozioni e saranno narrate in un modo nuovo e comunque intense come le provo.

I LINK DELL'AUTRICE 

BIOGRAFIA 

Manuela Fagone nasce a Caltagirone nel 1980 ma vive praticamente da sempre in un piccolo paese nella provincia di Salerno. Da sempre vive con un handicap motorio che la costringe su una sedia a rotelle. Si laurea in psicologia all'Università "La Sapienza" di Roma, e successivamente si specializza prima come sessuologa e poi come psicoterapeuta con indirizzo cognitivo comportamentale. Esercita la professione nel paese in cui vive. Caparbia e sognatrice, attenta a prendersi cura di chi abita nel suo cuore, testarda, forte e fragile allo stesso tempo, osserva molto, interpreta e vive le emozioni con una sensibilità che le amplifica tutte. Esce con il suo primo romanzo autobiografico, entusiasta e carica di ambizione.