I RIFLESSI DELL’ANIMA
di ROBERTA STRANO
GENERE: POESIA E NARRATIVA
RECENSIONE
È comune nel periodo adolescenziale, soprattutto tra le ragazze, tenere un diario dove riversare stati d’animo, impressioni, emozioni. Ed è proprio ciò che fa, in un arco temporale che abbraccia vent’anni, l’autrice Roberta Strano con la sua silloge I riflessi dell’anima (Ebook Vanilla Edizioni, pagg. 107), una raccolta di componimenti poetici – scritti in lingua italiana e in inglese – e due racconti, questi ultimi frutto della fantasia della stessa. Si ha, leggendo le poesie della scrittrice, l’impressione di ripercorrere quei particolari e al contempo delicati periodi della giovinezza quando i sogni, le speranze, le illusioni, sono per la maggior parte focalizzati sull’amore o sull’idea di un sentimento totalizzante che può far provare forti emozioni. Spesso non è sempre quell’amore in sé vissuto come unico, speciale e irripetibile a far battere il cuore degli adolescenti, ma piuttosto l’idea stessa dell’amore, soprattutto dei primi amori quando li si vive con accentuato trasporto. Ed ecco così che capita, in modo particolare nel periodo adolescenziale di idealizzare un sentimento e una persona, per poi magari, successivamente, struggersi perché le cose non sono andate come si desiderava. I versi della Strano raccontano con semplicità di questi moti dell’anima, e non si limitano a narrarne i ricordi che la poetessa riesce a descrivere quasi nei dettagli, ma le consentono di fare delle riflessioni profonde spingendola a interrogarsi sul senso della vita; come emerge nella significativa poesia Luna d’argento: «Malinconico tramonto stasera / madre mia. / Ma dimmi / tu che mi hai sempre guidato / che mi sei sempre al fianco / con la tua dolce presenza. / Dimmi che senso ha questa vita? /… / Dimmi perché questa vita / è solo un breve viaggio / e attorno a me vedo / tanta sofferenza? / L’unica mia consolazione / sono il tuo sorriso / e la mia poesia…» La natura quasi sempre presente nelle descrizioni della Strano fa da “sfondo”, base e colonna portante ai suoi componimenti, ma non rimane mai sullo sfondo in quanto si anima attraverso l’uso di paragoni e metafore utilizzate abilmente e che conferiscono colore e intensità a ogni verso. È una raccolta di sentimenti puri e trasparenti, di riflessioni sull’importanza dei valori, degli affetti più cari, dell’amore per gli animali e della nostalgia per la perdita di figure di riferimento; come la poesia dedicata al papa Karol Wojtyla e quella, intitolata Mi manchi, scritta al padre lontano sottoforma di “dialogo”: «Potrei ormai contare gli infiniti giorni / senza di te papà. / Sono tanti. / Sono giorni senza storia, / senza memoria, / in cui avrei potuto / tenere strette le tue mani nelle mie / e sentirmi ancora la tua bambina. / Passeggiando insieme / lungo il mare / mi avresti mostrato il mondo / con i tuoi occhi. / Papà, cosa ci rimane / adesso dei giorni perduti? / Solo parole / che nascondono profonde emozioni, / soffocate solitudini, / chiedendoci / perché sia andata così. / Mi manchi». I versi sciolti rendono ancora di più l’idea di una narrazione spontanea, autentica e immediata, così come si presenta alla coscienza, senza che l’autrice avverta la necessità di filtrare, modificare, smussare o abbellire qualcosa: i versi vengono quindi adagiati sulla carta senza nessun “artificio” o orpello. La poesia per l’autrice risponde a quella importante funzione catartica e liberatoria che le consente di equilibrare i suoi dissidi interiori, di alleggerirsi, di curare le ferite, di avvertire meno le mancanze, di dare una “spiegazione” alle sue inquietudini presenti. Pur consapevole, la scrittrice, del tempo che avanza e del mutare con esso di situazioni e persone, si avverte forte, particolarmente in alcune sue poesie, la nostalgia per la realtà di un tempo, di quel passato che in qualche modo le permetteva di sentirsi al sicuro, ancorata a dei punti di riferimento. Come capita agli animi sensibili e in particolar modo ai poeti, i ritmi accelerati dei tempi moderni sono spesso vissuti con difficoltà di adattamento o talvolta di rifiuto, perché quello che per molti è inteso come progresso per altri sono valori che si perdono, distanze che non si colmano, ragioni che non tengono. Significativa a tal proposito è la toccante poesia Ricordi, nella quale la scrittrice esprime malessere e nostalgia per un’amicizia che ormai, purtroppo è a senso unico: «Seicentoventisei / è il numero dei giorni / che mi separano da te. / Il numero dei giorni / in cui si è conclusa la nostra amicizia. / Ma non basteranno / le stagioni, le ore, / gli anni, / per cancellare / le affinità elettive / che ci legavano. / Non serviranno i luoghi, / i mari, i fiori / che la vita ci offrirà / per dimenticare la gioia / che provavamo nell’incontrarci. / E le tue lettere / meraviglia degli occhi / e dell’anima / che mi univano a te nella distanza. / Tutto questo è stato, / forse non ha più senso parlarne adesso / ma non puoi chiedermi / di rassegnarmi / a quel che siamo oggi. / Amica mia lo sarai per sempre». Immergendosi in questa poesia è facile che tornino alla mente quelle amicizie preziose tenute vive dalla corrispondenza cartacea di un tempo, la trepidante attesa delle lettere, quel perdersi nella scrittura a penna che comunicava tanto e regalava emozioni che oggi non si provano più, perché i messaggi dell’era tecnologica e virtuale, che tutto consuma e cancella nel giro di poco tempo, non potranno mai essere paragonati alle emozioni generate da una lettera scritta a mano. L’autrice ci riporta così ai valori, al senso della vita che, purtroppo, distratti dai tanti artifici della modernità, abbiamo smarrito. Alcuni versi sono resi più incisivi e immediati anche dall’uso della figura retorica dell’anafora come nella poesia Ti amo. I due racconti a conclusione del testo consentono all’autrice, con l’uso dell’immaginazione, di sognare ancora. Se le poesie sono, infatti, ricordi per lo più segnati da sofferenza, malinconia, nostalgia e inquietudine, i racconti rappresentano quella via dove la fantasia, lasciata libera di esprimersi, disegna mondi e situazioni fantastiche – e l’autrice sembra avere un vero talento nel farlo! – attraverso i quali l’autrice riesce a distaccarsi da una realtà che non è proprio come avrebbe voluto; come emerge dalla poesia Tristezza: «È ormai tramontato il sole là fuori / e attorno a me adesso / il buio ricopre ogni cosa. / Sgorgano dai miei occhi lacrime di sofferenza interiore / celata dentro la mia anima / e un vuoto incolmabile che / trapassa come una lama d’acciaio / il mio cuore / si fa ogni giorno sempre più grande. / Non voglio soffrire più / ma sono ancora qui, / tra il sogno e la realtà / e mi rendo conto che / non era questa la vita che volevo vivere / e non queste le cose che / volevo sentirmi dire. / Sono ancora lontana anni luce / dalla vita / che avrei voluto per me, / sono ai margini / della vera felicità / che non ho mai vissuto.» Un plauso a Roberta Strano. Una profonda ed emozionante raccolta poetica da leggere, rileggere e meditare.
Amelia Desiati