IL SOGNO IN UN SEGNO
di Lucia Cannas
Genere: autobiografia
RECENSIONE
La frase di Marcel Proust: «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi» ben si presta a spiegare il modo di essere e di rapportarsi alla realtà dell'autrice Lucia Cannas nel suo libro Il sogno in un segno, (a cura di Ilmiolibro self publishing, pagg. 136, anno di pubblicazione 2020). È l'autobiografia di un viaggio formativo, nel più ampio significato che al termine formativo si possa attribuire. Ciò che sorprende nella narrazione è il modo in cui la Cannas, nonostante all'epoca dell'esperienza avesse solo diciassette anni, affronta la realtà di una cultura altra, grazie a Intercultura, (un progetto formativo che consente agli studenti di fare una esperienza all'estero che non si riduce al mero soggiorno, ma è un vero percorso di crescita personale). In questo viaggio voluto, desiderato, agognato fin dal primo momento in cui se ne prospetta la possibilità in seguito al concorso, benché l'autrice sperimenti il timore di dover rapportarsi con un nuovo continente, l'India – lontano geograficamente dalla sua terra natia, la Sardegna, e anche tanto diverso per cultura, tradizioni, usanze, religione e storia dall'Italia –, la curiosità, il suo desiderio di scoperta, l'entusiasmo per qualcosa che ancora non conosce sono così forti da farle vincere ogni piccola incertezza. Non è mai semplicersi separarsi dai propri affetti, luoghi cari e abitudini per un lungo periodo di tempo, ma l'autrice trova in questo progetto culturale e formativo la sua personale motivazione di vita. Non è soltanto l'ingenuità e la spensieratezza tipica della giovane età che può portare a una decisione così coraggiosa, ma anche un carattere forte e risoluto; carattere che emerge da ogni pagina, da ogni descrizione nell'interessante diario di viaggio dell'autrice. La Cannas appunta sensazioni, emozioni che riesce a trasferire sulla carta con una spontaneità disarmante. Il testo è scorrevole e l'abilità nel riportare eventi e situazioni è di certo ciò che conferisce all'opera il suo carattere distintivo. A rendere lo scritto accattivante non è soltanto il viaggio in sé, per quanto significativo, intrapreso dall'autrice, ma la predisposizione allo stesso. Il vero viaggio è quello godibile da chi, prima di intraprenderlo, ha già viaggiato; sì, perché viaggiare è un'esperienza che avviene prima nel cuore e nella mente. Un viaggio bisogna sentirlo, volerlo davvero, e per sentirlo è necessario avere, già prima di intraprenderlo, una visione del mondo e della vita aperta, priva di pregiudizi, schemi mentali, paletti che potrebbero comprometterne l'esito. Essere in un certo modo, avere determinate idee è sempre la condizione che determinerà, nel bene o nel male, il vissuto del viaggio. A tal proposito, risultano significative le prime pagine dell'opera nelle quali l'autrice parla di sé, del suo modo di essere: «Ero un'adolescente come tante. Una ragazza che non si fermava mai. La mia filosofia, già da allora, era “cogli l'attimo e non pensare al domani, vivi il presente”. "Niente è impossibile". Questo motto era legge qualsiasi situazione mi si presentasse. Tutto era possibile, bastava volerlo. Curiosità, voglia di conoscere e sapere sono sempre state caratteristiche che mi hanno distinta. Ogni giorno, anche nel mio piccolo, tra l'Iliade di Omero e le equazioni, tra un passo di danza e un bivacco all'aria aperta, tra una pizza con gli amici e un picnic in famiglia, cercavo il bello e la semplicità nelle cose più interessanti e particolari e, soprattutto, nuove». L'apertura all'altro, la capacità di riuscire a vedere e apprezzare qualcosa che è completamente diverso dal nostro quotidiano, il lottare per realizzare i propri sogni e per raggiungere gli obiettivi prefissati sono valori importanti veicolati da quei genitori che comprendono il vero significato dell'educazione, la quale ha come fine ultimo l'autonomia del soggetto educatore. L'autrice scrive: «Da mio padre ho imparato che nella vita nulla ti è dovuto: “Se vuoi qualcosa devi lavorare sodo fino a raggiungere l'obiettivo, forse gli altri ti metteranno i bastoni tra le ruote – dice – ma va avanti” ». «Mia madre? Non si ferma mai. Sempre impegnata in mille faccende ed è ammirabile come riesca a portarle tutte a termine. Mi ha semper detto che: “chi crede in sé stesso e ha fiducia proprie capacità riesce a vincere la vita”». Solo in quelle famiglie in cui si trasmettono valori positivi, che incoraggiano e motivano i figli, vi può essere una sana spinta a conoscere il mondo. Ed è questo che capita alla nostra autrice. Avere genitori fiduciosi e propositivi infonde in lei la giusta decisione per affrontare il viaggio di sé stessa e del mondo. Come scrive A. Tarkovskij: «L'uomo non può tornare allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato». Ma chi è il viaggiatore autentico? È quell'uomo disposto ad abbandonare la quotidianità e le sicurezze per scoprire la propria identità liberata dai vincoli dell'ambiente in cui vive. Da un punto di vista psicologico, il viaggio è al contempo l'origine e la soddisfazione del bisogno di mutamento, e ciò comporta che, se il “ritorno a casa” non facesse sentire il viaggiatore in qualche modo diverso, maturato, cambiato, lo stesso avrà, purtroppo, fallito il suo scopo. Come la nostra autrice vivrà le sue esperienze lontano dalla quotidianità? Come si ambienterà e soprattutto con quali consapevolezze tornerà a casa? Lo scoprirete assaporando le pagine di questo avvincente diario di viaggio che si legge tutto d'un fiato.
Amelia Desiati
INTERVISTA
Come nasce l'idea di questa autobiografia?
Nasce un po' per caso. Al rientro dall'India conobbi un antropologo che lesse i diari, che scrivevo quotidianamente a Mumbai, e mi suggerì di scrivere un romanzo tratto dagli stessi. Incredula, presi il pc e cominciai a scrivere. Solo dopo 10 anni ho trovato il coraggio di pubblicare l'opera che, un po' per gelosia e un po' per paura, era rimasta chiusa in un cassetto.
Cosa significa scrivere per Lucia Cannas?
Per me scrivere è donare. Fin da bambina scrivevo per mettere ordine ai miei pensieri, donare pace alla mente e, ancora oggi, carta e penna mi permettono di sfuggire al mondo reale e dare sfogo alla creatività. E soprattutto scrivere oggi è donare ai miei lettori un'interpretazione di ciò che incanta i miei occhi ed emozionandomi passa al vaglio del mio cuore. L'esperienza in India con Intercultura ha lasciato un'impronta importante nel mio percorso di vita e non potevo lasciare che tale fantastica avventura, vissuta da adolescente, rimanesse patrimonio di pochi intimi.
Se dovesse scegliere tre aggettivi per descrivere la sua esperienza con intercultura quali sarebbero? E perché?
La prima parola che mi viene in mente è stravolgente. L'esperienza ha letteralmente stravolto il mio modo di pensare e di concepire la diversità, mi ha forgiato come cittadina del mondo. Mi ha dato la possibilità di catapultarmi in una realtà a me lontana che poi è diventata mia! Altro aggettivo azzeccato è educativa. L'esperienza è stata formante a 360 gradi. Ho acquisito delle competenze interculturali che è difficile apprendere senza mettersi in gioco in un contesto estraneo al proprio. Attraverso il confronto con gli altri ho conosciuto me stessa. Infine è certamente stata divertente. Ogni giorno era una scoperta. Non avevo tempo per annoiarmi. Imparare come mangiare senza posate con un certo stile o celebrare la festa dei colori è stato davvero uno spasso!
Spesso i pregiudizi sulle altre culture differenti dalla nostra derivano dalla mancanza di conoscenza. Quanto è d'accordo con questa affermazione?
Sono profondamente d'accordo. L'uomo tende ad avere paura di ciò che non conosce e a stigmatizzare per sentito dire. La conoscenza e la condivisione sono le armi migliori che abbiamo contro i conflitti di ogni genere che evidentemente affondano le loro radici nei pregiudizi e nell'ignoranza. Il libro, senza troppe pretese, cerca di donare, con un linguaggio semplice e accessibile ai più, una visione dell'India diversa e più intima rispetto a quella che siamo abituati a vedere alla tv o a studiare nei manuali. Spero di riuscire ad infrangere qualche radicato pregiudizio.
Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?
Certamente voglio continuare a scrivere e ho già in mente qualche nuovo progetto, a sfondo autobiografico e non solo, prima però voglio dedicarmi alla diffusione della storia di Sofia in India.
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E infine la vetrina de IL MIO LIBRO, su cui è disponibile per l'acquisto:
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