JOHN IL SICILIANO

di Margherita Bonfrate

Genere: narrativa

Recensione

Margherita Bonfrate torna in libreria con un nuovo romanzo, John il siciliano (Casa editrice CTL Livorno, pagg. 150, anno di pubblicazione 2021). Un’opera che, nonostante sia ambientata tra il Sud Italia – con precisione in Puglia – nel periodo post bellico e l’America negli anni della contestazione, ha un sapore amaramente attuale poiché ripropone il dramma della violenza a discapito delle donne. Un racconto lucido e dettagliato, che l’autrice imbastisce con dovizia di particolari, delle vicende di Erminia (Ermi): la protagonista, partendo dai sogni della sua fanciullezza per arrivare alla consapevolezza e maturità dell’età adulta. La nostra eroina si scontrerà con il modo di pensare di una società gretta e limitante e con l’incomprensione della madre, per poi seguire le sue idee e cercare di conquistare la propria indipendenza e libertà; quella stessa libertà che, una volta giunta in America con tante aspettative, si sgretolerà inesorabilmente come un castello di sabbia. Il coraggio delle scelte giovanili, prese nell’impeto delle emozioni, porterà la protagonista a dover pagare cara la sua ingenuità. Un’opera singolare e interessante, originale nella modalità di narrare le vicende e soprattutto di costruire i dialoghi e le riflessioni che rappresentano i punti di forza del romanzo. Un linguaggio chiaro, una forma corretta e scorrevole rendono particolarmente piacevole e fluida la lettura. Il romanzo inizia con la descrizione da parte della protagonista di una infanzia serena e del ricordo della figura del nonno, il “tatà”, il padre della madre.

«Una figura storica, patriarcale, nell’insieme caratteristica e simpatica. Io ero sempre stata legata a quell’uomo da un affetto smisurato. Il suo ricordo era ancora intatto, la sua bellezza spiccava su tutti: carnagione bianca, insolita per un uomo del Sud, occhi celesti come il cielo e i suoi capelli colorati a neve che mi aiutavano a carpire quel fascino. L’amore per la sua persona ancora adesso non mi abbandona. Ricordo i suoi pantaloni tenuti stretti con una corda al posto della cinta che mi fa ancora sorridere; sempre scalzo, poiché i suoi piedi erano le sue scarpe. Sento ancora la discussione tra lui e la mamma che lo invitava a calzare almeno un paio di sandali confortevoli, oppure un tipo di pantofola di stoffa che avrebbe custodito tutto il piede. Lui, uomo umile, restio alle innovazioni di qualsiasi tipo, amava la semplicità di tutti i giorni, così come gli era stato trasmesso dalla famiglia che lo aveva accolto come un figlio.»

E prosegue in modo stridente a quell’iniziale normalità, con l’abbandono della città natale, Taranto, tanto amata dall’eroina, alla volta di Francavilla Fontana, paese in provincia di Brindisi, dove lei e la sua famiglia sono costretti a rifugiarsi a causa della guerra. L’autrice si sofferma a raccontare della vita di quei tempi, quando ci si aiutava reciprocamente, proprio come fa la zia Tina, sorella della madre, nell’accoglierli. Tutto sembra scorrere “normalmente” nonostante i tempi proibitivi e la paura per la situazione generale; finché il tenente John fa capolino nella vita di Ermi.

«Un giorno, finalmente, la radio trasmise l’annuncio della liberazione del Paese per merito degli alleati inglesi e americani. L’energia per questo evento mi causò una certa inclinazione a disubbidire. Spesso, repentina, mi sporgevo sull’uscio del negozio, e fu così anche quel giorno, quando i nostri occhi si sorpresero a incontrarsi. Ricordo ancora adesso quella sensazione strana, il suo sguardo entrarmi come una puntura… e per non continuare a sentirlo stavo per staccarlo, quando lui si avvicinò e allungò la mano: “Tenente John Zizzo”, disse. Vidi un ragazzo di circa ventisette anni, alto poco più di uno e ottanta, con la carnagione scura e un particolare interessante: lo sguardo profondo con l’aria da ‘bel dannato’».

Inoltrandosi tra le pagine di questo libro, la sensazione che il lettore avverte è quella di sentirsi trasportato dal romanzo stesso, o meglio, dalle vicende che coinvolgono la protagonista. Scatta subito in chi legge, in particolar modo nelle donne, quel meccanismo identificativo che non abbandona fino alla fine della storia. Così si sogna, si combatte, si soffre e si gioisce con Ermi che diventerà moglie e madre in quell’America da lei così tanto odiata e poi amata, perché se da una parte quella nuova terra le fa scoprire il vero volto di suo marito, dall’altra le concede la possibilità di un’altra chance. Ed ecco che per Ermi si apre un nuovo scenario con i suoi momenti belli e appaganti, e la necessità di dover maturare delle scelte che non sempre la porteranno a facili decisioni. Cosa si potrebbe essere disposti a fare per amore? Forse anche rinunciare a esso pur di salvaguardarsi? Saranno questi gli interrogativi che a un certo punto assilleranno la donna in un momento di fragilità dovuta alla perdita della sua cara mamma, che nonostante le incomprensioni la protagonista aveva continuato ad amare. Il lettore forse nelle ultime pagine immagina una fine diversa da quella raccontata, ed è in questo che ancora una volta l’autrice riesce a sorprendere. Nulla è scontato e tutto a un certo punto sembra possibile nelle belle pagine che Margherita Bonfrate ci regala. Una lettura decisamente consigliata.

Anna Raffaella Biagi

INTERVISTA

Come nasce l'idea di questo romanzo?

L’dea di questo romanzo nasce da un viaggio negli Stati Uniti A New York ospite da parenti a Brooclyn casa posizionata di fronte a Manhattan Una storia quella di Ermi che appartiene all’intera umanità.

Quanto secondo lei c’è ancora da fare per educare al rispetto delle donne?

C’è da fare molto! La mancanza di rispetto è radicata da profondi convinzioni.

Crede che sia necessaria e urgente una riforma delle leggi sulla violenza delle donne?

Sì! Credo fortemente in una legge che parli chiaro del ruolo della donna in questa società che continua a fare del razzismo sull’essere femminile.

Quali soluzione proporrebbe?

Convincere il maschio che in questa vita c’è posto per tutti senza parzialità di sesso.

Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?

Sono impegna con la stesura del mio terzo romanzo dove il protagonista maschile si avvicina alla teoria del super uomo. Tuttavia le donne saranno determinante nella lotta per la sopravvivenza.

A proposito del suo libro...

John il siciliano è un racconto che sale sul treno dei ricordi e ci conduce nell’Italia del sud post bellica. Una Epopea al femminile coraggiosa per quei tempi.

NOTE BIOGRAFICHE

Margherita Bonfrate nasce a Taranto nel 1950 dove risiede. Ha svolto l’attività di dipendente del Ministero della Giustizia. Attualmente è in pensione. Coniugata con due figli e nonna di quattro nipoti. Nel febbraio 2019 avviene la pubblicazione del suo primo Ermi edito da Albatros. Scrive copioni teatrali con consensi. Nel Gennaio 2020 al Premio Letterario “La ginestra" di Firenze si classifica al terzo posto con il testo teatrale La finzione. Ottiene il Premio letterario Casentino posizionandosi al secondo posto con il testo teatrale inedito La Finzione. Settembre 2020. Pubblica Nei Sogni Azzurri, libro di poesia editore Gabrieli 1975. Si trova nella Biblioteca Civica del Comune di Biella. Diversi racconti brevi e poesie sono inseriti in Antologie. A settembre 2020 Pubblica il secondo Romanzo narrativa colorato di giallo Le Donne del Prof edito da Helicon. A Firenze nel 2021 partecipa a La Ginestra Sezione inedita ottenendo il Premio Giovanni Nocentini per la Narrativa. A Firenze nel 2021 partecipa a La Ginestra Sezione Editi ottenendo il Premio Speciale della Giuria Narrativa /Saggistica. All'Accademia delle Arti ottiene il Premio Internazionale Città di Castrovillari 3° Premio Teatro Inedito. 2° Premio Narrativa Edita 19/6/2021. Pubblicazione Testo teatrale La Finzione edito da Helicon nel marzo del 2021. Nel giugno 2021 pubblica il romanzo John il Siciliano Edito da CTL Editore Livorno.