RITA MARIA LORUSSO: LA NEVE SUL MARE - DIARIO DI NAVIGAZIONE POETICA
GENERE: POESIA
RECENSIONE
La filosofia ha, nel corso della storia fino ai nostri tempi, cercato di fornire risposte agli interrogativi sul senso dell’essere, sulla conoscenza, sulla realtà. Essa è fondamentalmente volta alla ricerca della verità attraverso la speculazione. Anche se l’attività speculativa è figlia di quella parte razionale che ci caratterizza come esseri umani, essa non nega la parte più propriamente veritiera, umana, intima, spirituale alla quale siamo soliti dare il nome di anima. Tra parola filosofica e parola poetica – che hanno a che fare con l’anima e le emozioni – non può esserci dunque un rapporto subordinato, in quanto necessarie entrambe con la stessa significanza perché l’una dà all’altra ciò che le manca nel comune tentativo di comprendere la realtà. Filosofia e poesia sono forme di produzione di senso e di sapere che nascono come risposta all’inquietudine dell’uomo. Si badi bene però di non limitare la parola inquietudine al senso negativo del termine, come erroneamente capita spesso, ma piuttosto al sentimento di confusione suscitato da emozioni e sentimenti anche positivi, come l’amore.
Nel “gioco” filosofico-poetico si cimenta, di certo con interessanti risultati, l’autrice Rita Maria Lorusso con la sua raccolta poetica La neve sul mare - Diario di navigazione poetica (Edizioni del Rosone, anno di pubblicazione 2019, pagg. 308). Un titolo significativo che, per quanto rimandi a un evento insolito, racchiude tutto il senso di due realtà, quella poetica e quella filosofica, che si uniscono, fondendosi, compenetrandosi, accarezzando la comune essenza dell’Essere. Di tale compenetrazione e – se vogliamo essere più incisivi secondo il discorso poetico dell’autrice – fedeltà tra le due “Muse”, in quanto entrambe (filosofia e poesia) figlie del pensiero, possiamo ritrovarne una evidenza particolarmente in alcuni componimenti come quello intitolato La viola del pensiero: «Se racchiudessi in me / le doti mitiche di Penelope, saprei tessere / intorno alla razionale concettualità / della filosofia / sfarfallanti ali di Poesia / … / e tramuterei / fatalmente e magnificamente / l’assolutezza del pensiero / nella simbolicità di una viola / in una fusione perfetta / d’eros filosofico / e poetico». Ed è giusto dire che, in questo intento della fusione, l’autrice riesce alla perfezione non solo nell'atto di scrivere le sue poesie, ma anche nel rimandarle con tutta la loro carica emotiva e vitale al lettore. È così che i poeti denominati dall’autrice Gli scrivani dell’esistere sono coloro che «… danno sembianze umane alle lettere / e riconoscibile significato / al dipanarsi / dell’intricata matassa dell’esistere… / attraverso le parole / essi leggono in profondità l’esistenza / … / dopo aver scorto / coi loro sguardi interiori / le sue non scontate verità…». Se dunque il pensiero filosofico ha caratteristiche “contingenti” alla realtà, quello poetico – come l’autrice scrive nel componimento Poesia alla fonte – «… necessita sempre / … / di una frode meravigliosamente innocente / nei riguardi della realtà».
Ed è sempre nel gioco di questo equilibrio, che tiene insieme le due forme, che si dispiega tutta la produzione poetica di Rita Maria Lorusso; produzione che, lungi dal considerare le stesse forme difficoltose da amalgamare, si presenta fluida e spontanea, oserei dire istintiva, immediata, quasi come uno scatto fotografico. Il risultato è quello di un discorso poetico di senso che si sviluppa senza intoppi e con un’armonia a tutto tondo senza che quest’ultima sia ricercata affannosamente dalla stessa autrice, come invece capita a molti scrittori che volendo a tutti costi trovarla inficiano così la stessa soavità del verso che perde di conseguenza leggerezza e spontaneità. All’interessante rapporto tra filosofia e poesia, al quale l’autrice dedica in modo particolare la prima sezione della raccolta intitolata Barlumi di Filosofia Poetica (da notare come le parole filosofia e poesia sono scritte con la maiuscola come segno di riconoscenza e rispetto), si aprono – con quella forza travolgente ma al contempo delicata – i componimenti che inneggiano al potere salvifico della poesia che produce i sui benefici effetti sia per chi la scrive in quanto capace di «farsi … / … / radiosamente largo / lungo le vie / … / pesantemente impolverate di grigio / del mondo» sia per chi la legge, in quanto, come emerge nel componimento Sorte futura, «… le poesie / non appartengono mai a chi le scrive, / ma alle atmosfere e alle persone / verso le quali schioccano dritte / come frecce innamorate d’esistere…».
In una silloge di tale vibrante spessore emotivo non poteva certo mancare la decantazione dell’amore; sentimento che l’autrice dilata, nella seconda sezione dell’opera intitolata Innevati incanti, non limitandolo a quello romantico ma vivendolo nella forma più completa che abbraccia l’aspetto più carnale e passionale, anche se a volte espresso nella dimensione del sogno o desiderio: «L’amplesso fra le tue braccia, / corredato dall’ardore dei tuoi occhi / e dalla duttile carnosità delle tue labbra, / rimarrà sempre / il più ricorrente e dominante / dei miei più sognati sogni…», come nel componimento Sognato sogno. E tuttavia la significanza dell’amore non può ridursi a quel sentimento che coinvolge un uomo e una donna, perché ciò sarebbe davvero riduttivo, come spiega Rita Maria Lorusso nella terza sezione intitolata Materne gocce di poesie, nella quale tra le varie forme d’amore pone al primo posto quello di madre fino a parlare di appartenenza: «Volontà / d’appartenere interamente / a due uomini soltanto… / e nessuno di loro due / è mio padre / o mio fratello / né mio marito, / né uno straordinario amante segreto… / apparterrò ad entrambi per tutta / l’eternità… / ai miei due figli maschi, / sempre, / con inarrivabile esclusività…» (dalla poesia Io appartengo). Il mare, tanto amato dall’autrice e che rappresenta la vita in questo mondo e in questa realtà, pare essere amico e complice delle sue divagazioni interiori, ma anche linea di demarcazione per quell’aldilà che non ci è dato conoscere anche se lo immaginiamo. Ed è proprio questo mare con le sue inquietudini che consente all’autrice di sentirsi parte di un tutto, posando sullo stesso mare come neve i suoi pensieri, alleggerendosi.
E leggeri sono i suoi versi che pur esprimendo sensazioni e concetti profondi sono capaci di cullare dolcemente chi legge. Una sensazione di completezza avvolge il lettore che riscontra armonia non solo nel suono rotondo delle parole ma anche nella levità del modo di narrare il verso poetico.
Una silloge luminosa, appagante, decisamente sui generis.
Alessandra Ferraro