RECENSIONI

Lᴀ Vᴏᴄᴇ ᴅᴇʟ Rᴇᴄᴇɴsᴏʀᴇ

SCRITTURA VIVA

In copertina il dipinto Ulivo nella valle, olio su tela di Giovanna Buonfrate

Come una collana di Perle di Mina Calzolaio

Prefazione di Angelica Laterza

 

Come una collana di Perle, il giusto titolo per descrivere questa preziosa e intima raccolta di poesie di Mina Calzolaio, dove le Perle sono i giorni, legati da un filo sottile governato da una Mano invisibile, che trascorrono uno dopo l’altro nelle faccende quotidiane e anche in quelle impreviste; ma le Perle rappresentano anche le poesie stesse – quasi una al dì – con le quali l’autrice si rivela, e racconta le sue giornate: quelle tristi e quelle gaie, i ricordi custoditi nel suo cuore, le sue preghiere, le sue speranze, i suoi pensieri.

Con questi versi, scritti in un linguaggio che riconduce al passato, e con i tanti temi trattati che creano un caleidoscopio di emozioni in cui ogni anima può rispecchiarsi, Mina mette nero su bianco i propri autentici sentimenti che scaturiscono dalla sua presente osservazione del mondo, vicino e lontano; delle persone che le sono care, ma anche delle cose (oggetti, animali, piante) che entrano a far parte della sua vita. L’anima di Mina è alla ricerca della bellezza e della bontà. E non di rado ritroviamo nei versi delle sue poesie stati d’animo e malesseri di una società malata, che si è lasciata un po’ andare, che ha messo da parte antichi valori e ha declassato l’amore. E ciononostante, la sua lirica è pregna di una Fede salda e inesauribile. Tutto in lei è pervaso da questa fede che l’accompagna e la sostiene nella vita quotidiana, e la porta a essere sempre riconoscente e a innalzare una preghiera di ringraziamento alla terra, al cielo, alle gioie e ai dolori.

L’autrice riesce a trasmettere al lettore attento le sue contrastanti emozioni; a fargli sentire nelle narici gli odori che si sprigionano dalla natura dopo una tempesta; riesce a comunicargli la tranquillità di una serata d’autunno in famiglia, mentre cane e gatto sono intenti a pregustare il pesce che cuoce sulla brace; a fargli vedere i colori della vendemmia e a dare un’anima ai chicchi d’uva spaventati dalla trasformazione e tuttavia felici di essere utili… a qualcuno; a far sentire il profumo dolce dei fichi dorati che una volta venivano messi al sole ad essiccare… E, al contempo, rimpiange e denuncia tutto quello che era (il sole, la terra, le stagioni, le regole, le famiglie…) e adesso non è più. Nei suoi versi possiamo leggere l’anima di una donna vitale che affronta con determinazione e coraggio il proprio destino e che, anche se strapazzata e consumata dalle vicissitudini della vita, come l’Araba fenice, risorge, rinvigorita e ancora più tenace, dalle proprie ceneri.