RECENSIONI

Lᴀ Vᴏᴄᴇ ᴅᴇʟ Rᴇᴄᴇɴsᴏʀᴇ

SCRITTURA VIVA

QUANDO LA PAURA BUSSA ALLA TUA PORTA

di Barbara Poltronieri

Fra le pieghe della vita: una donna e la sua favola

a cura di Enza Salpietro

Un dono. Quando la paura bussa alla tua porta è un regalo che la scrittrice ferrarese Barbara Poltronieri dona a un pubblico che vuole leggere un libro che “fa la differenza”. Edita da Booksprint Edizioni (anno di pubblicazione 2019, pagg.122), questa è di certo un’opera letteraria da tenere a portata di mano e da consultare nei momenti in cui si ha bisogno di qualcuno che ci aiuti a credere in noi stessi. È un romanzo autobiografico in cui la protagonista, una giovane donna sposata e madre di due bambini, si presenta al suo pubblico dichiaratamente “senza veli” per rivelare le sue paure, i suoi ripiegamenti fisici e morali, per esortare a non cedere alla disperazione, a non arrendersi mai di fronte a quello che a volte sembra un destino ingiusto e inevitabile. Ad un certo punto della sua esistenza Barbara passa da un periodo in cui: «era proprio tutto rosa», metafora di una vita felice, a una fase in cui alterna sentimenti di paura e di sgomento, in seguito alla scoperta della sua “misteriosa” malattia, in un crescendo che trova il suo culmine in una espressione che è un manifesto della sua afflizione: «in questo momento non sto andando avanti, anzi cammino all’indietro». L’autrice con serietà e coerenza descrive le sue paure, le sue incertezze, il suo bisogno di avere sempre un appoggio, mostrando così la sua iniziale fragilità nell’affrontare la malattia, atteggiandosi a “vittima” e dunque arrogandosi il diritto «di essere quella che può soffrire e lamentarsi». Gradualmente incomincia a farsi strada dentro di lei una sorta di ribellione verso questa Barbara fragile e non più autonoma: «Ho bisogno di qualcuno che scelga per me, ma la rabbia mi monta dentro (...) nessuno ha il diritto di decidere al posto mio». Da qui alla decisione di trovare a qualunque costo una via d’uscita da una condizione diventata insopportabile per lei, il passo è breve. La trova. L’amore per la sua famiglia è così forte da farle capire che per non perderla deve incominciare ad amare se stessa; e a questa consapevolezza ella giunge grazie a un aiuto che non aveva mai preso in considerazione e che si può riassumere con questa riflessione: «ma oggi sono felice». Cos’è successo? Che tipo di strumento miracoloso, quale magia ha adoperato per raggiungere uno degli obiettivi più ambiti dall’uomo sin dai tempi più antichi? Lo scoprirete leggendo il libro. Il messaggio è potente: «cadere e rialzarsi ogni volta e sbagliare per poi migliorarsi». La felicità dipende solo da noi, inutile attribuire ad altri questo potere taumaturgico. Autobiografia ma anche romanzo: per comprendere meglio questo nuovo genere basta ricordare che nel Novecento la tradizione autobiografica tende a ibridarsi con la forma romanzesca. Uno dei grandi testi novecenteschi da tenere presente a tal proposito è À la recherche du temps perdu di Marcel Proust. Dal punto di vista stilistico spicca nel libro della Poltronieri la semplicità dei periodi, la preferenza della paratassi e una punteggiatura limitata che comunque non inficia la comprensibilità totale del testo. Prevalgono le descrizioni, vivacizzate da un linguaggio colloquiale ma discreto e garbato. Scarseggiano le inserzioni dialogiche, mentre sono numerose le riflessioni personali e non manca il monologo interiore “joyciano”. Fra le varie reminiscenze dei grandi della letteratura, sparse nel testo, interessante è quella “gozzaniana”: «la pasta al forno della domenica», una delle abitudini festive “più toste”. Nel complesso il libro ha un andamento narrativo scorrevole che scivola nel particolare più minuto senza appesantire la lettura, grazie anche all’uso del presente storico. Lo stile indiretto libero permette alla scrittrice di inserire note di sorridente autoironia, come quando dubita della bontà della sua cucina, o cita il campanello che suona proprio mentre si accinge a far la doccia. Una costante attraversa il libro dall’inizio alla fine: l’amore. Barbara è una donna amata. Lo scrittore Corrado Alvaro afferma che l’autobiografia è «la favola della propria vita», forse questa è la favola di Barbara.

INTERVISTA  ALL’AUTRICE

Un romanzo del tutto autobiografico? 

Questo romanzo è Barbara Poltronieri, mi sono messa a nudo, ho raccontato tutta la mia storia. Ho raccontato di me e dei miei familiari senza mai nascondere nulla, non ho usato nomi fittizi o personaggi di fantasia. Questo romanzo è Barbara, il mio calvario attraverso la malattia, le mie paure e tutte le mie speranze.

Per molti scrivere ha una funzione catartica. Cosa rappresenta la scrittura per Barbara Poltronieri? 

Questo libro mi ha dato la possibilità di rivivere tutto il mio percorso, è stato come rivedermi davanti ad uno specchio, mi ha dato la possibilità di capire quanto in certe occasioni sono stata egoista nei confronti dei miei familiari, pensando che il dolore e la sofferenza fossero solo una mia esclusiva. Mi ha dato la possibilità di rivedere tutto come se fossi uno spettatore esterno, potendo così capire il calvario che hanno subito mio marito e i miei figli. Mi ha dato anche la possibilità di perdonare me stessa.

Come nasce questo romanzo? 

La scrittura è sempre stata un sogno nel cassetto per me, e grazie all’incoraggiamento di una mia cara amica, mi sono ritrovata con la penna in mano. Inizialmente ho cominciato a scrivere per me, per un mio sfogo personale, per capire tutta la mia storia, per rivedere i miei errori. Poi quando i miei familiari hanno iniziato a leggere le pagine che io scrivevo e ad incoraggiarmi per andare avanti e farlo leggere a tutti, mi sono decisa che avrei fatto di tutto per farlo pubblicare. 

Secondo lei chi scrive ha una qualche responsabilità sociale? 

Chi scrive ha una enorme responsabilità sociale, chi legge spesso si riconosce nei personaggi di un libro, vive con loro delle avventure, piange per le loro sconfitte, gioisce per le vittorie. I personaggi di un libro posso diventare dei compagni di un percorso di vita e quindi chi scrive deve sempre cercare di lasciare dei messaggi positivi e di incoraggiamento.

Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario? 

Sì, in realtà ho in cantiere due lavori. Uno racconta la mia infanzia, attraverso gli occhi di una terza persona, rivivo tutti i giochi, le paure, le avventure di quando ero piccola. L’altro racconta della mia mamma, del bene che mi ha voluto, del nostro legame e di come può mancare una persona.

Ci racconti qualcosa in più del libro.

In questo libro parlo della mia malattia e di come sono riuscita ad affrontarla e a convivere con lei quotidianamente. Se potrò essere di aiuto anche ad una sola persona allora potrò dirmi soddisfatta. 

BIOGRAFIA DELL’AUTRICE

Barbara Poltronieri nasce a Ferrara nel 1972, madre di Eugenio ed Elena, moglie di Victor, si divide fra la famiglia e il lavoro in un centro di assistenza fiscale. Poi nel 2006 la sua vita deve affrontare una brusca frenata a causa di una malattia difficile da diagnosticare che non le permette più di vivere la sua normale quotidianità.