RECENSIONI

Lᴀ Vᴏᴄᴇ ᴅᴇʟ Rᴇᴄᴇɴsᴏʀᴇ

SCRITTURA VIVA

BRICIOLE di Elena Marrassini

(Edizioni Giovane Holden)

Alla scoperta di se stessi

a cura di Enza Salpietro

Come petali che si lasciano cadere, staccandosi dal calice del fiore e frantumandone la corolla, così i protagonisti di questi racconti affidano alla scrittura le loro sofferenze, le loro incertezze, la loro fragilità. Un mondo di delusioni con le quali la vita spesso li ha colti di sorpresa, incrinandone le certezze esistenziali. Ma questi personaggi ci raccontano anche del loro coraggio, del modo in cui riescono a trovare una via d’uscita dalla disperazione, dall’incertezza, dalla rabbia, dimostrando la grande dignità con cui nonostante tutto affrontano la realtà e riprendono le redini della loro vita. Sono questi i temi principali dei dieci racconti brevi di Briciole, un particolarissimo libro della scrittrice toscana Elena Marrassini. I racconti brevi hanno un impatto di grande rilievo sulla dimensione psicologica dei lettori. Essi incuriosiscono forse proprio perché il loro messaggio è schietto e immediato, non cercano di propinarci verità assolute più grandi di noi, semplicemente mirano a far riflettere il lettore, facendolo soffermare sullo svolgimento di avvenimenti che la vita può riservare a chiunque. La riflessione aiuta a comprendere e, di conseguenza, a risolvere un problema o a sciogliere nodi che procurano un disagio. Quante volte ci siamo ritrovati a parlare davanti a uno specchio? Magari mentre ci trucchiamo o ci pettiniamo, provando e riprovando un discorso o l’atteggiamento da tenere in determinate occasioni. Lo specchio – a volte amico o confidente, altre volte burbero e severo insegnante – è il mezzo ideale per conoscersi meglio. Tutto questo lo sa bene Isa, la protagonista di uno dei dieci racconti di Briciole che, «tornando normale, come da un lungo viaggio dentro lo specchio durato chissà quanto», avverte la necessità di «riordinare la sua vita». Già Socrate e Seneca consigliavano e raccomandavano l’uso dello specchio come strumento per conoscere se stessi, e anche in ambito artistico-letterario esso sembra implicare l’idea di uno sforzo intellettuale verso la verità e verso la realtà. Portatore di felicità e di consapevolezza, lo specchio aiuta Isa a comprendere la necessità di organizzare le proprie giornate nonostante l’assenza, e a convivere con il dolore causato dalla perdita, restituendole l’autostima e di conseguenza la forza di riprendere la sua vita normale. Tutti i temi affrontati da Elena Marrassini hanno una grande valenza sociale, per esempio il comportamento che si dovrebbe evitare nei confronti dei bambini dislessici è un problema serio e attualissimo. Quasi a mo’ di ritornello leggiamo ripetutamente nel Bambino fortemente dislessico di «un bambino fortemente dislessico e con spiccati problemi di linguaggio», quasi a sottolineare la causa prima che porta questi bambini alla “ribellione”, e qui notiamo la grande maestria della scrittrice nel porre in risalto una nota dolente della nostra società, consistente nell’esagerazione della malattia di un individuo, cosa che – indipendentemente dall’età, dal sesso e dallo status sociale del soggetto in questione – viene legalmente considerata una forma specifica di violenza. A conferma di tutto ciò veniamo a sapere che il bambino si comporta “in modo normale”, quando si trova in compagnia di persone che ignorano il suo problema, giungendo a confidare «il suo segreto più segreto a una bambina strana e a una donna estranea» e non alla sua famiglia, perché quest’ultima lo considerava “diverso” e “bisognoso di sostegno”. «“Mozart era il migliore,” disse il bambino, ripetendo a più riprese solo la parola migliore, “dicono che avesse la sindrome di Tourette,” disse, inciampando solo nella parola sindrome...». Squarci di vita attuale, temi scottanti. Il lettore legge un libro che offre una panoramica della società in cui vive. Tematiche che non potevano assolutamente rientrare nelle strutture narrative tradizionali. Il monologo interiore e il flusso di coscienza sono espedienti che rendono alla perfezione la “solitudine” della vita odierna. Perché «siamo su un treno stracolmo di umanità varia (...) è fermo il treno, nel nulla, senza ricircolo dell’aria coi finestrini sigillati», come scrive Elena Marrassini in un passo del suo libro, un concetto che rende bene non solo l’atmosfera dell’episodio cui si riferisce, ma anche quella del nostro presente. E qui la prosa scivola nella poesia, la sofferenza dell’uomo contemporaneo intenerisce il lettore. Eccezionale il modo in cui Elena Marrassini racconta delle storie – che comunque hanno un inizio, uno svolgimento e un finale – in uno spazio ristretto. Il punto di partenza è sempre il presente che viene però contaminato dal passato grazie al flusso continuo dei pensieri del protagonista, riprodotti tramite una narrazione incalzante che, a differenza di altri autori che hanno utilizzato gli stessi espedienti – si pensi a James Joyce, nel suo Ulisse – , non disdegna l’uso della punteggiatura, seppure scarna e limitata. Di alcuni schemi sociali predefiniti e tradizionalmente importanti come il matrimonio, la famiglia, il lavoro, non rimangono altro che briciole. E se la letteratura è sempre, in ogni fase storica, specchio della società, il romanzo non può far altro che adeguarsi trasformandosi, abbandonando gli schemi tradizionali. L’opera di Elena Marrassini è un esempio perfetto di questo procedimento, ma è in primo luogo un libro che arricchisce in modo straordinario la nostra conoscenza: Briciole di Elena Marrassini, edito da Giovane Holden, 2019.