RECENSIONI

Lᴀ Vᴏᴄᴇ ᴅᴇʟ Rᴇᴄᴇɴsᴏʀᴇ

SCRITTURA VIVA

L’ULTIMO COMMA

I ladri di bambini

di Andrea Falcetta

Quando la realtà supera la fantasia

di Francesca Andruzzi

L’Ultimo comma – I ladri di bambini (Ed. Pixel Group srl, anno 2005, pagg. 176) di Andrea Falcetta, è stato definito un “legal thriller tutto italiano”. Italiano è l’autore, che in Italia, precisamente a Roma, svolge la professione di avvocato penalista, proprio come il protagonista del romanzo, Manfredi Balestra. Italiana è colei che può essere definita la coprotagonista, la piccola Daria Fontenova, di appena sei anni, che viene, “in nome del popolo italiano”, allontanata dai genitori. Saranno proprio i genitori della piccola Daria a rivolgersi alle cure dell’avvocato Manfredi Balestra, per cercare di riottenere la figlia. E Balestra sa che non sarà un compito facile. Aveva giurato a se stesso di non occuparsi più di minori, in seguito ad un caso risolto brillantemente, che aveva, però, messo a repentaglio la sua vita. Tuttavia decide di assumere l’incarico, perché crede, fin dall’inizio, nelle ragioni di quei due genitori disperati e increduli, nei confronti dei quali il Tribunale per i Minorenni ha ordinato “l’allontanamento di Daria basandosi esclusivamente sulla relazione dell’assistente sociale Maria Rita Turchi e sulla perizia di Squitini”. O, forse, perché Balestra è un avvocato di quelli con la “A” maiuscola, così diverso dai suoi colleghi che popolano l’immaginario collettivo. Il romanzo – basato, si noti, su una storia realmente accaduta – evoca, peraltro, vicende altrettanto reali e più recenti rispetto alla pubblicazione del libro, a testimonianza della complessità e delle lacune che, rispettivamente, connotano e affliggono il delicato mondo dell’infanzia in rapporto ai provvedimenti giurisdizionali che possono intervenire nella vita di ognuno. Perché se è vero, come è vero, che, leggendo il romanzo di Andrea Falcetta, il lettore si trova a vestire i panni della madre e del padre della piccola Daria Fontenova, altrettanto vero è che, in situazioni simili, lo stesso lettore sarà portato a desiderare di incontrare sulla propria strada un “Avvocato Manfredi Balestra”, così distante dallo stereotipo presente in film, telefilm e anche in numerose pubblicazioni di fantasia. Manfredi è, prima di tutto, un uomo vero, di sani principi, che valuta, pondera, in una parola soppesa e agisce quando il momento è opportuno. Non possiede automobili lussuose, non frequenta locali notturni; ha coraggio, che significa anche prudenza e, soprattutto, intelligenza. Al suo fianco, una segretaria, Laura, che si presenta in sordina, pur nella propria indiscutibile efficienza e importanza all’interno dello studio legale, fino a divenire un personaggio chiave nella parte dell’opera dedicata ai sentimenti di Balestra nei riguardi della paternità. Andrea Falcetta, sia pur per il tramite del protagonista, parto della sua fantasia (ma non troppo), non le manda a dire. Sarà per il suo passato di militante nel Partito Radicale, sarà per l’esperienza acquisita in decenni di professione forense, fatto sta che dalle pagine del libro, nel quale pone riferimento a Marco Pannella (che “nel dissenso con Muccioli sulla legalizzazione della droga, ha trovato proprio con quel suo fiero avversario il momento di più grande unità e amicizia, quello dello scontro che diviene scambio, del discutere o litigare che diventa amare, sia pure da posizioni diverse ed opposte, lo stesso tema, lo stesso interesse protetto, la stessa passione”), utilizza spesso toni lapidari nei confronti delle pecche di un sistema giudiziario che alle nove del mattino apre “al pubblico, ai cittadini, ai testimoni e agli avvocati, i pubblici uffici di questo affare privato, di questa cosa loro che è la giustizia italiana”. Il caso di Daria Fontenova condurrà il protagonista a esercitare il proprio ministero in Puglia, lontano dal Tribunale della Capitale, ma non per questo Manfredi Balestra si sentirà meno a proprio agio, muovendosi con la correttezza del professionista giovane, ma capace. E proprio l’esperienza e lo studio appassionato della procedura lo guideranno per strade impervie, quelle percorse dal predecessore con minor fortuna. Tra ROS, NAS, Servizi Segreti e giornalisti, tra assistenti sociali e giudici, questi ultimi, a volte, distratti dall’importanza del ruolo, si dipana la trama di un giallo dai contorni stupefacenti per il lettore, che resta letteralmente incollato, scoprendo, con vivace, cruda e inaspettata sincerità, l’affabulazione di un interrogatorio e la misticità delle indagini difensive. Andrea Falcetta conduce l’appassionato del genere nei meandri di un mondo sempre raccontato, ma mai descritto, fino ad ora, con tanta schiettezza, rivelando le difficoltà della professione di avvocato, che sembrano rappresentare l’unico motivo della passione per questo nobile lavoro, che l’autore, sapientemente, traspone nel personaggio di Manfredi Balestra. Il corposo curriculum vitae di Falcetta, riportato nella quarta di copertina, svela la preparazione dell’avvocato e la lealtà dell’uomo, verso gli altri, ma, soprattutto, verso se stesso. Forse per questo non si può non restare affascinati dal protagonista del romanzo, vieppiù quando è lo stesso Balestra a dichiarare, quasi annaspando in un vortice di emozioni contrastanti, che paiono voler risucchiare anche lui, «io quella sera avevo capito che il bene e il male non sono sempre così lontani e inconciliabili e che spesso la fatalità li distribuisce in egual misura tra la parte giusta e quella sbagliata, complicando così il lavoro degli uomini di legge». Il giocatore di poker, cui Balestra si paragona quando sente di essere stato «ben servito», sembra strizzare l’occhio alla giustizia, quella fatta di verità piena, in una complicità che dona speranza a tutte le vittime di errori giudiziari, compreso, nell’opera di fantasia, il padre della piccola Daria, che però, come detto, corrisponde a una figura reale. Il genere letterario in esame non consente di svelare ulteriori particolari relativamente alla trama, ricca di suspense, ma si può almeno affermare che I ladri di bambini – sottotitolo dell’opera – che patiscono l’aggravante di essere figure istituzionali, non avranno vita facile ogni qualvolta incontreranno sulla loro strada Avvocati come Balestra. Il complesso e delicato universo infantile si fonde, nelle pagine del libro, con quello altrettanto complesso e delicato dell’amministrazione della giustizia minorile che a volte, se non spesso, anziché risultare di ausilio e garanzia, si trasforma in un meccanismo estremamente vulnerabile. Che poi ogni essere umano, anche adulto, in quel meccanismo che si chiama giustizia, possa sentirsi indifeso come un minorenne, emerge con chiarezza dall’opera di Falcetta nei riferimenti alla figura di Enzo Tortora, che nel secolo scorso è stato vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari. Di Silvia Tortora, figlia dell’indimenticabile Enzo, giornalista e amica personale di Falcetta, è la prefazione al libro che, a dire il vero, si presenta maggiormente quale preghiera e dichiarazione d’amore nei confronti dell’autore, l’amore che non ha un solo volto. Lo prega: «Liberaci, se puoi, dall’ingiustizia». Lo ringrazia: «Ti spendi così tenacemente per difenderci dalla melma dell’indifferenza». La parola chiave, “indifferenza”, pronunciata da Silvia Tortora, ricorda quanto essa rappresenti un atteggiamento pregno di colpevolezza. L’avvocato Balestra è tutt’altro che indifferente, al punto di arrivare a scontrarsi, nel corso di un convegno, con “il più noto tra i giudici minorili… la stampa l’ha soprannominata il giudice dei bambini”, tacciandola di incompletezza nella relazione presentata al pubblico. Perché, afferma Balestra, sguainando la spada della propria competenza dinanzi le percentuali dichiarate dal giudice dei bambini, «Se infatti è vero che il 90% delle denunzie per abusi sessuali e maltrattamenti vengono astrattamente imputati a persone del contesto familiare, è anche vero però che nel 60% dei casi costoro vengono prosciolti dai nostri tribunali, dopo processi lunghi, umilianti, e soprattutto dopo anni di ingiusto allontanamento dei bambini rinchiusi in istituti convenzionati ai quali gli enti locali danno trecentomila lire al giorno per ogni bambino ricoverato con decreto inaudita altera parte…» La verità non può essere parziale, sembra voler affermare l’autore tramite la voce dell’avvocato Balestra. Altrimenti diviene menzogna. E di fronte alla menzogna, non si può restare indifferenti. Nelle parole di Silvia Tortora «a chi ha la voglia di leggere questo libro verrà fatalmente la voglia di conoscere questo giovane e caparbio avvocato», si trova la sintesi tra l’autore e il suo protagonista, tra la vita reale e quella romanzata. La sintesi della ricerca della verità che la lettura de L’ultimo comma – I ladri di bambini soddisfa pienamente. Per vivere occorre coraggio.