TERZA PERSONA FEMMINILE INTERIORE
di Rossella Venusto
Genere: poesia
La poesia come possibilità comunicativa tra due realtà in rotta di collisione
Recensione a cura di Francesca Autieri
Esiste una dimensione, una stanza segreta, interiore, nascosta agli occhi del mondo dove è possibile ritrovarsi, raccogliersi, raccontarsi e sentirsi liberi di essere ciò che si è. Nel silenzio di questa stanza non c’è il vuoto, il nulla, ma il tutto interiore, sensibile, empatico; quel tutto che osserva con occhi propri, che avverte con i sensi propri. In questo prezioso silenzio, «E il silenzio è l’unica presenza / che rende giustizia e speranza / al poco che resta / al resto che manca», l’autrice, Rossella Venusto, partorisce la silloge Terza persona femminile interiore (Editore Meligrana, anno di pubblicazione 2020, pagg. 108). Laddove il suo mondo interiore stride con una realtà dalla quale e nella quale è chiamata a vivere, una realtà che fatica a comprendere il suo sentire più profondo, la poesia diviene salvifica. Nella necessità di continuare a far vivere, sussistere la sua anima, la sua voce primordiale, istintiva, autentica, “essa/ella”, dunque, la sua “terza persona femminile interiore”, affida alla poesia il prezioso compito di rendere immediato e visibile il suo mondo, quello contraddittorio, difficile, che caratterizza il suo essere più nascosto, così come emerge dalla poesia che riporta il titolo omonimo della silloge e che così recita: «Timida invernale / creativa astratta / non sequenziale irrazionale / personale confessionale / illogica intellettuale / olistica globale / aleatoria fantastica / verbale non verbale. / Sfuggente surreale / senza tempo esistenziale / soggettiva sentimentale / emotiva passionale / implicita esplicita tacita / discontinua divergente / difficile fragile. / Diversamente interpretabile». In una sorta di rotta di collisione tra due mondi diversi, il suo e quello esterno, che non si comprendono, l’autrice costruisce un sentiero silenzioso sospeso, una via di mezzo, una zona neutra, franca, tra “cielo e terra” dove sia possibile accostare, congiungere, le due realtà. In questa dimensione sospesa le è concesso di vivere autenticamente, di volare attraverso e con la poesia. Essa le consente di valicare i confini del suo io per essere accettata e riconosciuta; è la sua anima, il palpito di quell’io bambino chiuso dentro di sé e ancora capace di stupirsi, di andare oltre, regalando continue epifanie. La sua poesia è, dunque, allo stesso tempo, desiderio e tentativo di conciliare la dimensione silenziosa, preziosa, personale, “disordinata”, con il mondo esterno; quella via che nell’“instabilità” del suo scompiglio interiore le dà una parvenza di equilibrio. La poesia è parimenti necessità e possibilità di comunicare le sue emozioni al mondo fuori. Ed proprio nel silenzio dei suoi versi che l’autrice sembra far pace con se stessa, quietandosi. In quella dimensione ella non rinnega nulla di sé ma impara ad amarsi e accettarsi con le sue imperfezioni, limiti e timori come emerge da questi significativi versi: «Se avessi guardato più terra / e meno tramonti sul mare, / se avessi imparato a vivere / anziché scrivere / non sarei come ora sparpagliata, / così poco riconciliata a me stessa / e alla vita, sospesa / tra cieli rossi e una terra riarsa, sparsa, / con nel cuore conficcata / una paura che non passa / e davanti una poesia / unica testimone di se stessa». Ma chi è propriamente questa terza persona femminile interiore della quale parla l’autrice? Ora è la sua anima afflitta, ora il racconto del suo sé bambino, ora il suo urlo di disapprovazione e dolore di madre per una figlia incompresa: «Quelle come lei / vanno intrappolate, / recluse nelle segrete / più oscure e ignote / di un cuore che si fa custode / di dolore e mortificazione. / Quelle come lei / non piacciono a quegli altri / che si dicono: / sulla retta via / politicamente corretti / moralmente adatti / magistralmente diretti / sufficientemente inquadrati / emotivamente morigerati. / Ma che in realtà sono: / divinamente illusi / sentimentalmente ritardati / mentalmente limitati / esteriormente artefatti / interiormente vacui». L’Autrice consapevole che c’è tanto da esplorare dentro il suo mondo di silenzio interiore («... e l’anima invaghita in ogni istante / di un silenzio assordante / che dal silenzio nel silenzio / il silenzio infrange») sfida se stessa, scrivendo; e la trasposizione delle sue riflessioni e dei suoi sentimenti in versi è quanto mai varia e scandita con un ritmo intenso e costante. Il suo è un canto libero, assorto, determinato e potente, figlio del suo silenzio assordante. È così che le incertezze, gli assillanti dubbi riescono a trovare una forma letterale e a costituire la base di quell’ideale dialogo che si svolge fra poeta e lettore, tra la sua realtà interiore e quella fuori. La parola è l’unica certezza della nostra scrittrice e questa appare propizia e consolatoria. Le parole per l’autrice diventano balsamo, rifugio, “nido pascoliano” in senso metaforico, naturalmente, in quanto partorite dal e nel suo silenzio accogliente, in cui rifugiarsi quando il suo sentire necessita d’essere metabolizzato, esternato, comunicato, compreso. L’autrice non usa parole ricercate ma semplici, estemporanee, d’immediato impatto emotivo. Le sue parole, i suoi versi sono anche richieste, imperativi che ella rivolge alla stessa poesia e al Trascendente: «Libera quella bambina / che è rimasta imprigionata, / castrata, / in una gabbia dorata. / Prendila in braccio / non farla invecchiare di vergogna, / è diventata donna / scorza dura e cuore di sabbia. / Tirala fuori dalla gabbia dorata / regalale una via d’uscita, / ha bisogno di uscire dall’ombra gridando / perché è cresciuta in ritardo sulla vita». Personalmente ho trovato molto toccante e coinvolgente la lettura di questa meravigliosa silloge – impreziosita da appropriate figure retoriche – dove l’inquietudine e i tormenti dell’anima trovano riscatto in una bella scrittura, armoniosa – anche e non soltanto in alcuni componenti per l’uso della rima – pienamente godibile, a più tratti struggente e appassionante.
Le citazioni (versi) riportati in questa recensione sono prese dal medesimo libro, Terza persona femminile interiore, dell’autrice Rossella Venusto.
È possibile acquistare il libro in formato cartaceo.
Immagine di copertina: Rosso smoking, Ivan Garrini, olio su tavola, 2016. Immagine di quarta di copertina: Ricordi e segreti, Ivan Garrini, olio su tela, 2016.
INTERVISTA
Come nasce la sua passione per la poesia?
Credo sinceramente che la passione per la poesia sia nata insieme a me: ho sempre letto e scritto molti versi, sin da quando ero bambina.
Secondo lei cosa occorre per diventare poeti?
Occorre innanzitutto sentirsi molto speciali e vivere perennemente in una dimensione diversa, lontana, sconosciuta e quasi inaccessibile ai più. Occorre avere una sensibilità particolarmente acuta da lasciar captare del mondo ciò che agli altri appare soltanto insignificante silenzio. Infine, bisogna saper entrare dentro le parole, lasciarsi trascinare dalle parole, inventarne anche di nuove per poter raccontare le cose in modo diverso, perché come le raccontano tutti non piace.
Chi sono stati i suoi maestri della poesia?
Ho iniziato a scrivere versi nel solco di una grande tradizione poetica tipicamente femminile: il confessionalismo, sia americano che italiano. Amelia Rosselli Anne Sexton, Antonia Pozzi, Sylvia Plath, Nadia Campana ecc... ; considero senz’altro loro le mie maestre.
Cosa occorrerebbe per far appassionare alla poesia?
Le rispondo con una citazione del poeta Umberto Piersanti che condivido in pieno. “I poeti dovrebbero andare nelle scuole per dimostrare con la loro stessa presenza che si tratta di un’arte che non appartiene solo al passato, ma è presente anche nell’oggi. Dovrebbero andare nelle scuole poeti non solo bravi, ma capaci di coinvolgere e commuovere”.
Se la poesia non si legge di chi è la responsabilità?
È difficile rispondere a questa domanda. Forse la colpa è della società odierna, della fretta che ci impongono gli eventi che travolgono la vita e che ci tengono ancorati coi piedi per terra senza consentirci più di volare, di sentire, di emozionarci… C’è troppa superficialità profonda (scusate l’ossimoro) che ci attanaglia. Credo che questa potrebbe essere una valida risposta.
Dov’è possibile acquistare il suo libro?
Il libro è acquistabile su tutti i commerce di libri online ed è ordinabile in tutte le librerie italiane attraverso il distributore Libro Co.
È possibile acquistare il libro in formato cartaceo o anche in ebook?
Per il momento è acquistabile solo in formato cartaceo.
Ci dica qualcosa in più di questa meravigliosa raccolta poetica
“Terza persona femminile interiore “è una raccolta poetica fortemente autobiografica. Si potrebbe parlare di un vero e proprio viaggio nella vita interiore dell’autrice che, facendo molta fatica emotiva, riesce a scavarsi dentro nella speranza di trovare in chi legge un riflesso. È un libro che racconta di sentimenti e merita assolutamente di essere letto.
BIOGRAFIA
Rossella Venusto è nata a Torre Del Greco (NA) nel Gennaio del 1979. Ha pubblicato due raccolte poetiche: “Fingendo la poesia“, Pedrazzi Editore 2019 e “Terza persona femminile interiore“, Meligrana Editore 2020. Ha ricevuto segnalazioni di merito nell’ambito di numerosi concorsi letterari e molte delle sue più belle poesie sono contenute in varie antologie dedicate ai poeti contemporanei emergenti. Attualmente è completamente immersa nella scrittura del suo terzo libro.