LE 13 TELE
di SONIA CARDIA
GENERE: NARRATIVA
RECENSIONE
Moltissimi autori hanno trattato dell’amore, quello tra un uomo e una donna, tra fratelli e sorelle e tra madre e figli. Ma per quanto si possa parlare di amore nelle sue varie declinazioni e sfaccettature, la forma più pura, disinteressata, profonda rimane, indiscutibilmente, l’amore materno. Sì, perché il legame che unisce madre e figlio è qualcosa di speciale, di sacro, di magico e delicato che avviene ancor prima della venuta al mondo. È quel sentimento che non conosce limiti, che supera ogni dimensione spazio-temporale e che è destinato a durare per sempre, nonostante i cambiamenti e le difficoltà della vita. Ed è proprio di questo sentimento importante, viscerale, magico, per alcuni aspetti misterioso, in grado di superare ostacoli e difficoltà, che narra principalmente il romanzo Le 13 tele (Rossini Editore, pagg. 216) di Sonia Cardia, già nota al panorama letterario per la sua inclinazione poetica e per il primo romanzo Destini separati. Un’opera, Le 13 tele, che in realtà tocca diverse tematiche: il valore salvifico dell’arte, la fede, la speranza, la determinazione di una donna che non si arrende mai. Un romanzo per molti versi introspettivo, per altri misterioso in quanto solo verso la fine la protagonista Lucia Contini, famosa ritrattista, riuscirà a venire a capo di una dura, inquietante e sofferta verità. Cosa ci può essere di più doloroso per una madre che perdere la propria figlia? Nina all’età di tre anni scompare nel nulla: qualcuno l’ha prelevata dalla scuola materna. Per Lucia, così, si apre un lungo calvario fatto di sofferenza e sconforto perché quando la separazione non è dovuta alla morte ma ad una sottrazione illecita, non ci si può rassegnare, non si può chiudere un capitolo della vita dicendosi che così doveva andare e lasciandosi avvolgere dal conforto che ad un certo punto invade l’animo dopo aver metabolizzato il triste evento: la morte. Quando una bambina in tenera età viene strappata all’affetto della propria madre, nell’animo di quest’ultima si apre una voragine colma di interrogativi, preoccupazioni e svariati sentimenti quali rabbia, impotenza, angoscia, disperazione. Lucia si sente come una barca alla deriva, senza più alcun punto di riferimento, e si abbandona alla sofferenza. Ma poi c’è l’arte, quella passione che l’accompagna da quando era piccola – osteggiata dal padre fin dall’inizio ma difesa da Lucia con tutte le sue forze – e che continua a rappresentare quel balsamo per la sua anima, quell’àncora di salvezza, quella luce che le dà speranza. Stranamente le tele alle quali si dedica dopo il rapimento della figlia sembrano avere qualcosa di diverso rispetto alle precedenti. Nel momento in cui inizia a dipingere su di esse, la sua mano sembra essere guidata da una forza soprannaturale. Meravigliosi ritratti, così, si materializzano davanti ai suoi occhi. E gli occhi dei ritratti sono quelli di sua figlia, ora bambina, ora più grandicella, così come Lucia, o qualcun altro lassù, nell’aspetto, la immagina col passare del tempo. Ed è ancora l’arte ad essere di conforto quando Lucia inizia a scrive a Nina delle lettere per raccontarle di lei come se l’avesse di fronte. L’amore, la fede, prendono forma attraverso le tele e la scrittura, unici “contatti” che le consentono di sentirsi vicino a sua figlia che vive chissà dove, chissà con chi, forse all’ombra di qualche ricordo, magari sfumato, considerata la tenera età all’epoca della scomparsa. Il rapporto di Lucia con sua madre che, per sue pregresse esperienze non aveva approvato alcune scelte della figlia, cambia e si fortifica. Dopo la scomparsa di Nina, Lucia lascia Firenze, e torna nel suo paese d’origine, Cagliari, ritirandosi dalla scena pubblica e chiudendo con le sue mostre pittoriche. E così continua a vivere nel suo mondo privato, confortato da quelle sue tele, raffiguranti la figlia, che inizialmente non mostra a nessuno, perché troppo preziose, personali, intime. Per molti anni Lucia si chiude nel silenzio, nel suo dolore. Ma il ritiro dalla scena pubblica di una famosa ritrattista lascia deluse e insoddisfatte alcune persone, tanto che qualcuno va a trovarla a Cagliari, e da quel giorno per Lucia si apre un nuovo capitolo della sua esistenza. La protagonista diviene consapevole che la vita va vissuta e che non può continuare a isolarsi. Avverte che è arrivato il momento di tornare al lavoro, di rimettersi in gioco. Sarà ancora una volta la passione per l’arte a farle superare questa difficile prova fino alla guarigione dell’anima. Porterà sempre con sé ad ogni espositiva le sue tele, quelle con il ritratto della figlia, come collezione privata. Ad un certo punto qualcosa di imprevisto accadrà, e darà alla protagonista nuova linfa vitale… Una storia ben costruita, tutta da scoprire, con incredibili colpi di scena. La scrittura dell’autrice avvolge con immediatezza fin dalle sue prime pagine. Scorrevole e avvincente, l’opera della Cardia si legge tutta d’un fiato. L’originalità dello stile narrativo con i suoi tempi “dilatati” è coinvolgente e accattivante, la costruzione dei personaggi, in particolare di uno maschile, molto ben disegnata, e l’abilità dell’autrice nella descrizione del vissuto emotivo di ciascun attore, soprattutto della protagonista, cattura e incuriosisce. Oltre ad una storia ben scritta, la Cardia ci lascia un messaggio importante sull’amore, sulla speranza e sulla forza della determinazione delle donne che come le mitologiche fenici sanno rinascere dalle proprie ceneri.
Loredana Angela
INERVISTA
Come nasce l’idea di questo romanzo?
Volevo raccontare un’altra storia d’amore, ma questa volta ho voluto puntare il mio sguardo verso quell’amore viscerale e indissolubile: l’amore di una madre per il proprio figlio.
Quanto l’arte può essere balsamo per l’anima?
L’arte ha tante sfaccettature. Se ci guardiamo attorno tutto può essere considerato arte. Personalmente considero arte anche le spennellate di nuvole in cielo, il tramonto alla sera e le stelle che illuminano il buio della notte. Se impariamo a vedere l’arte come qualcosa che va oltre la creazione materiale, allora può davvero diventare balsamo per l’anima.
Quanto c’è di lei nella protagonista?
In Lucia c’è tanto di me: l’essere mamma prima di tutto, l’amore per l’arte, la determinazione, il coraggio. Lucia rappresenta tutte quelle donne che non si arrendono nemmeno davanti a grandi ostacoli.
A proposito del suo romanzo...
“Le tredici tele” punta lo sguardo verso l’amore di una madre che vuole ritrovare una figlia scomparsa, ma il fulcro della storia sono proprio queste tele, dipinte in un modo quasi magico. Il dolore di una madre si trasforma in speranza e la speranza da modo alla protagonista di andare oltre il visibile. Immaginare il volto della figlia anche negli anni in cui non l’ha conosciuta rende questo legame quasi al limite del mistero.
Ha in cantiere qualche altro lavoro letterario?
Si ho in progetto un altro romanzo per il prossimo anno, e una novità che riguarderà la letteratura per ragazzi in uscita per l’estate 2021.
BIOGRAFIA
Sonia Cardia nasce a Cagliari nel maggio del 1978. Scrittrice, poetessa, autrice di testi musicali, speaker radiofonica per l’emittente Web Radio ArtMusic. Blogger di Penna&Taccuino www.pennaetaccuino.it. Laureata in Scienze della Comunicazione e appassionata di Programmazione Neuro Linguistica e Public Speaking. Pubblicazioni: “La Sognatrice di Versi” Poesie (2018); “Sentimenti Rubati” Poesie (2020); “Destini Separati” Romanzo (2020); “Le tredici tele” romanzo (2021); Aura de Meije: raccolta poetica di sei autori (2020); Habere Artem: raccolta poetica autori vari (2020); CET Scuola Autori di Mogol 2020: raccolta di testi musicali autori vari (2019). Ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: La sua silloge di quindici componimenti intitolata “Ricordi, sogni e pensieri” è stata inserita all’interno della collana “Aura de Méije” (Aletti Editore 2020); Menzione d’onore al concorso Penna d’Autore con la poesia “La scatola dei ricordi” inserita all’interno dell’antologia “Terza cantica de La Divina Commedia: Il Paradiso” (A.L.I. Penna d’Autore 2020); Il suo testo musicale “Quel che sono” è stato premiato al concorso CET Scuola Autori di Mogol (edizione 2019); Finalista al Premio Letterario “Residenze Gregoriane” con la poesia “Due baci” (2019); Finalista al premio letterario “Habere Artem” con la poesia “Intelletto e umiltà” (Aletti Editore 2020). Finalista al concorso letterario “Il Tiburtino” (2020). Finalista al XVII Concorso di Poesia d’Amore Inedita “Verrà il mattino e avrà un tuo verso” con la poesia “Dentro di me” (Aletti Editore 2020). La sua poesia “Virus che unisce” è stata inserita all’interno dell’antologia “La poesia ai tempi del Coronavirus” (A.L.I. Penna d’Autore 2020).