RECENSIONI

Lᴀ Vᴏᴄᴇ ᴅᴇʟ Rᴇᴄᴇɴsᴏʀᴇ

SCRITTURA VIVA

 

QUEL FILO CHE CI UNISCE - UN PADRE E UNA FIGLIA

DI ALESSANDRA FERRARO

RECENSIONE A CURA DI CORRADO FERRARESE 

 

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«Queste pagine non vogliono essere un triste ricordo ma solo uno stimolo per guardare avanti, continuare a seminare cose belle e buone, testimoniare quanto è importante prendersi cura degli altri, a partire da chi ci sta accanto». La straordinaria limpidezza del libro di Alessandra Ferraro (Quel filo che ci unisce – Un padre e una figlia, Edizioni Astragalo) sta essenzialmente in questa capacità di essere veicolo di memoria. Il creare consapevolmente una simbiosi di ricordi che da personali diventano collettivi nel momento in cui la storia narrata rappresenta un esempio di come solo la tenacia e la voglia di non mollare possono far sopportare dolori e sofferenze. Patrimonio, ahimè, divenuto di tutti nel momento in cui si è dovuto fare i conti con un'emergenza pandemica che, volenti o nolenti, ha cambiato le nostre abitudini, i nostri ritmi di vita. Mutandis mutandi una dinamica che ha coinvolto Alessandra e l'amato papà Gianni, “mite uomo barbuto”, in un viaggio di dolorosa speranza. Un percorso che consentirà loro di scoprire la verità di un Amore assoluto e inscindibile legato da un filo, ecco il titolo, che resiste a tutto. La narrazione di Alessandra, arricchita da testimonianze di lucida sensibilità – cito solo quella di Gianfelice Facchetti, figlio dell'indimenticato Giacinto – ha la capacità, non comune, di lasciare la retorica della pietas sullo sfondo, concretizzando un testo in cui i messaggi sono altri: coraggio, tenacia, esempio, humanitas, solidarietà. Nella logica che «è segno di civiltà dare testimonianza di ciò che è stato», nulla di più e nulla di meno. Certo, la paura e l'insicurezza sono una costante di questa tragica vicenda, consci però che la conoscenza e la fiducia nella Medicina possono essere palliative se non risolutive. Sta tutto, ci dice Alessandra, nel comprendere il vero significato del concetto di Fede: l'affidarsi ad un sostegno reciproco che non può che apportare benefici, per sé e per gli altri. Rendersi coscienti della necessità di uno sguardo diverso e migliore verso il domani. Un cambiamento di prospettiva che permette di valorizzare compiutamente il senso del prendersi per mano e di accompagnarsi vicendevolmente nelle tortuosità del cammino. Perfettamente consci che l'inversione generazionale dei ruoli è dietro l'angolo: e se una volta erano i genitori a portare la luce, adesso tocca ai figli indicare il percorso. Ed ecco l'importanza della trasmissione di esperienze che possono essere motivo, se ben equilibrate, di una dinamica positiva e sempre stimolante. In cui neppure un nefasto 12 ottobre, può essere portatore di una notte senza speranza, di un buio devastante. Perché la persona che ci ha lasciati, in realtà sarà sempre al nostro fianco, pronta a dare ancora quei consigli sempre utili e preziosi, ad essere “memoria di benedizione”. Una “storia che da coraggio”, insomma e che sarà un regalo prezioso per chi avrà la fortuna, come me, di leggerla. E se poi addirittura la presenterò venerdì 6 agosto alle 18 in piazzetta Briviosrl Libreria con la gradita partecipazione di Gianni Nuti, la gioia sicuramente crescerà a dismisura. «L'essenziale è lasciare un segno, una traccia del nostro passaggio. Il valore della memoria, ricordare ed essere ricordato per custodire e tramandare quello che abbiamo fatto».

Corrado Ferrarese (Giornalista Rai)