RECENSIONI

Lᴀ Vᴏᴄᴇ ᴅᴇʟ Rᴇᴄᴇɴsᴏʀᴇ

SCRITTURA VIVA

DO DICI STELLE E TRE CARAVELLE

UNA PICCOLA STORIA IN UNA NOTA

di FRANCA MANCINI

Tra magia e meraviglia: il gusto dell’avventura

di Enza Salpietro

Franca Mancini con quest’opera intitolata Do dici stelle e tre caravelle. Una piccola storia in una nota - pubblicata nel 2021 dalla Casa Editrice CTL (Livorno), 74 pagine - ci trasporta piacevolmente in un mondo ricco di avventure fantastiche, meraviglie naturali e antiche leggende. Il tutto narrato con grande maestria dall’autrice che, con la sua vena descrittiva potente e coinvolgente, riesce a trasportare il lettore in luoghi meravigliosi dove perdersi, come si legge bene in un passo del capitolo intitolato Verso un lontano atollo: «Le acque celesti e cristalline come il colore dei suoi occhi lambivano la grande spiaggia bianca e incantavano il ragazzo al pari di vistose e seducenti sirene. Era raggiungibile solo via mare perché isolata e racchiusa da alte pareti rocciose. Le sue alture, infatti, imponenti e biancastre, sembravano angeli custodi appostati su una sconfinata distesa di sabbia e di acqua; un paesaggio unico e incantevole che nutriva giorno dopo giorno il cuore e la forza del giovane mentre un relitto navale, sepolto dal tempo e dalla sabbia accendeva la sua più fervida immaginazione». Il grande potere dell’immaginazione, una tematica che ha impegnato molti studiosi, è un dono che possediamo tutti ma solo alcune menti riescono a sfruttarlo nel migliore dei modi, con grande intelligenza. È ciò che accade al giovane protagonista di questo libro, Teodoro, la cui fervida immaginazione lo guida con risolutezza verso la scoperta di un tesoro inestimabile costituito da nuove conoscenze e da grandi verità. A stuzzicare la sua curiosità, e quindi l’immaginazione, avevano contribuito le storie raccontate da figure amorevolmente presenti nella sua vita, come può esserlo quella di un nonno, racconti dove ogni parola «sembrava uscire da uno scrigno segreto e luccicare di verità» - (Il sapore della verità). Un tema svolto dell’autrice in modo esemplare, quello del “narrare”, in questo caso rammemorando, storie di origini e leggende che in caso contrario sarebbero andate perdute. In quest’opera la Mancini raggiunge due obiettivi, tramite l’escamotage della narrazione, in primo luogo spinge il giovane protagonista a cercare delle verità, soddisfacendo il suo desiderio di conoscenza, contemporaneamente ella sottolinea la necessità di tramandare il patrimonio culturale attraverso le varie generazioni, che possono in tal modo usufruirne e trasmetterlo a loro volta. In questo contesto l’autrice inserisce in modo ammirevole il tema del necessario distacco dagli affetti più importanti, evento che caratterizza inevitabilmente l’esistenza di un individuo, come leggiamo in un passo del capitolo intitolato La leggenda del mare: «Diventato grande e probabilmente più sapiente, dovette venire a patti con un grande dolore, che per un po’ di tempo andò a minare il suo senso di sicurezza e stabilità. Dovette confrontarsi con la sua identità e il suo nome: Kallon, il pescatore. Maturata una nuova consapevolezza e forza dentro di sé, continuò ad andare avanti e a concentrarsi sul presente, pronto ad accogliere ogni possibile cambiamento». In un’atmosfera al limite tra fantasia e realtà non poteva mancare la presenza di un messaggero alato, infatti «mentre un leggero venticello si alzava e cantava, un curioso e leggiadro volatile si accostò a loro. Per via del piumaggio sul capo, simile ad un copricapo scuro, riconobbero il falco pellegrino. Per il suo aspetto fiero ed elegante sembrava proprio il re del cielo e il messaggero di Apollo, una divinità della mitologia antica. Un esemplare leggero e veloce come il vento, tanto che non esitò a dar prova della sua destrezza, alzandosi e planando lungo quella infinita distesa di blu, tra il cielo e il mare. Attirò a tal punto la loro attenzione che tutt’a un tratto ebbero occhi solo per guardare il suo volteggiare e la sua apertura alare, schiarita e dipinta dagli astri con una magica scia luminosa. La stessa che, in quel momento, sembrava indicare una forma o una strada, come una sorta di mappa incantata. Teodoro non tardò a tracciarla sui suoi appunti di viaggio, segnando tratti e coordinate come meglio potesse finché gli apparve il profilo di un delfino con il muso a bottiglia» - (Una meta da svelare). Fra i vari temi dell'opera spicca inoltre, per importanza, ai fini dello sviluppo della personalità quello della fiducia in sè stessi: «tutto quello che sembra invisibile ai tuoi occhi è invece visibile e limpido dentro di te. Credi sempre nella tua luce interiore e nei tuoi obiettivi, e troverai la via giusta per andare avanti ed ovunque» - (La speranza ritrovata). Sembrano quasi delle massime dal significato molto profondo alcune espressioni come quelle che si incontrano nel XII capitolo dell’opera: «un problema può essere un ostacolo o una sfida, a seconda di come il nostro pensiero influisce sull’esperienza» o, anche, «l’energia fluisce dove va l’attenzione» e altre «brevi e seducenti frasi» da attenzionare accuratamente. Una prosa vivace, come testimonia un passo del capitolo Nuovi avvistamenti: «Allo stesso tempo comparve nell’acqua una scia luminosa, generata dalla luce, dalla forma simmetrica e raggiante dei corpi di alcuni asteroidei: le conosciutissime stelle marine. Colorate, straordinarie e coreografiche sembravano danzare e rallegrare il celeste mare; fra gli invertebrati più belli e attraenti della fauna marina cominciarono a brillare e disegnare un inconsueto percorso lineare in quello spazio solare. Un tratto che sembrava formare un magico ponte o una via di salvezza tra loro e il mare», ma anche poetica: «Il vento era caldo, colmo di aromi di legno, di fiori e di terra bagnata; finalmente erano là per sorridere alle creature del mare splendidamente in pace, esseri d’ ogni forma e dimensione; là per continuare a stupirsi dell’eleganza con cui nuotava il delfino e volava del falco pellegrino» - (La nuova terra e la danza finale). Un’opera dove capita pure di trovare un piccolo gioiello lirico: «Giù per gli abissi e con gli occhi sgranati abbiamo trovato i coralli incantati / fra ombre e riflessi un po’ dorati non ci siamo mai sbagliati / un colore, rosso e ambrato, fino in fondo ci ha guidato / solo quello più pregiato in superficie abbiamo portato / per risplendere e brillare, e il suo potere rivelare / rosso fuoco, rosso passione, distruggerà ogni tensione / pace amore e fraternità, su questo atollo regnerà / siamo grati e riconoscenti perché svegliamo i nostri talenti / dodici stelle e tre caravelle sono le vie più vere e più belle / per guidarci e camminare con sapienza in questo mare» - (La leggenda del mare). Non solo fantasia e avventura quindi, ma un patrimonio di valori e di insegnamenti in quest’opera che, nella sua apparente semplicità, sembra essere frutto di un grande ingegno volto innanzitutto a “educare” senza appesantire la lettura di un racconto avvincente. Il libro è impreziosito dai bellissimi disegni, come quello in copertina, della figlia Cinzia Olanda. Grazie, Franca Mancini, per questo piccolo capolavoro: Do dici stelle e tre caravelle. Una piccola storia in una nota.