SILVIA CERVELLATI: NON POSSO DIRTI ADDIO
GENERE: ROMANZO
RECENSIONE
Forse, anzi sarebbe più corretto affermare sicuramente, un’educazione culturale errata è alla base di alcuni comportamenti del genere femminile e dei sentimenti in relazione ad essi. Nessuno nasce avulso da un determinano contesto storico-culturale. Siamo fin dai primi vagiti destinati ad assimilare usi, costumi, tradizioni, comportamenti dell’ambiente familiare e della società in cui il “caso” ha voluto che ci trovassimo a vivere. Nella nostra società occidentale, e in altre ancor di più, le donne vengono educate, maggiormente rispetto agli uomini, all’obbedienza, all’essere più contenute, remissive, dolci. Al contrario, nei maschietti si tende a rinforzare i comportamenti intraprendenti. Ormai tali modelli educativi sono così parte integrante del nostro modo di vivere tanto da non accorgersene più, dandoli per scontati. È come se alle donne venisse regalato un abito preconfezionato al quale adattarsi. C’è naturalmente chi si conforma ad esso, trovandolo addirittura comodo, e chi invece inizia ad avvertire fastidi e disagi. Ed è questo che capita a Barbara, la protagonista del romanzo di Silvia Cervellati Non posso dirti addio (Casa Editrice Youcanprint, anno di pubblicazione 2013, pagg. 138). Barbara vive la sua relazione con Marco, del quale è stata sicuramente innamorata, ma ad un certo punto inizia a porsi delle domande importanti. È sempre lei a comprendere gli impegni di lui, ad aspettare i suoi tempi, ad adeguarsi alle sue necessità. E se nei primi periodi questo stato di cose le andava bene, ad un certo punto inizia a starle stretto. A metterla in crisi è soprattutto l’imprevedibilità del sentimento amoroso che inizia a provare per l’artista Renato Curtis. Renato è un uomo completamente diverso da Marco. È libero, fantasioso, affascinante nel suo modo di approcciarsi alla vita, autentico.
Seppur con alcune ingenuità stilistiche, la storia della Cervellati è ben narrata. La penna è decisa, fantasiosa e poetica. Non è affatto la classica e scontata storia d’amore, perché l’autrice riesce ad impreziosirla con uno stile tutto suo che rende il racconto avvincente e raffinato al contempo. Un’opera prima davvero particolare, che pur concentrata sul sentimento d’amore è in grado di raccontare molto altro di una realtà che non si discosta poi tanto da quella attuale in cui regole, convenzioni, pressioni sociali, soprattutto nel caso del genere femminile, fanno da padroni. Ed è proprio il modo in cui ogni individuo reagisce alle pressioni della società che fa la differenza. Ad omologarsi, a conformarsi ad una forma mentis dominante non ci vuole poi così tanto; ci si lascia trasportare dalla corrente senza opporre resistenza; e per molti è anche una scelta di comodo perché non bisogna lottare, imporsi, ma solo abbandonarsi al destino. Barbara ha vissuto come spettatrice per tanti anni, dimenticandosi di se stessa, dei suoi desideri, dei suoi sogni. Ma ci si può immolare per fare felice una persona, annientandosi? È possibile soffocare la propria voglia di vivere, il diritto ad essere felici, soprattutto in una società che ancora considera la donna funzionale all’uomo? Occorre coraggio per cambiare rotta, occorre consapevolezza del proprio essere, del proprio sentire. Barbara si fa ritrarre da Renato in quell’armoniosità del suo corpo che racconta molto della sua essenza: libertà, spontaneità, caratteristiche che nulla hanno a che fare con la volgarità e con tutte quelle definizioni ed etichette negative che il cosiddetto “buon senso” attribuisce loro. Il momento in cui Renato ritrae Barbara è descritto con una tale delicatezza ed eleganza, e anche una vividezza di immagini, che chi ha visto il film Titanic non può che pensare a tale similitudine.
Ma riuscirà Barbara a continuare su quella via, non facile, del coraggio dando a se stessa quella possibilità che merita? Oppure, schiacciata dalle responsabilità, dai doveri di una donna sposata e dalle pressioni della sua famiglia, rinuncerà ad ascoltare il suo cuore? Lo scoprirete leggendo questo appassionante romanzo che racconta molto, non solo nelle righe ma soprattutto tra le righe, in quel non detto esplicitamente che il lettore più sensibile riuscirà a cogliere, e in quelle riflessioni riguardanti l’amore per se stesse nelle quali molte donne si ritroveranno. Un romanzo diverso da tutti gli altri che fa della Cervellati un’autrice con un suo tratto unico e distintivo, per la capacità narrativa, la sensibilità, l’immaginazione, ma anche per la poliedricità nell’avvertire e nel riuscire ad esternare, attraverso i protagonisti, la complessità dell’essere. Uno scavo psicologico, quindi, degno del più sopraffino esperto dell’animo umano. Un’opera prima di indiscusso talento.
Simona Fiorucci
INTERVISTA
A proposito del suo libro...
Il primo che si scrive è quasi sempre autobiografico e questo mio “Non posso dirti addio” non fa eccezione: l’idea primaria viene certo dalla volontà di raccontare un vissuto in prima persona, ma questo non è tutto. Cose, persone e luoghi sono veri e no, modificati in certi aspetti e tempi in modo tale da risultar credibili e integrarsi nella storia nel modo più efficace. Lo definirei un riuscito esperimento, visto che io stessa, durante la lettura, mi “bevo” l’invenzione per reale… e poi pensandoci ne rido!
Cosa l’ha spinta a parlare di tale argomento?
L’idea di far capire che l’amore non ha età; che non ci sono formule precise, a parte quella riguardante l’autenticità del sentimento, per la riuscita di un rapporto come questo.
Quali messaggi ha voluto trasmettere?
Che la vita va vissuta con amore della verità verso se stessi e gli altri. Bisogna amarla, la Verità: essa ci fa tenere gli occhi aperti e rendere degni di rispetto. Ci rende e fa sentire vivi, nel bene e nel male.
Si riconosce in qualche modo nel carattere della protagonista?
La protagonista di “Non posso dirti addio” è una donna costretta per un periodo di tempo al compromesso pur essendo amante della verità, perciò lo fa con pena e sofferenza. Quando la smetterà di farsi dominare dai rimorsi, saprà distinguer ciò che è vero da ciò che le sembrava e mai è stato. Sarà l’incontro dell’amore vero, più forte di ogni cosa, a aprirle gli occhi su un’intera vita e le sue scelte. Sarà la libertà. E questo, indubbiamente, mi appartiene.
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BIOGRAFIA
Silvia Cervellati è nata a Ferrara il 31 maggio 1958 e risiede a Novara da alcuni anni. Ha pubblicato i romanzi: “Non posso dirti addio”; “Per chi non vuol sentire”; “Ritratti in uno”; “Rose!”; “Se non esistono gli angeli”; “La bellezza di mia madre”; la trilogia “Quando il mare lascia isole”, “Fatta di ripetute stelle”, “Sul ventaglio dell’acqua”. Ha pubblicato inoltre le raccolte: Poesie d’amore”; “Nuove poesie”; “Notti e Giorni”; “Portati dal vento”; “Frammenti di vetro” (poesie e racconti); “Paralleli Senza” e “Liberazione”.