SILVIA CERVELLATI: ROSE!
GENERE: ROMANZO
RECENSIONE
È un romanzo variegato quello che ci propone l’autrice Silvia Cervellati, Rose! (Youcanprint Edizioni, anno di pubblicazione 2013, pagg. 140); variegato non solo per la diversità delle storie narrate, ma anche per la molteplicità dei sentimenti che albergano nell’animo dei diversi protagonisti. In effetti non è possibile affermare che ci sia un solo protagonista principale, bensì il romanzo abbraccia la vita, o meglio la storia, di più attori che a turno assumono il ruolo di personaggio principale; anche se spiccano più di altre le vicende di Clelia.
Il romanzo si apre con la storia di Aleya un’adolescente che si trova a dover fare i conti con una realtà crudele ed imprevista. Se non fosse per la pacatezza degli argomenti trattati dall’autrice, si potrebbe pensare, dato l’inizio drastico e violento, che quello che si ha di fronte sia un romanzo thriller. In realtà, credo proprio che l’intento dell’autrice non sia stato quello di spaventare il lettore di turno con l’inizio cruento, bensì quello di mantenerne desta l’attenzione. Spesso capita di leggere romanzi che decollano a metà storia e vi è purtroppo anche il caso di quelli che non decollano mai. Ecco, nel caso della nostra autrice il libro decolla nelle prime pagine, al primo impatto. Ci si trova subito catapultati all’interno di una storia familiare con i suoi problemi, con quella “normalità” che probabilmente riguarda un po’ tutte le famiglie che devono fare i conti con una nuova realtà, un nuovo assestamento.
Ho avuto un po’ di difficoltà a comprendere perché l’autrice avesse intitolato il romanzo Rose! Mi aspettavo di trovare uno dei protagonisti con questo nome, ed invece solo alla fine ho compreso che il titolo è una metafora di come ognuno di noi, con la propria vita, con la propria storia, sia un soggetto con varie sfaccettature proprio come una rosa, che ha la sua parte morbida e profumata ma anche il lato pungente, spigoloso, ostico rappresentato invece dalle spine.
Chi ha avuto già l’occasione di leggere altri romanzi dell’autrice Silvia Cervellati, potrà convenire sicuramente sul fatto che è una scrittrice fuori dei generi. Il suo carattere distintivo non è dato solo dalla particolarità delle storie trattate, ma anche dal suo modo inconfondibile di scrivere. La plasticità della sua abilità narrativa, l’accentuata sensibilità e quella fine capacità di riuscire ad esternare – attraverso la descrizione dei personaggi – la complessità dell’essere umano rappresentano i punti di maggiore attrattiva della sua scrittura. Una scrittrice in grado di saper parlare efficacemente di sentimenti e stati d’animo non può che essere una buona osservatrice; e tali osservazioni la Cervellati le fa rivivere nei personaggi delle sue storie, che condisce con il tocco magico della fantasia. E tuttavia, per quanto la fantasia potrebbe farci sentire lontani dalle storie dei personaggi che ricama, il lettore riesce a identificarsi bene e facilmente con ognuno di loro. Riesce a sentirsi così simile nel sentimento della rabbia e nel desiderio di vendetta di Luigi, il quale, nel momento in cui si rende conto che non potrà mai avere giustizia per sua figlia, pensa di farsela da solo; alla vecchietta che, obbligata a letto per una caduta, riserva alla sua giovane badante l’accoglienza e la complicità tipica di una madre; e ancora riesce a sentirsi simile nell’amore a quella donna che aiuta la sorella, la quale attraversa un difficile periodo della sua vita. Tante realtà che si intrecciano o solo si sfiorano, ma che potrebbero benissimo rimanere separate e risulterebbero altrettanto godibili per il lettore.
Passano tra le righe messaggi importanti, come quello relativo alla professione che si svolge: chi dice che fare la badante sia un lavoro di second’ordine e meno gratificante di un lavoro d’ufficio? Motivo di riflessione sono anche i giudizi della gente, che con facilità etichetta le persone senza minimamente sforzarsi di comprenderne azioni e comportamenti. Credo tuttavia che il più bel messaggio che giunge al lettore da questo romanzo sia quello di continuare ad essere sé stessi, e di credere che, nonostante la vita sia costellata di difficoltà, essa può regalare inaspettate e piacevolissime sorprese.
Amelia Desiati
INTERVISTA
Come nasce l'idea di questa opera?
Da un notturno: l’immagine di una luminosissima luna imprigionata tra i rami di un albero. Da qui è partito tutto.
Cosa ha significato scrivere questo libro?
Come sempre, un’esperienza nuova. Dirò anche che è stato relativamente facile ed emozionante, poiché davvero mi sembrava di vedere a mano a mano, come in un film, quanto avrei scritto. Non sempre tutto è così chiaro e deciso, nell’evolversi di un racconto che si crea.
Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?
Io credo molto sia presente la capacità di adattamento contrapposta all’esatto suo contrario, sia pure per ragioni indubbiamente gravi; capacità, che non significa piegarsi con rassegnazione, ma, al contrario, saper rigenerarsi malgrado i dispiaceri.
Ha in cantiere qualche opera similare?
Il mio decimo romanzo, ormai in chiusura, al quale farà seguito la mia ottava raccolta di poesie.
A proposito del suo libro...
“Ho fatto un viaggio, un giorno, sopra la città, e ho visto… Rose!” recita la breve premessa al titolo, presente in copertina. Le rose cui mi riferisco sono la vita di ognuno di noi, dalle varie fioriture così spesso accompagnate da spine.
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BIOGRAFIA
Silvia Cervellati è nata a Ferrara nel maggio del 1958 e risiede a Novara da alcuni anni. Ha pubblicato i romanzi: “Non posso dirti addio”; “Per chi non vuol sentire”; “Ritratti in uno”; “Rose!”; “Se non esistono gli angeli”; “La bellezza di mia madre”; la trilogia “Quando il mare lascia isole”, “Fatta di ripetute stelle” e “Sul ventaglio dell’acqua”. Ha pubblicato inoltre le raccolte: Poesie d’amore”; “Nuove poesie”; “Notti e Giorni”; “Portati dal vento”; “Frammenti di vetro” (poesie e racconti); “Paralleli Senza” e “Liberazione”.