EMANUELA STIEVANO: IL CIELO BLU DI TEL AVIV
GENERE: ROMANZO
RECENSIONE
«La famiglia dovrebbe essere il nostro rifugio sicuro. Molto spesso, è il luogo in cui troviamo il dolore più profondo.» Iyanla Vanzant
«È felice, che sia re o contadino, colui che trova pace in casa sua.» Johann Wolfgang von Goethe
Interessante l’idea dell’autrice di scrivere un romanzo nel quale “recitano” delle gemelle, alcune molto simili quanto ad affinità elettive, altre completamente differenti. Parlo dell’opera Il cielo blu di Tel Aviv (Youcanprint edizioni, anno di pubblicazione 2021, pagg. 358) che ci propone l’autrice Emanuela Stievano. I protagonisti sono diversi, ed ognuno è importante per lo svolgimento della storia. Tuttavia è Ester ad essere maggiormente sotto la luce dei riflettori. Lei è una donna coraggiosa che, divenuta madre, vuole lasciare un insegnamento alle sue figlie: superare i propri timori ed essere quanto più possibile sincere, evitando di nascondere verità scomode che se non affrontate non solo possono essere causa di disagio e sofferenza per le persone che le sperimentano ma possono anche ripercuotersi sugli altri componenti della famiglia, minandone l’equilibrio. In effetti è proprio il coraggio che aiuterà Ester – forse perché in qualche modo si sente responsabile di un triste evento accaduto in passato – ad affrontare i suoi genitori, a recuperare quel rapporto che si è interrotto molti anni prima.
Anche se il romanzo inizia con la descrizione di un tragico evento, tutta la storia ha il carattere della positività, in quanto è incentrata sulla forza della determinazione che caratterizza in particolare alcuni personaggi e che sarà loro necessaria per affrontare le sfide della vita. L’autrice tocca il delicato argomento delle famiglie in cui vi sono problemi comunicativi che si complicano a causa di conflitti irrisolti, come capita al padre di Ester – uomo duro, privo di sentimenti, cinico – e alla madre soggiogata da una realtà per alcuni versi non scelta. Anni prima Ester è fuggita dalla sua famiglia d’origine che le voleva imporre una vita diversa da quella che lei desiderava. Già da ragazzina ha la forza di fare una scelta non facile, poiché per quanto il clima familiare possa non essere lieto, tagliare i ponti con la realtà conosciuta a favore di un’altra che non si sa cosa riserverà richiede una buona dose di audacia. A distanza di anni, Ester è decisa a ricucire lo strappo con i suoi cari, ma soprattutto a dare risposte sensate alle proprie domande. La sua impresa non si rivelerà affatto facile, tuttavia la donna, sostenuta dal confronto con alcuni personaggi nel racconto, si impegnerà per raggiungere il proprio obiettivo.
Il cielo blu di Tel Aviv, però, non è soltanto una storia di faticosi ricongiungimenti familiari, ma anche un racconto di come nella vita è necessario riuscire ad abbandonare i porti sicuri, la cosiddetta zona di comfort, per mettersi in gioco, per sperimentarsi, per crescere e maturare. Solitamente il distacco dalla famiglia d’origine porta con sé timori, difficoltà e novità, ma sono proprio queste nuove realtà che consentono ad ognuno di diventare l’adulto di domani. L’imprevisto e il non calcolato, chiedendo a chi li sperimenta la necessità di affrontarli, consentono di tirare fuori qualità e potenzialità che magari se non si fossero fatte determinate esperienze non si sarebbe mai scoperto di possedere. C’è chi in qualche modo per cause di forza maggiore si vede costretto ad abbandonare la propria famiglia d’origine come nel caso di Ester – che non vedeva altra alternativa al suo diritto di vivere la propria vita come meglio credeva – e chi invece vive il distacco con relativa tranquillità, come decisione maturata liberamente. E anche in questo caso, quando non ci sono incomprensioni e disaccordi tra figli e genitori, il sostegno di questi ultimi nei confronti dei primi, gli incoraggiamenti, le dimostrazioni di fiducia risultano essere fondamentali per il raggiungimento dell’autonomia. Anche le tre gemelle Green, diciannovenni, decideranno di trascorrere, un periodo di diciotto mesi lontane dalla sicurezza del nido familiare; esperienza che consentirà loro di mettersi alla prova.
Il romanzo è ben delineato, e la lettura risulta gradevole e fluida. La scrittura è precisa, attenta e descrittiva, in modo particolare nella prima parte nella quale il lettore riesce a immaginare con facilità ambienti e situazioni. Per chi volesse intrattenersi piacevolmente ma trovare anche interessanti spunti di riflessione, l’opera della Stievano è più che consigliata.
Francesca Autieri
INTERVISTA
Come nasce l'idea di questa opera?
Quando ho pensato a questa storia, il suo titolo provvisorio era “Twins” questo perché avevo in mente di ambientare il mio libro tra gemelli. Sono sempre stata attratta da quello che si dice attorno al loro mondo, alle loro affinità, e a quell’empatia che sembra così forte e marcata. Ho provato a mettere a fuoco le personalità di ognuno di loro cercando di analizzarle, non con occhio clinico, non essendo medico, ma cercando di capire quali potevano essere le loro reazioni se per esempio, fossero stati divisi per un certo periodo di tempo.
Cosa ha significato scrivere questo libro?
Ha significato immergermi in realtà completamente diverse dalla mia. Un lato che amo molto quando scrivo, è quello della ricerca. Ho studiato molto le abitudini di Tel Aviv. Non avevo intenzione di scrivere un romanzo a carattere religioso ma ho dovuto comunque aggiornarmi su tutto ciò che mi serviva sapere al riguardo. Anche se i miei romanzi sono tutti di fantasia, mi piace ambientarli in luoghi reali e con situazioni che potrebbero capitare a chiunque.
Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?
Uno dei messaggi più significativi riguarda la casa come il luogo d’incontro più naturale per chi la abita. Invece spesso, diventa difficile conviverci, a volte persino impossibile come nel caso di Ester. Le notizie di maltrattamenti fisici in famiglia, sono comuni purtroppo, ma spesso, le violenze, si manifestano sotto forma di sopraffazioni e prepotenze da parte degli stessi familiari verso chi dovrebbero amare e proteggere. Queste, sono cose che non si vedono ad occhio nudo. Nonostante tutto, in questo romanzo, ho cercato di tirar fuori il meglio anche da chi sembrava spacciato, ma anche dar voce a chi è solo, e vive di ricordi come lo zio Gad, un uomo che darà un notevole contributo affinché Ester riesca nel suo intento.
Ha in cantiere qualche opera similare?
Sì, ci sono altri due romanzi ancora in fase di ultimazione.
A proposito del suo libro...
“Il cielo blu di Tel Aviv” è un romanzo che si legge con scorrevolezza. I personaggi sono molti ma le loro storie si intrecciano in un groviglio ordinato così che diventa facile seguirli. È un cammino verso la vita e quindi, un messaggio di positività. A volte basta davvero poco, come per esempio uscire dalla propria area di confort per scoprire ciò che la vita ci riserva. "Il cielo blu di Tel Aviv" è disponibile in tutti gli store online sia in cartaceo che in formato ebook.
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BIOGRAFIA
Emanuela Stievano è nata a Venezia nel 1961. Da sempre appassionata di letteratura, ha iniziato a scrivere molti anni fa, concentrandosi su racconti brevi. Alcuni di questi sono stati inseriti in un libro pubblicato nel 2003 da Montedit nella collana Le schegge d’oro dal titolo: “Castelli di sabbia”. Romanzi pubblicati con Youcanprint: “Io Volo” 2015; “Con il cuore a Norwich” 2018; “A come Aquilone” 2018 (fiabe); “Il cielo blu di Tel Aviv” 2021; “Silvia” 2021. Finalista nei seguenti concorsi letterari: Premio O.R.S.A. VENEZIA 2020; “Nell’attesa ti racconto” Scrivendo Natale 2020; “Natale dagli Harris” Racconti dal Veneto 2020; “Attorno ad un piano”.
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