SILVIA CERVELLATI: POESIE D’AMORE

GENERE: POESIA

RECENSIONE

«Ad un cuore in pezzi nessuno s’avvicini senza l’alto privilegio di aver sofferto altrettanto.» (Emily Dickinson)

Sono parole sagge queste espresse da Emily Dickinson, che fanno comprendere l’importanza del rispetto che è necessario avere nei confronti di chi ha sperimentato la sofferenza d’amore, e quella di avvicinarsi in punta di piedi.

Quanto importante può essere un amore da avvertire la necessità di dedicare un’intera silloge al suo ricordo? Ce lo racconta l’autrice Silvia Cervellati con i suoi struggenti versi nella raccolta poetica – che comprende componimenti di un arco temporale che va dal 1997 al 2015 – Poesie D’amore (Youcanprint edizioni, anno di pubblicazione 2020, pagg. 60).

Chiudere una storia per via di una decisione presa è diverso che farlo in seguito alla scomparsa della persona amata. Quando è la morte a strapparci un affetto importante, sono tanti gli stati d’animo che albergano in chi rimane, e così gli interrogativi sulla vita, sul mistero, sul destino (o fato che dir si voglia) che ci si pone.  Chi ha avuto la fortuna di provare un grande amore sa che è difficile far pace con il tempo che scorre inesorabile, noncurante dell’amarezza e della sofferenza che purtroppo rimangono, e continuare a vivere con il peso dell’assenza con il quale si è costretti a fare i conti. Quando la vita elargisce doni preziosi come quello dell’amore, appunto, e poi toglie con troppa ingenuità, si sperimenta il vuoto. Quando tutto all’improvviso si interrompe e non vi è più la possibilità di avere un contatto con la persona amata, non resta, allora, che aggrapparsi ai ricordi, a quel tempo felice in cui ci si sentiva vivi. Ed è proprio il ricordo che consente all’autrice di mantenere in vita il legame, di rendere meno dolorosa l’assenza, di mitigare in qualche modo le ferite. Del resto, con la morte si interrompe il contatto con il corpo, ma non quello con l’anima. E l’anima della Cervellati è più pulsante che mai in questi malinconici versi dal lungo respiro.

L’autrice non segue le regole della metrica, e si affida all’estemporaneità del verso libero, che giunge chiaro e immediato al lettore. Nei suoi componimenti, anche se privi di metrica, gli accenti casuali non inficiano il suono né l’armoniosità del verso, che risulta comunque godibile, anche grazie, in alcuni casi, a quella rima accennata che impreziosisce la chiusa di qualche poesia. Il tempo sperimentato dall’autrice appare dilatato, o meglio sdoppiato in quelle due dimensioni che si intrecciano: quello felice del passato e quello sofferto del presente. Così i giorni appaiono contemporaneamente brevi, non intensi, per l’insignificanza del vivere senza la persona amata, e allo stesso tempo lunghi, perché il dolore provato li rende interminabili, come emerge dal componimento È l’estate che va via. «E l’estate che va via / a poco a poco / portandosi te / e i miei ricordi / gonfi / di felicità; / questa aria fredda / e l’odore del caffè / al mattino, / perso in un nuovo / respiro / di giorni più brevi, / più lunghi e soli; / perso in un nuovo / tragico silenzio / colmo dei miei vani / ricatti al Destino. / “Prenditi me!”, dicevo, / e mi sbagliavo / a crederci, / che l’avrebbe fatto».

L’amore di cui narra l’autrice è così forte da superare lo spazio e il tempo terreno e inoltrarsi altrove, in quella dimensione che anche se non vediamo, almeno possiamo immaginare o sognare. Così i sensi si dilatano, gli occhi vedono oltre: «Il mio giardino / va oltre i confini / terreni, / fiorito di tutte / le stagioni. / Il mio giardino / mi accarezza / gli occhi / e talvolta / la notte / si fa sognare. / Viene a trovarti / là dove sei / dove fosti e sarai, / cercandoti, amore / qui ed oltre / i confini terreni» (dalla poesia Il mio giardino).

La silloge è impreziosita da foto di dipinti, con molta probabilità opere della persona che l’autrice ha amato e poi perduto. Una raccolta con la quale il lettore riesce subito a entrare in empatia, avvertendo gli stati d’animo che la scrittrice, con disinvoltura e spontaneità, comunica. Una pennellata di autenticità, quella di Silvia Cervellati, nel mostrarsi nuda in queste Poesie d’amore, che è sempre un atto di grande coraggio.

Marisa Francavilla

INTERVISTA

Come nasce l’idea di questa opera poetica?

Dal ricordo sempre attuale di un amore precocemente perduto, che trasposi in poesia alcuni anni orsono.

Cosa ha significato scrivere questo libro?

Forse, il coraggio di esporre la parte più intima e lirica di me stessa. Prima di quel momento, non avevo mai pensato alla pubblicazione delle mie poesie.

Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?

La naturalità dell’abbandono a sentimenti di amore, dolore, gioia, rimpianto, è tale da non dovere farci temere di manifestarla. Mostrare agli altri il nostro lato fragile è indice di umanità, umiltà, coraggio, anche; la non paura di apparire con le proprie debolezze.

Lei ha scritto anche diversi romanzi. Qual è la differenza tra la scrittura di un romanzo e quella poetica?

La poesia è l’attimo, la storia di un vissuto racchiusa in un sospiro di più lunga o breve durata; la focalizzazione di un momento interiore, anche attraverso una visione esterna, espressa con cadenze musicali. Romanzo è sedere alla poltrona di regista e dirigere gli attori suggerendo loro l’interpretazione più consona ai contenuti, tenendo conto anche di quale sia o possa essere il loro modo di sentirli; è immedesimarsi in ogni situazione e personaggio per renderlo credibile; trasformarsi, come in un processo, nell’accusa e la difesa, il pubblico che assiste in aula e fuori.

A proposito del suo libro…

Vorrei porre l'attenzione sulle belle opere dell’artista Renato Raddi, scomparso nel 1997, che si è voluto ricordare attraverso l’immagine di copertina e le illustrazioni interne.

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BIOGRAFIA

Silvia Cervellati è nata a Ferrara il 31 maggio 1958 e risiede a Novara da alcuni anni. Ha pubblicato i romanzi: Non posso dirti addio; Per chi non vuol sentire; Ritratti in uno; Rose!; Se non esistono gli angeli; La bellezza di mia madre; la trilogia Quando il mare lascia isole, Fatta di ripetute stelle, Sul ventaglio dell’acqua. Ha pubblicato inoltre le raccolte: Poesie d’amore; Nuove poesie; Notti e Giorni; Portati dal vento; Frammenti di vetro (poesie e racconti); Paralleli Senza e Liberazione.