RODOLFO MARTINEZ: KOKOPELLI IL VENTO CHE SUONA

GENERE: ROMANZO DI FORMAZIONE

RECENSIONE 

«Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi.» Pietro Citati

«Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.» Malala Yousafzai

Kokopelli il vento che suona (Libeccio edizioni, anno di pubblicazione 2022, pagg. 171) è sicuramente un libro ricco di insegnamenti. L’autore Rodolfo Martinez ha saputo imbastire una storia non solo verosimile ma anche emotivamente coinvolgente. Esistono storie adatte a far trascorrere delle ore spensierate e altre che trascinano dentro il lettore plasmandolo, accarezzandolo e lasciandolo trasformato a romanzo concluso. È proprio questo il caso in cui a fine lettura ci si sente diversi: arricchiti. Il protagonista, Rey, è un ragazzo di quindici anni, appassionato di karate e di scrittura, che vive a Roma con Ally, sua madre, americana, nativa del New Mexico, la quale racconta al figlio l’interessante storia di Kokopelli: spirito e simbolo delle liete notizie che segnala la fine di sofferenze e carestie e che si mostra solo ai puri di cuore. Inizialmente scettico sulla “leggenda”, Rey comincerà a ricredersi strada facendo. Tutto inizia con un triste episodio di violenza, a cui ne fa seguito un altro, da parte di uno spietato e vile professore, che costringe Rey all’immobilità per un periodo di tempo. Proprio nel momento in cui il protagonista si sta lasciando andare alla rabbia e al pessimismo dovuti al suo stato di inattività, conosce Angelo, un suo coetaneo, che rivoluzionerà il suo modo di approcciarsi alla vita e di guardare gli eventi.

Incisive le parole di Angelo in riferimento ai sogni: «Se non si hanno sogni in cui credere, se non si tenta neanche minimamente di spiccare il volo, si è destinati a una vita triste, senza colori, senza musica e senza emozioni».

L’amicizia con Angelo si consoliderà, e i due si prenderanno cura l’uno dell’altro, divenendo inseparabili. Benché sia un romanzo di formazione – in quanto incentrato sulla narrazione dell’evoluzione del protagonista verso la maturazione tramite prove, errori, viaggi, esperienze – un importante aspetto distintivo è rappresentato da quell’elemento arcano che guiderà tutta la vita di Rey, dalla realizzazione del suo sogno all’incontro con persone significative, al viaggio in Giappone. Le gioie, gli impedimenti e le sofferenze, che a Rey sembreranno dovuti al caso, si riveleranno alla fine come pezzi di un unico puzzle che daranno senso all’intera sua storia, e il ragazzo troverà il suo perché nel sangue Navajo che scorre nelle sue vene, in qualcosa che si tramanda da generazioni.

Una scrittura semplice, composta, chiara e coinvolgente. L’autore, con la sua abilità descrittiva, riesce a far vivere al lettore situazioni e stati d’animo, accompagnandolo per mano. Alcuni passi risultano particolarmente commoventi, e anche nelle pagine in cui il discorso diviene più tecnico in riferimento alla descrizione del mondo del Karate (posizioni, tecniche, strumenti), la lettura non risulta mai appesantita.

È la storia di un cambiamento possibile, di come sia necessario affrontare la vita con determinazione, nonostante le personali insicurezze, e soprattutto di quando sia importante essere sempre vigili, attenti a tutto ciò che ci circonda, perché quello che sembra essere il frutto di una pura casualità può dimostrarsi determinante per la direzione che sceglieremo di dare alla nostra vita.

Un romanzo che fa molto riflettere su quale siano davvero nella vita i veri impedimenti e quali si rivelano invece delle opportunità, anche se celate da difficoltà temporanee. Un proverbio molto diffuso recita: dietro ogni impedimento c’è giovamento. Non sempre quindi le difficoltà della vita portano soltanto amarezza. C’è il risvolto della medaglia. Così, se Rey non si fosse infortunato, non avrebbe conosciuto il suo amico Angelo.

Una lezione sui limiti, non quelli concreti bensì quelli costruiti dalla nostra mente che sono i primi responsabili di comportamenti arrendevoli e della conseguente infelicità.

Libro più che consigliato.

Francesca Autieri 

INTERVISTA

Come nasce l'idea di questa opera?

Dopo aver pubblicato nel 2004 il mio primo racconto Oltre il tempo, viaggio nel meraviglioso mondo degli Indiani d’America e nel 2007 Kokopelli, ho passato un lungo periodo di pausa dalla scrittura. Avevo dentro qualcosa che ardeva sotto la cenere mancava il vento che la facesse divampare. Dopo la perdita di mio padre, lo scorso anno, mi sono ritrovato di notte a scrivere incessantemente come mai avevo fatto in passato. In poche settimane ho terminato di scrivere Kokopelli il vento che suona. Il personaggio Kokopelli mi ha catturato totalmente quando nel 2000 feci un viaggio negli Stati Uniti. Visitai le riserve indiane Navajo e notai che in ogni utensile o dipinto su roccia era raffigurato uno strano essere ricurvo su sé stesso con un flauto tra le mani. Un folletto indiano : Kokopelli. Per i nativi Kokopelli è il Dio delle feste, dei buoni auspici, dell’allegria, la festa e la musica. Dopo il “primo” Kokopelli, un racconto fiabesco per bambini, ho voluto scrivere una storia di narrativa che trattasse dei temi anche seri al livello sociale senza tralasciare la fantasia.

Cosa ha significato scrivere questo libro?

Per me vedere “nascere”... questo terzo libro è stato come “rinascere”. Mi sono sentito vivo mentre scrivevo di notte ed era tanto, troppo tempo che avevo smesso di farlo. La cosa purtroppo ha coinciso con la scomparsa di mio padre e io voglio pensare che sia stato lui a guidare la mia mano mentre scrivevo e darmi la scintilla per farmi ripartire. Oggi come oggi mi sento un vulcano in eruzione e sarei capace di scrivere un racconto al mese.

Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?

Vorrei trasmettere, a chi legge il mio libro, una energia positiva. Essere stato volontario in oncologia pediatrica mi ha fatto capire molte cose. I bambini che ogni giorno combattevano contro dei mostri ben più pericolosi di quelli delle fiabe, mi hanno insegnato che non bisogna mai arrendersi. Accettare che esistono anche avvenimenti negativi nella vita ma non per questo essere costretti a rinunciare a sognare e a vivere. La filosofia del karate non è quella di essere i migliori, ma di essere domani, migliori di oggi.

Ha in cantiere qualche opera similare?

Per scaramanzia non dico mai nulla. Una cosa è certa, sono tornato a scrivere dopo tanti anni e non voglio più smettere.

A proposito del suo libro:

Link di riferimento: ASD TORA KA.SHI. pagina Facebook ASD TORA KA.SHI.

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libro reperibile su Amazon, Feltrinelli, Mondadori, IBS

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