PIER CELESTE MARCHETTI: L’ARCOBALENO

GENERE: RACCONTI

RECENSIONE

«La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.» (Albert Einstein)

Perché accontentarsi di un qualunque libro, di una qualunque storia o di un qualunque finale? L’idea del conosciuto, dell’aspettato, o ancora del prevedibile è meglio lasciala fuori per un periodo di tempo determinato, giusto quello necessario a gustare i trentuno interessanti racconti che ci propone l’autore Pier Celeste Marchetti con il suo libro L’arcobaleno (PlaceBook Publishing, anno di pubblicazione 2020, pagg. 138). Il titolo, direi, che è molto calzante, tanto per la varietà cromatica e le sfumature dei racconti narrati quanto per la promessa che in sé stesso l’arcobaleno rappresenta: rinascita, illuminazione, libertà, cambiamento, speranza, creazione. Rinascita del pensiero… che sia quanto più possibile divergente, nel senso di non conformato al consueto; illuminazione come possibilità di esperire i fatti diversamente dagli schemi “imposti”; libertà di seguire la propria spontaneità d’essere; cambiamento come opportunità; speranza di far fiorire un pensiero libero, creativo e soprattutto autenticamente divergente. Tutte caratteristiche che ritroviamo negli “sproloqui” dell’autore che con ironia e spontaneità ci insegna a liberarci dai fardelli e dalle strutture della nostra mente, o meglio della parte più razionale di essa, mostrandoci come la pedissequa logica e il suo eccessivo rigore, portano inevitabilmente alla perdita della semplicità e dell’intuito. L’essere umano, in sostanza, analizzato, esaminato, scomposto nei suoi più infinitesimali elementi, non è poi così complesso e arzigogolato come si vuole far credere. L’eccesso di scientismo e di tecnicismo, tipici della saccenza dei “sapienti”, porta ad un fallimento dell’essenza dell’uomo la cui unica funzione “infunzionale”, e dunque veritiera, è l’esserci. Siamo legati all’idea di valore come qualcosa di funzionale e produttivo alla società in cui viviamo.

Con la sua “follia” buona, nel modo di intessere i suoi racconti, Pier Celeste Marchetti ci fa molto riflettere sulla necessità di essere fini a noi stessi: funzionali quindi esclusivamente al nostro esistere. Un elogio, dunque, dell’infunzionale quello che ci propone l’autore, mostrandoci i paradossi, le incongruenze e le illogicità di tutto ciò che la nostra società vuol far passare come buono, saggio, logico e razionale, dove invece di logico c’è solo l’incommensurabile.

Con una scrittura corretta e accattivante, Pier Celeste Marchetti ci permette di viaggiare nello spazio e nel tempo personale, quello dell’immediatezza, della spontaneità, della risata, del paradosso; elemento quest’ultimo che più di ogni altro ci racconta cosa significhi essere propriamente uomini.

Tra le pagine ritorna a fare la sua comparsa Il bambino senza un nome, protagonista della precedente opera dell’autore dal titolo omonimo, che si “confonde” con tutti e con nessuno dei protagonisti di questo secondo lavoro scrittorio. Egli è così, ora l’uomo che ha messo su famiglia e che deve responsabilmente cercare di provvedere al meglio ai suoi figli e sfamarli, ora il maestro buono di quel paesino di montagna che per il suo metodo fuori dagli schemi e il suo pensiero dinamico sarà tanto rimpianto dai suoi alunni e ricordato dopo la sua morte con affetto e riconoscenza, al contrario di quella maestra – arida, anaffettiva, conformata al sistema e per nulla empatica – della quale nessuno sentirà la mancanza. E che dire dell’atteggiamento di chi attende con ansia il famoso giudizio universale che sembra non arrivare mai perché pare che l’Onnipotente si sia addormentato?!

Ma non è forse giudizio quello che ci infliggiamo noi stessi quando ci schieriamo, ponendoci su fazioni opposte… creando inimicizia, odio, rancore? Non ci condanniamo forse al buio più totale, quando crediamo di detenere verità assolute e prendiamo posizioni che crediamo giuste tanto da non dover essere messe in discussione?

Una trattazione ironica, a volte grottesca che riprende ad uno ad uno i nodi della filosofia, la quale se pure rimane qualcosa che coinvolge il pensiero, non si può dire che rimanga nella sola sfera astratta. Per gli amanti e i sostenitori dell’intuito – inteso come fiducia nella propria capacità di discernimento, libera da qualsiasi sovrastruttura – il testo di Pier Celeste Marchetti è più che consigliato.

Francesca Autieri

INTERVISTA

In questa sua opera torna Il bambino senza un nome. Ha voluto osare un seguito?

Non pensavo di dare un seguito, però avevo dei racconti nel cassetto, in attesa di pubblicazione. Quando li ho ripresi in mano, mi è venuto spontaneamente la creazione di un nuovo libro come seguito di Il bambino senza un nome, quel bambino che riappare nuovamente lungo questa nuova narrazione.

Cosa ha significato scrivere questo libro?

Continuare il percorso iniziato in Il bambino senza un nome, sviluppando un'altra prospettiva di pensiero.

Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?

Il titolo stesso è un messaggio. L'arcobaleno sorge alla fine di un temporale. Il cielo si rasserena e con il sereno accompagna lo spirito da dove sorge a dove scende. Significativo è il racconto È nato prima l'uovo...

Certezza e imprevedibilità dell'esistere: antitetiche o compagne?

Nella vita, la certezza e l'imprevedibilità si alternano. Se così non fosse, la vita sarebbe piatta. Quindi sono compagne in competizione.

A proposito del suo libro...

L'arcobaleno non è la fine del percorso intrapreso dal bambino. È ancora una tappa interlocutoria, che sarà completata con un terzo libro, già pubblicato e che presenterò la prossima volta. Completata?  Come concludo in Il bambino senza un nome, forse.

BIOGRAFIA

Nato nel 1945, si iscrisse nelle scuole elementari della provincia di Belluno e nella Scuola europea di Lussemburgo. È stato docente di Francese e vicepresidente nell'Istituto Tecnico JF Kennedy di Monselice (PD), dove ha pure ricoperto la carica di vicepresidente.Ha tenuto corsi di Italiano nella Biblioteca Pubblica e nell'Istituto Tecnologico Superiore della città di Huatusco, Messico. Impegnato nell'associazionismo dell'emigrazione e nell'associazionismo culturale. Suoi articoli, racconti e poesie sono presenti in diverse riviste. Nel 2003 ha pubblicato il volume Per le vie del mondo, Ed. Sovera, Roma. Nel 2020, con PlaceBook Publishing, ha pubblicato le raccolte di racconti Il bambino senza un nome, L'arcobaleno e Il visibile o l'invisibile? Dialoghi tra il serio e il volto sulla conoscenza (con Giorgio Marchetti).