CONCETTINA COSTA: I CASI STRANI DELLA VITA

GENERE: RACCONTI 

RECENSIONE 

Il libro I casi strani della vita di Concettina Costa, pubblicato, nel 2022, da CTL Editore Livorno, contiene 28 racconti, scritti in una lingua così nitida, da renderne veramente gradevole la lettura. Eppure in questa nitidezza è rinchiusa anche tanta precisione e ricchezza, non solo a livello concettuale ma, appunto, anche espressivo e culturale. Spesso, erroneamente, si pensa che un testo, per essere importante, debba presentare una struttura sintattica e un corredo lessicale ricercato e complesso. Invece, nella narrazione, la semplicità e la chiarezza sono molto importanti, perché non distolgono l’attenzione del lettore dai contenuti e dal significato profondo che essi veicolano. Un’altra caratteristica di pregio di quest’opera, a mio avviso, è la brevità, da non intendersi solo come capacità di trasmettere un contenuto in modo sintetico. Lo scrittore Primo Levi diceva che è necessario sposare precisione con concisione. Forse perché non amo lo stile prolisso, fatto di fronzoli e di ripetizioni, credo che questa “brevitas” lasci più spazio all’immaginazione, una dimensione che i libri devono sempre alimentare. Insomma, in questo testo vi è una misura ed un equilibrio nelle descrizioni e nell’uso dell’aggettivazione, che risultano raffinati e non eccessivi. La vera protagonista è la Sicilia, quella di un passato non molto lontano e quella dei nostri giorni, frutto di una trasformazione culturale, pagata a duro prezzo. Gli scrittori siciliani, si portano dentro la lezione verghiana dei vinti. Del resto come si fa a non riscontrare in questa terra uomini e donne duramente provati dalla vita, considerando lo stato di quasi abbandono in cui si trova, sin dai tempi dell’Unità d’Italia. La questione meridionale, con i problemi economici e sociali, l’analfabetismo, il brigantaggio, ha lasciato un segno, che non è stato ancora cancellato. Così le storie, che si susseguono nei vari racconti, racchiudono vicende in cui i protagonisti, tante volte, sono dei “vinti”, ma non sempre, vi sono infatti anche i “vincitori”. Che quest’isola sia culla di una cultura ricca, frutto delle stratificazioni di varie civiltà si sa, ma forse è necessario uno sforzo maggiore, da parte dei suoi abitanti, per far capire a tutti che non è la terra dei bruti. Ho molto apprezzato che l’autrice abbia messo in risalto la modernizzazione e le trasformazioni che sono avvenute in essa, poiché troppo spesso è stata etichettata, in modo grossolano e sommario, come l’isola della mafia e dell’arretratezza. Nell'ultimo racconto (La mia terra) che, secondo me, racchiude un po’ tutto il senso dell’opera, la protagonista è una reporter siciliana che ha viaggiato per tutto il mondo, visitando i luoghi più belli, eppure il fascino e la varietà dei colori della sua isola rimangono per lei unici, perché non risiedono solo nei paesaggi, ma soprattutto nella calda accoglienza da parte degli isolani verso gli altri popoli e quindi verso la diversità. La Sicilia è generosa e, parafrasando la bellissima canzone, scritta dal rapper palermitano Louis Deed per un noto spot pubblicitario, è “open”. Chi la lascia per motivi di lavoro o di studio, ne ha nostalgia e sente il bisogno di tornare, nonostante ne conosca anche i disagi. Molti sono i racconti che si concludono con il riscatto dei personaggi, che hanno lottato e vinto e, attraverso i loro piccoli atti rivoluzionari, hanno contribuito ad abbattere tanti pregiudizi. Così di fronte a Martino, deforme per il duro lavoro, che brucia assieme ai suoi aridi campi; o a Tano (Era mio padre) che muore nel mare con cui è sempre stato in simbiosi; o a Vincenzina, isolata e uccisa dalle sue stesse velenose maldicenze (Mussu duci); al piccolo Peppino (Un angelo) che paga, tragicamente, le conseguenze di un infelice matrimonio riparatore; dall’altra parte c’è Igor (Nascere a San Cristoforo) che studia e ritrova la strada del bene, anche grazie ai colloqui con Don Nicola, a dispetto di coloro i quali pensano che non si possa cambiare; o don Matteo (Il prete troppo bello) che afferma la coerenza di chi non vuole vivere nella menzogna; o ancora Turiddu, che ama tanto la sua campagna, ma non ha voluto legare ad essa i suoi figli, li ha fatti studiare e adesso vivono lontano e sono ben sistemati. Sì, c’è la sicilianità delle passioni forti e talvolta violente, ma anche quella del coraggio di cambiare. Così, se Pinuccia (I briganti Noè) ricorda La lupa di Verga, per l’illecita passione, che nutre nei confronti del figlio di primo letto del marito, che la condurrà alla pazzia e al crimine, e Concetta (La Luna) richiama alla memoria Lia, personaggio del famoso romanzo I Malavoglia, sempre del grande scrittore verista, l’evoluzione di questi personaggi è differente. Concetta, ad esempio non accetta di perdere la sua libertà, per colpa di suo fratello, che vuole racimolare denaro, attraverso il mercimonio del suo corpo. Ci sono ragazze, come Concita (Quella cosa) e Giorgia (La Ruota gira), capaci di portare avanti una gravidanza anche da sole, senza un compagno accanto, pur di fare nascere la creatura che portano in grembo, senza preoccuparsi di ciò che dice la gente. Ci sono giovani, come Mario (Cambiare qualcuno) e Francesca (Mi chiamavo Francesca) che lottano per accettarsi ed essere accettati nella loro diversità, fino a raggiungere la vera realizzazione di sé stessi; c’è chi ha il coraggio di aprire la finestra per far cambiare l’aria stantia di un rapporto umiliante e senza più amore (Rinascere a cinquant’anni). E poi ci sono uomini, come Lorenzo (Amore a senso unico) e donne, come Nina (Quando l'amore finisce), che si svegliano dal torpore che li ha portati ad idealizzare la persona narcisista di cui si erano innamorati, riuscendo finalmente a vederla per quello che è, non più così affascinante da permetterle di annullarli e ritrovano la loro libertà di essere e di donare. A volte la vita è beffarda: Caterina (Morire così), nonostante sia molto sciatta, riesce a conquistare il ragazzo più bello che tutte avrebbero voluto, il quale però si rivela, crudelmente, un feroce criminale. Alcuni perciò finiscono col rifugiarsi nella follia, compagni di sventura di molti personaggi pirandelliani. Ma, fra questi casi, c’è anche una specie di magia, come nella storia di Peppe (Un barbone), che si è abbrutito da quando la moglie è scappata con un altro. Poi un giorno, all'improvviso, la rivede seduta su una panchina, mentre allatta un bimbo, ridotta ormai a chiedere l’elemosina. Lui la ama ancora, di quell'amore che è più forte della vendetta, e la riporta a casa con sé, insieme al figlio che non è suo. E Francesco (Eravamo felici), imprenditore di successo a Milano, che ricorda la sua giovinezza nella sua città di origine, Messina, affacciata sullo Stretto, e ripensa a tutti i cambiamenti che sono avvenuti da allora: «Eravamo felici, senza soldi in tasca, senza le Hogan, i jeans Armani, senza l’Omega al polso, senza il computer e l’iPad, eravamo felici perché ricchi di energia e fiducia e soprattutto ricchi di speranza». In conclusione, si tratta di un’opera che parte dalla “sicilianità”, per allontanarsene e presentare una Sicilia, che non rimane staticamente chiusa nei soliti stereotipi e nei problemi irrisolti, ma che combatte per diventare più libera e più al passo con i tempi. Ne consiglio vivamente la lettura.

Mariella Manganaro 

INTERVISTA

Quando e come è nata l’idea di scrivere questo libro?

Il genere letterario del racconto breve mi ha sempre affascinato ed ho letto molto in questo senso, a cominciare da Boccaccio fino ad arrivare a Maupassant, Verga, Pirandello, e altri autori del Novecento, come Alberto Moravia, Italo Calvino, Dino Buzzati, Vincenzo Consolo ecc. Queste letture hanno stimolato in me il desiderio di scrivere dei racconti brevi, per mettermi in gioco in qualcosa di nuovo rispetto al genere del romanzo, in cui mi sono sempre cimentata. I casi strani della vita, inoltre, nascono dai miei ricordi d’infanzia, quando, davanti al braciere, nella mia famiglia, composta prevalentemente da donne, si raccontavano delle storie, di fronte alle quali io, che ero la più piccola, restavo letteralmente affascinata, perché toccavano i casi più strani, a volte incredibili di questa nostra vita, ma veri, storie indimenticabili, per me che amo le storie che hanno il sapore della verità, storie che sono rimaste impresse nella mia memoria, insieme ad altre vicende di vita vissuta, che mi sono state raccontate in seguito da tante donne che ho conosciuto e mai dimenticato.

Fra i racconti contenuti in esso, ce n’è qualcuno a cui è più legata? Se sì, per quale motivo? 

Mi sento legata a tutti i miei racconti, perché in tutti c’è una parte di me. Fra le tante tematiche che ho affrontato, “l’amore” coinvolge un numero considerevole di storie, perché l’amore, si sa, è la forza più grande dell’universo, da cui scaturisce ogni cosa bella che noi creiamo, ed è una forza irresistibile, alla quale, come alla forza di gravità, non ci si può sottrarre. Ho trattato l’amore in tutte le sue sfaccettature, ma ne Il prete bello, ho trovato interessante trattare dell’amore come lotta interna, l’amore che implica una scelta tra Dio e un essere terreno, da parte di un prete, don Matteo. Lotta che finisce con una scelta consapevole e vera, perché “Dio non merita la menzogna”. Questa tematica mi coinvolge perché ho una mia idea del celibato ecclesiastico, come scelta del tutto libera.

Quanto c’è di vero in quest’opera e quanto è frutto di fantasia?

Tutte le storie che ho raccontato traggono spunto dalla realtà. Ritengo che ci siano delle storie di vita vissuta che vanno raccontate perché sono bellissime e perché sono credibili, e ognuno in queste storie può trovarci una parte di se stesso. Ovviamente tutte le storie, quando vengono trasferite nel narrato, hanno bisogno della fantasia e dell’immaginazione dell’autore, elementi indispensabili dell’opera narrativa, senza le quali il racconto resterebbe solo un resoconto di fatti, privo di quella luce che nasce dalla trasfigurazione della realtà da parte dell’autore.

È stato più impegnativo cimentarsi nella stesura dei suoi due romanzi, pubblicati precedentemente, o in questa raccolta?

Ho fatto esperienza di entrambi i generi letterari. Penso, però, che scrivere dei racconti brevi sia un lavoro più complesso, che presuppone un’intensa elaborazione, una buona abilità nel condensare in poche pagine una storia, e la padronanza di un linguaggio giusto, essenziale e incisivo per far immergere il lettore in quel mondo che si sta raccontando.

Secondo lei, oggi i lettori gradiscono i racconti o preferiscono i romanzi?

Dipende dal tipo di lettori, non si può generalizzare. Penso che il romanzo sia più gradito a una gamma più vasta di lettori, che vengono attratti da un intreccio anche complicato, attorno a uno o più personaggi che, man mano che si avanza nella lettura, più si conoscono, più possono suscitare curiosità, partecipazione, immedesimazione. Il racconto breve invece è di nicchia, presuppone un lettore interessato alla lettura, a prescindere dalla storia in sé, non permette di conoscere a fondo i personaggi e il loro percorso di evoluzione, e forse qualcuno rimane sorpreso alla fine di un racconto, quando si accorge che è finito, mentre vorrebbe che continuasse ancora. Io ho invece una mia opinione personale, e cioè che il racconto ha il potere di farti entrare nella vicenda in modo implicito, senza troppe spiegazioni, e non consente distrazioni, come avviene a volte nel romanzo, dove il lettore salta alcune parti che risultano noiose, per correre al finale. Inoltre, la novella è, per tradizione italiana, prosa d’arte, e andrebbe privilegiata non solo dai lettori “forti” ma da tutti.

Link per l'acquisto del libro:

https://ctleditorelivorno.it/product-page/i-casi-strani-della-vita

Booktrailer del libro:

https://www.youtube.com/watch?v=exub65y3Dsc

BIOGRAFIA

Cettina Costa, nata a Taormina, vive attualmente a Giardini Naxos. Laureata in Lettere Classiche presso l’Università degli studi di Messina, ha svolto la professione di docente di Lingua e letteratura italiana nelle Scuole secondarie superiori. Al mondo della scuola si è dedicata con entusiasmo, lavorando anche all’organizzazione di progetti didattici e importanti concorsi letterari per studenti, felice di trasmettere il piacere della lettura e della scrittura. Le sue passioni sono molteplici: lettura, scrittura e, non ultima, lo sport. Dinamica e sempre in movimento, ama la corsa e il trekking, trovando nella vita all’aria aperta spazi di riflessione e di ripiegamento interiore. Appassionata di narrativa e di poesia, ha pubblicato tre romanzi: La forza del dolore nel 2020, Rosa nel 2021 e, ultima fatica letteraria, I casi strani della vita nel 2022, tutti editi dalla Ctl Editore Livorno – Libeccio. Rosa ha ricevuto la Menzione d’onore alla IV edizione del Concorso Nazionale “Ars mea”, Messina 2021, per la sez. narrativa edita. Ha inoltre pubblicato una silloge poetica nell’Antologia in inglese “Tales and Poems”, sempre a cura della CTL Editore Livorno, destinata al mercato anglofono. Ha partecipato a vari concorsi nazionali e internazionali di Poesia, ottenendo numerosi riconoscimenti, ed è risultata vincitrice del Concorso di Poesia internazionale TARC, Roccalumera 2021, per la sezione in lingua italiana.