PIER CELESTE MARCHETTI: ALLA FINE DEL SENTIERO

GENERE: ROMANZO SPECULATIVO

RECENSIONE

Molte sono le funzioni attribuite alla scrittura. Tuttavia credo che una delle più importanti sia proprio quella del “viaggio”. E in effetti, cos’è la scrittura se non un viaggio alla ricerca di sé stessi? Come è ben noto, la storia del pensiero filosofico, e non solo, è costellata di viaggi alla scoperta del Divino, dello Spirito, del Sé. Fin dai primordi dell’umanità troviamo viaggi solenni che precedono la storia e che rientrano nell’Epica, dall’Epopea di Gilgamesh (2900 a.C.) all’Odissea, ai viaggi della Genesi… viaggi che si espandono nelle due dimensioni esperienziali dell’essere: quella geografica, reale, e quindi relativa alla effettiva visione di nuove terre, e quella spirituale, considerando che le due esperienze sono connesse.

Lo scrittore Pier Celeste Marchetti nel suo romanzo Alla fine del sentiero (Independently published, anno di pubblicazione 2021, pagg. 124) illustra abilmente, talvolta con ironia, altre con determinazione e serietà questo meraviglioso e misterioso viaggio compiuto dal suo personaggio preferito, il bambino senza un nome – protagonista anche delle opere precedenti: Il bambino senza un nome e L’arcobaleno – che, ripercorrendo la sua infanzia, rivive i momenti salienti, quelli fissati maggiormente nei suoi ricordi, accompagnando il lettore che, viaggiando con o attraverso le esperienze del fanciullo, potrà scorgere magari similitudini con il proprio vissuto.

Una forma corretta, scorrevole e armoniosa rende gradevole la lettura. Ogni capitolo apre ad una nuova esperienza che il protagonista affronta ora in compagnia ora da solo. Ci si ritrova in diversi luoghi, alcuni dei quali anche se non menzionati dall’autore si comprendono dalla descrizione. Il protagonista incontrerà vari personaggi, con i quali si intratterrà e che rappresenteranno motivo di riflessione. Come spesso accade, i bambini amano usare la fantasia per abbellire i loro racconti, le loro esperienze ed è così che l’immaginazione apre le porte alla possibilità; possibilità di riformulare la realtà secondo i propri pensieri, il proprio sentire, le proprie convinzioni. Ed è ciò che farà il nostro eroe. Anche se ogni qual volta si intraprende un viaggio si conosce la destinazione, non è tanto essa ad essere importante, ma tutto ciò che accade durante. Vero è che, inoltre, nemmeno la destinazione è certa. Può essere forse certa per un viaggio reale, ma non per uno spirituale, poiché il viaggiatore autentico è quell’uomo disposto ad abbandonare le “sicurezze” per scoprire la propria identità liberata dai vincoli dell’ambiente in cui vive. Ed il bambino, protagonista della storia, che in alcuni punti può apparire saccente al lettore, in realtà è un essere che ha sviluppato il senso critico ed è quindi capace di ragionare e argomentare in modo maturo, autonomamente, senza lasciarsi condizionare dal pensiero, dalle tradizioni e dalle credenze dominanti, che pur nella sua vita sono molto presenti.

Leggendo il romanzo, sorgono nell’autore quegli interrogativi esistenziali che da sempre hanno arrovellato la mente dei più sensibili: che senso ha l’esistenza? C’è vita dopo la morte? E se è sì, che tipo di esistenza ci aspetta? Che la vita sia un viaggio con dei sentieri da percorrere è cosa certa. Le porte (fisiche o immaginarie) che possono essere aperte per affacciarsi a nuove realtà o chiuse al termine di esse, rappresentano le diverse tappe della vita che possiamo chiamare esperienze. Da ogni porta attraversata è possibile uscirne arricchiti, ovvero con una maggiore conoscenza o consapevolezza. Tuttavia esiste una porta, l’ultima, quella che varchiamo quando non siamo più in vita la cui destinazione rimarrà sempre un mistero. Solitamente si arriva all’ultima porta con maturità e consapevolezza, sempre nel caso in cui, come il bambino protagonista, si sia ben utilizzato il senso critico. Ma, proprio per via di questa evoluzione, è possibile credere che dopo quella porta ci sia il nulla assoluto? Proprio nel momento di maggiore evoluzione? Cosa ci sarà alla fine di quel sentiero? Sarà davvero l’ultimo? Non è invece probabile che tutto possa ricominciare in altre forme e modalità? Dovremmo chiederlo al bambino senza nome che forse ci aspetta al di là del “nulla o tutto eterno”.

Loredana Angela

INTERVISTA

Chi è Pier Celeste Marchetti?

Pier Celeste Marchetti è un esploratore dell'animo umano. Spinto dalla curiosità, parte dal dubbio, ma va alla ricerca della verità, lungo il tempo e lo spazio, osservando attentamente e a fondo l'essere umano, ma con animo disincantato.

Come nasce la sua passione per la scrittura?

Nasce dal desiderio di condividere con i lettori pensieri ed esperienze che possono servire a conoscere se stessi. Le domande filosofiche esistenziali sono una costante nelle sue opere.

Quanto utile può essere la filosofia ai nostri giorni?

La filosofia è il pensiero stesso. Rinunciare alla filosofia significa rinunciare a pensare, quindi significa rinunciare alla propria libertà di pensiero.

Da dove trae ispirazione per le sue opere?

Come dicevo sopra, dall'osservazione del mondo e degli esseri umani.

Quali caratteristiche non dovrebbero mai mancare ad un libro per essere definito interessante?

Scorrevolezza della lettura, coerenza fra le parti e fra l'inizio e la fine.

A proposito del suo libro...

È un libro breve, costruito su racconti che coprono un arco temporale di sette decenni. Apparentemente, possono essere letti isolatamente, ma procedendo nella lettura si scopre una continuità che dà al volume la caratteristica unitaria di un romanzo.

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BIOGRAFIA

PIER CELESTE MARCHETTI, nato nel 1945, ha insegnato nelle scuole elementari della provincia di Belluno e nella Scuola europea di Lussemburgo. È stato docente di Francese e vice-preside nell’Istituto Tecnico J. F. Kennedy di Monselice (PD), dove ha pure ricoperto la carica di vice-preside. Ha tenuto corsi di Italiano nella Biblioteca Pubblica e nell’Istituto Tecnologico Superiore della città di Huatusco, Messico. Impegnato nell’associazionismo dell’emigrazione e nell'associazionismo culturale. Suoi articoli, racconti e poesie sono presenti in diverse riviste. Nel 2003, ha pubblicato il volume Per le vie del mondo, Ed. Sovera, Roma. Dal 2020, con PlaceBook Publishing, ha pubblicato le raccolte di racconti "Il bambino senza un nome", "L'arcobaleno", "Alla fine del sentiero". Inoltre, "Il visibile o l'invisibile? Dialoghi tra il serio e il faceto sulla conoscenza" (con Giorgio Marchetti), "La Grammatica non è un opinione" (con Giorgio Marhcetti), "Menzogna o verità" (con Giorgio Marchetti).

SINOSSI

Tutto finisce lì dove tutto è iniziato. Lungo il sentiero della vita, che si snoda lungo tempi e luoghi reali, ma è anche un viaggio dello spirito, il protagonista rivive i momenti che hanno segnato il suo peregrinare su questa terra. Sovente in compagnia del cugino Renato o con qualche altro amico oppure da solo, il protagonista racconta della sua vicenda umana e spirituale, nella quale i lettori non avranno difficoltà a riconoscere un po' di sé stessi. Dei luoghi visitati dalla narrazione, sovente non è indicato il nome, ma possono essere riconosciuti dalle indicazioni geografiche disseminate lungo il percorso: il fiume, il monte e la valle, fra gli altri. Sta alla curiosità del lettore ritrovarli sulla carta geografica Tuttavia, chiari indizi si trovano nella copertina. Anche alcuni nomi dei personaggi, che qui e là il bambino ha incontrato lungo il suo peregrinare, sono volutamente taciuti, per rispetto della loro memoria, altri sono indicati, per onorare la loro memoria. Questa raccolta inizia con dei versi che contengono riferimenti riconoscibili, scritti tanti anni fa dall'autore di questo breve romanzo, che potrebbero sembrare un controsenso mano a mano che i racconti procedono, ma non lo sono, poiché, come canta Ivana Spagna, nella colonna sonora del film d'animazione Il Re leone, “questo è il cerchio della vita”.