FRANCESCO BRUNETTI: DOVEVO MORIRE PER FARTI VIVERE
GENERE: THRILLER PSICOLOGICO
RECENSIONE
«C’è sempre un grano di pazzia nell’amore, così come c’è sempre un grano di logica nella pazzia.»
F. W. Nietzsche
«La pazzia, a volte, non è altro che la ragione presentata sotto diversa forma.» Goethe
«La pistola è lì, a portata di mano, secondo cassetto a destra.
“Sono anni che sta chiusa lì!”
La mano, come guidata da una forza autonoma, apre il cassetto, lo fa cigolare. I polpastrelli avvertono il contatto con il legno della custodia, le dita la artigliano e la posano sul ripiano della scrivania. Libri impolverati, fogli scarabocchiati e una vecchia Olivetti con i tasti illeggibili osservano perplessi. Un portatile semiaperto manda una luce azzurrognola, la stanza sarebbe al buio senza quel barlume. Dalla finestra aperta entrano folate d’aria calda, la pelle è umidiccia e appiccicosa come una caramella rimasta troppo a lungo in tasca.
“Ecco il mio capolavoro!”
Un gesto brusco scaraventa a terra un plico che se ne stava sul bordo.»
È questo l’incipit dell’interessante thriller che ci propone l’autore Francesco Brunetti. Nulla è mai come sembra, specie quando a condurre i giochi sono soggetti mentalmente instabili o disturbati da ossessioni. Ed è proprio l’ossessione nelle sue varie forme ad essere la vera protagonista di questo thriller psicologico, Dovevo morire per farti vivere (Editrice Liberodiscrivere, anno di pubblicazione 2018, pagg.156), ad alta “resistenza”. Un gioco estenuante condotto con raffinata abilità dall’autore capace di accompagnare il lettore, il quale giunge stremato e forse anche un po’ contrariato, fino all’ultima pagina. Una strategia azzeccata quella di mettere a dura prova la pazienza del lettore, il quale nel momento in cui crede di aver compreso come si siano svolti i fatti si ritrova costantemente al punto di partenza.
Il dottor Guido De Franchi, laurea in lettere moderne con lode, è un giornalista con la passione per la scrittura. Da tempo sembra aver terminato il suo romanzo, ma non si decide a farlo pubblicare poiché non è mai soddisfatto del risultato. A sua insaputa, è Laura, la sua fidanzata, a muoversi in tal senso, ottenendo un contratto di edizione. Tuttavia Laura non fa in tempo a comunicare la sorpresa all’uomo, in quanto è quest’ultimo ad anticiparla, facendosi trovare accasciato sulla scrivania con in mano una pistola. Ciononostante, per chissà quale causa fortuita o infausta, Guido sopravvive pur rimanendo in coma in ospedale per un lungo periodo. Di qui inizierà il calvario di Laura, donna misteriosa, forte ma fragile al contempo, che con perseveranza – comportamento che attrarrà l’interesse e l’ammirazione del giudice Giovanni Segantini incaricato dell’indagine – vedremo fino allo sfinimento al capezzale di Giudo. Testimone della personalità disturbata del protagonista è il suo romanzo – una sorta di autobiografia, al vaglio come prova di chi si occuperà della vicenda – depositario di verità e segreti. Una storia nella storia dunque dove gli attori protagonisti sono gli stessi della vita reale ma con nomi differenti. Ecco così che Laura, nel romanzo scritto da Guido, è Paola. Paola comprensiva, paziente, sorridente, accogliente… Laura leggerà a Giudo ad alta voce il romanzo durante le sue visite in ospedale, in contemporanea e segretamente al giudice, il quale avendo la bozza originale del manoscritto cercherà di comprendere i motivi di quello che è stato dichiarato un suicidio.
È l’aspetto psicologico il vero vincitore del thriller di Francesco Brunetti. Sentimenti contrastanti, meccanismi identificativi, analisi, ipotesi descritte con particolare attenzione dall’autore, tali da creare quella suspense che non può mancare nei romanzi che appartengono a questo genere letterario. Interessanti e ben imbastiti i dialoghi tra i vari personaggi che di volta in volta si confrontano.
Un thriller che ruota attorno a pochissimi attori, ognuno con il suo perché, ben descritti e animati in modo funzionale alla buona riuscita della storia. Nessuno può essere considerato di secondo piano, in quanto l’autore è capace di trasformare ognuno in un personaggio di rilievo, necessario al prosieguo della storia. La descrizione degli ambienti è marginale, seppur fatta con criterio, tranne la scena iniziale, quella del tentato suicidio – al quale è presente solo Socrate, il gatto, che purtroppo non può parlare – la quale verrà attenzionata più volte, e che è, invece, curata con grande impegno dall’autore. Interessante anche la scelta del titolo che svelerà al lettore il suo perché quasi alla fine del romanzo.
La scrittura è scorrevole, piacevole, intensa. È un’opera intrigante, direi avvincente che incuriosisce e, man mano che ci si addentra nella storia, convince sempre di più. Complimenti all’autore. Un thriller decisamente riuscito e consigliato.
Alessandra Ferraro
INTERVISTA
Come nasce l'idea di questa opera?
Un Concorso Letterario promosso da un piccolo editore aveva una traccia "Montagne di carta, fossati d'inchiostro" e l'indicazione che il protagonista dovesse essere un/una giornalista. Ho iniziato immaginando un giornalista non più giovane, solo in casa e giù di morale, che scontra a fa cadere dalla scrivania un manoscritto - IL MANOSCRITTO - su cui lavorava da anni e che nelle intenzioni iniziali doveva essere il suo "capolavoro". Io non elaboro la trama, scrivo un incipit e seguo l'ispirazione e poi i personaggi mano a mano che si definiscono cercando coerenza e nello stesso tempo scavando nella loro personalità per indagare le contraddizioni, l'altra faccia della luna e così via. Ne è nato un romanzo nel romanzo che solo nel tempo ha preso la connotazione che porterà all'epilogo attraverso colpi di scena, tra cui l'ultimo proprio nell'ultimissimo capitolo.
Cosa ha significato scrivere questo libro?
L'ho iniziato tra giugno e luglio durante una gravidanza difficile di mia figlia per lo stimolo del Concorso e per aiutare a distrarmi, poi è divenuto come per altri precedenti romanzi una esigenza a cui non potevo negarmi.
Quali sono i messaggi più significativi che ha voluto trasmettere con la sua opera?
La complessità dell'animo umano, le sue contraddizioni, la difficoltà di conoscersi e nello stesso tempo la precarietà delle certezze e l'imprevedibilità delle reazioni.
Ha in cantiere qualche opera similare?
Attualmente no. Ma dopo di questo ho pubblicato un altro romanzo anche questo classificabile come un "thriller psicologico" uscito a fine 2019. Altra tematica e ambiente ma sempre scavo psicologico.
A proposito del suo libro...
È un romanzo dei 5 che ho scritto a cui tengo particolarmente perchè mi sono convinto, spero di non sbagliare, di aver fatto un buon lavoro nell'ottica di cui sopra.
Se vivere l’amore può essere alienante, cercare di analizzarne le pulsioni e le contraddizioni, scavando dentro di sé con l’ossessione di capire, può portare sul ciglio del baratro e l’amante e l’amato. Guido, giornalista di professione, ha sulla scrivania da sempre un manoscritto incompiuto: il romanzo che racconta la sua vita. Laura è la sua linfa vitale e insieme il suo veleno e il loro rapporto diventa, nel tempo, sempre più intricato, ossessivo. Quando in Guido infine si fa luce la consapevolezza del perché, finisce una storia ma ne inizia un’altra. A lettura conclusa si ha l’illusione di poter fare chiarezza e, rileggendo il titolo, di scoprirne il senso, la chiave interpretativa. In realtà tutto, pirandellianamente, “così è se vi pare”. Infatti il romanzo di una vita, capitolo dopo capitolo, come fa la vita stessa giorno dopo giorno, sposta e ribalta le certezze in un continuo e raffinato gioco di prestigio che prosegue nella mente del lettore come una eco senza fine.
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CURRICULUM LETTERARIO
Francesco Brunetti, medico, nato a Sestri Levante, ha lavorato dal 1973 al 1993 come medico ospedaliero in una Divisione di Medicina Interna nella ex ASL 17, dal 1973 vive e lavora a Chiavari, come medico di famiglia dal 1973 al 2013 e come libero professionista (specialista internista ed endocrinologo) fino al 30 aprile 2020. Ha pubblicato 13 raccolte di poesie: "Lune di Mare" (2003) primo premio al concorso “L’Arcobaleno della vita” Lendinara (RO), "Frammenti di luce" (2004), "Arsura” (2005) Liberodiscrivere ed., "Viola della sera" (2006) Gammarò ed., terzo premio al “Concorso Città di La Spezia”, "L’ombra del verso" (con Guido De Marchi, 2008) Liberodiscrivere ed., "Strane idee" (2010) Liberodiscrivere ed., “Aiseopoesia” (raccolta antologica: 2013) Liberodiscrivere ed, “La mia canzone” (2014) Vitale ed., edito come premio per la poesia “La canzone del mare” vincitrice del Concorso della città di Leivi (GE)“Il volo di una piuma” (2015) Internos ed., “Cercando una luce”(2017) Liberodiscrivere ed., “Emozioni” (2020) Internos ed., miglior silloge inedita PREMIO TIGULLIANA-FRANCO DELPINO 2020 di Santa Margherita Ligure ed infine “Vecchie e nuove Emozioni ” (2021) Tigulliana ed. Inoltre il romanzo “Tuciao” Liberodiscrivere ed. (2011), il romanzo breve “Luce sul mare” (2013) Liberodiscrivere ed., il racconto poetico “Strane idee sul volo di una piuma” (2015) Internos ed. ed il romanzo “Il segreto di Costanza” (2017) Liberodiscrivere ed. Quest’ultimo è stato presentato a Chiavari nella edizione 2017 del FESTIVAL DELLA PAROLA ed è stato premiato nel 2017 come miglior romanzo edito a SANTA MARGHERITA LIGURE nel Concorso TIGULLIANA-FRANCO DELPINO. Il romanzo breve, “Amore calibro nove”, un thriller psicologico, ha ricevuto nel 2018 il secondo premio al concorso LUGALE’-PANESI. Rielaborato, è stato edito da Liberodiscrivere ed. nell’autunno 2018 con il titolo “Dovevo morire per farti vivere”. Nel 2019 ha pubblicato il romanzo “Nel labirinto di Chiara”, Liberodiscrivere ed. È coautore dei romanzi di scrittura collettiva: “Tr@mare” (2007) e “Il volo dello Struffello” (2007) Liberodiscrivere ed., prodotti dai circoli di Genova e Firenze di LIBERODISCRIVERE. Il primo di questi ha ricevuto nel 2007 il prestigioso premio MAESTRALE a Sestri Levante ed è stato inserito nel 2008 tra i testi di scrittura creativa nel corso di laurea in SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE – corso di SCRITTURA CREATIVA - dalla Prof.ssa Graziella CORSINOVI dell’Università di Genova. A Giugno 2017 a Chiavari si è svolto un evento originale: concerto di musiche di Beethoven con un gruppo di fiati del Carlo Felice inframmezzato dalla recita di brani di poesia e prosa dell’autore da parte degli allievi del Teatro Pedagogico IL MINOLLO di Chiavari diretto da Daniela Franchi. Nel giugno 2018 l’autore ha presentato e diretto uno work shop: PERCORSI DI SCRITTURA nel Festival della Parola a Chiavari. Ha ottenuto altri premi in concorsi letterari per la poesia singola e molte sue liriche e racconti sono inseriti in raccolte antologiche. Hanno scritto di lui: - Prof. Francesco Dario Rossi - Dr.ssa Simonetta Parassole - Prof.ssa Danila Boggiano - Guido De Marchi - Prof.ssa Elvira Landò - Alessandra Di Girolamo.