PATRIZIA FUSARO: L’ALTEZZA DELLA FOLLIA
RACCOLTA DI RACCONTI
RECENSIONE
È decisamente singolare, il titolo scelto dall’autrice Patrizia Fusaro per la sua raccolta di racconti L’altezza della follia (Una vita di stelle library, anno di pubblicazione 2022, pagg. 208).
Anche in quest’opera, come le precedenti sottoposte alla nostra attenzione, si alternano storie di devianza a racconti fantastici di animali curiosi, alcuni dei quali con poteri magici. Se ci distacchiamo dal significato proprio del termine follia, che indica uno stato di alienazione mentale determinato dall’abbandono di ogni criterio di giudizio, e lo intendiamo come quella componente dell’estro creativo che consente di dar sfogo alla fantasia, allora è possibile comprendere perché l’autrice abbia voluto intitolare in questo modo da sua opera. Del resto, cos’è la creatività se non “follia”?! Gli artisti non sarebbero tali se non avessero in sé quel pizzico di follia, appunto, che consente loro di vedere le cose da più angolazioni; condizione indispensabile per dar vita ad opere artistiche nelle diverse forme. Il termine follia, in riferimento al significato canonico, può essere qualcosa di manifesto, nel caso in cui i comportamenti anomali sono evidenti, visibili, quindi, agli occhi di tutti; oppure qualcosa che l’individuo mette in atto ma si guarda bene dal farlo notare agli altri. Questo aspetto della follia fa riflettere su quanto sia difficile spesso capire le persone che abbiamo di fronte. Certo è che non si può mai conoscere del tutto un individuo, anche quando ci si vive insieme da molto tempo. Credo che sia proprio questo l’aspetto più importante che l’autrice abbia voluto sottolineare con i suoi racconti. Persone che sembrano integerrime, oneste, rispettose, gentili possono quindi nascondere verità diverse. Così, nelle notizie di cronaca, si tende a stupirsi quando si viene, ad esempio, a conoscenza che un padre di famiglia è uno stupratore o un pedofilo. Anche se in realtà tali notizie non fanno più scalpore, si rimane pur sempre disorientati di fronte a simili concretezze che purtroppo sono sempre più frequenti.
L’opera della Fusaro offre anche lo spunto per interrogarci sulla natura e motivazione di questi comportamenti anomali; e, all’opposto, anche su come non bisogna mai lasciarsi condizionare da pregiudizi, da dicerie che possono portare a conseguenze estreme e disastrose, come in un racconto particolare dell’autrice in cui un uomo innocente viene condannato a morte, ingiustamente, per un reato che non ha commesso. A smorzare i toni cupi dei racconti più seri ci pensano quelli fantastici che la Fusaro riesce a ricamare con maestria. In questi, il lettore si sente alleggerito e in qualche modo riportato al periodo dell’infanzia dove poteva sognare con più facilità. Ma anche nelle storie fantastiche l’autrice non manca di far passare una morale, un insegnamento, un consiglio. Due dei racconti fantastici narrati dalla Fusaro, in particolare, hanno significati decisamente importanti e veritieri. Il primo, La lucertola senza coda è quello in cui una lucertola, sentendosi diversa, decide di andarsene via dal luogo natio per cercare chi sia in grado di far ricrescere la sua parte mancante. Nel tragitto verso l’ignoto, scopre di essere stata seguita da alcuni suoi amici preoccupati di quello che nel viaggio sarebbe potuto accaderle. La morale che emerge è chiara: per quanto siamo, ci sentiamo o appariamo diversi rispetto alla norma, chi ci ama ci accetterà sempre per quello che siamo e rimarrà costantemente al nostro fianco. L’altro racconto bizzarro è La befana con le scarpe di cristallo – una rivisitazione della storia originaria – nella quale, nonostante la preziosità delle sue scarpe, la befana continua a essere umile e a fare del bene, ritornando ad essere la classica befana con le scarpe tutte rotte. Emerge quindi l’importante insegnamento che ciò che davvero vale nella vita non è quello che si possiede, ma ciò che si è. Nonostante i contenuti interessanti l'opera necessita di essere attenzionata nella sintassi e nella punteggiatura. Per chi volesse avventurarsi sulle “montagne russe” degli stati d’animo, quest’opera della Fusaro è più che consigliata.
Amelia Desiati
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